Più opere, meno prediche: sono i “fatti” di Cristo a sbaragliare le ideologie

Articolo tratto dal numero di gennaio 2021 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Nel nostro paese, il Paraguay, si sta sviluppando una discussione intorno al “Piano nazionale di sviluppo dell’infanzia” che, come è noto, è progettato da organizzazioni progressiste e include un programma ideologico che invade la libertà delle famiglie riguardo all’educazione dei bambini su tematiche controverse come l’educazione sessuale e il “gender”. Sotteso per altro è anche il tema dell’aborto. Qui non mi voglio riferire al quid di questo tema, bensì al rischio che possono correre tutti, inclusi i cattolici, nel modo in cui si affrontano questi argomenti.

Diceva don Luigi Giussani:

«I tentativi partono da un amore però terminano con egoismo: difendere le cose senza giudizio è un’alienazione con la stessa ideologia; l’uomo che vive così di un ottimismo ingenuo che non riconosce il fondo di se stesso, si preoccupa del mondo e della rivoluzione trascurando il modo con il quale vive con il proprio padre o la propria madre, con la propria moglie o marito» (Giussani, Convegno di Cl Lavoratori a Riccione, 7-8-9 dicembre 1973).

La verità di un Avvenimento

Contra factum non valet argumentum (contro i fatti non servono argomenti): è qui che si radicano i problemi. Nel mondo degli argomenti e dalle idee, i fatti restano in secondo piano, come ha detto poco tempo fa il filosofo americano Noam Chomsky: «La gente non crede più nei fatti». Come cattolici, non è sufficiente difendere certe leggi quando abbiamo abbandonato – anche questo da cattolici – le nostre famiglie. Le ideologie sono proprio questo: idee, non sono fatti. Per difendere e difenderci da queste idee dobbiamo ricorrere ai fatti, non più alle idee.

Pensiamo che sia la legge o i valori a darci una vita di bontà e di pace, e in forza di questo siamo capaci di armarci per una post-rivoluzione, però con un “io” assente, dal momento che non esiste nessuna legge che ci impedisca di educare alla verità i nostri figli partendo dalla famiglia, vero centro affettivo della società che inequivocabilmente deve venire prima dello Stato. Questo è il fatto principale che abbiamo dimenticato, cosicché ci dedichiamo a combattere cose che, prima o poi, saranno una realtà, perché, come dice il Vangelo, il principe di questo mondo sembra vincere (cfr Gv 14,30).

Dire “io”, prima che una rivoluzione, significa affermare una certezza e non vergognarsi della verità. Oggi come oggi ci vergogniamo di fronte all’unica certezza che abbiamo: cioè che l’Avvenimento cristiano è ciò che sostiene la verità originale che sconfigge qualsiasi ideologia, inclusa quella che porta il mondo ad autodistruggersi, perché questo Avvenimento è il fatto della storia.

La Casa Chiquitunga

È proprio per questo che è nata la nostra “Casa Chiquitunga” (il nome viene dalla nostra beata paraguayana): per poter rispondere a un mondo dove le idee sembrano prendere violentemente il sopravvento sui fatti; per affermare che la grazia divina agisce sempre attraverso gesti di carità; e che l’agire della grazia utilizza persone o momenti di persone che con il loro carisma permettono l’accadere di “fatti” che prevalgono sulle idee del mondo. Casa Chiquitunga accoglie una ventina di ragazze adolescenti maltrattate e violentate, molte delle quali all’interno delle loro famiglie.

Di queste giovani madri, prima dell’applicazione del famoso “Piano nazionale di sviluppo dell’infanzia”, nessuno si era preoccupato. Hanno vissuto sulla loro pelle tutti quegli abusi che il piano tenta di debellare attraverso una “cultura di morte”. È per questo che diciamo che non sarà una legge o un programma a portare la salvezza, perché prima c’era questa legge, ma dei fatti drammatici dei giovani nessuno si prendeva cura. Capace di salvare è solo Cristo, presente attraverso i fatti concreti portati avanti da uomini e donne che da Lui sono mossi e per Lui costruiscono opere come questa.

Perciò non ci stanchiamo di dire che la risposta a tutte le perversioni e ideologie che abbondano nel presente non si esaurisce sul piano argomentativo, bensì attraverso l’annuncio di Cristo, perché, come diceva Dostoevskij, dove non c’è Cristo tutto è lecito.

La Sua “presenza-presente”

Tutta la Fondazione San Rafael, qui ad Asunción, si muove e si nutre di questo annuncio, perché è lo stesso annuncio che io ho ricevuto. «Questo è il fuoco che accende altri fuochi», diceva sant’Alberto Hurtado, cioè questo è il fuoco del carisma iniziale con il quale il Signore ha trapassato le mie debolezze.

Anche in questo tempo nel quale Dio misteriosamente mi fa vivere una malattia che non mi permette di parlare più, cioè di comunicare, che le opere nate da questa relazione personale con Gesù possano parlare per me e combattere con la forza dei fatti, e non con argomenti, tutte le attuali ideologie sul male, l’eutanasia, l’aborto, eccetera.

La carità si trasforma nel volto visibile di Cristo che non è né un’idea né un’interpretazione, ma la “presenza-presente” di Colui che ci aiuta, ci accompagna e ci corregge costantemente cosicché attraverso la nostra incapacità sia Egli a compiere l’autentica liberazione, cioè la conversione.

paldo.trento@gmail.com

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