Pd e Repubblica: le intercettazioni di Napolitano imbarazzano la sinistra

«Continuare a inneggiare alla propalazione delle intercettazioni è ora più difficile». L'editoriale di oggi del "Foglio" critica il silenzio del Pd e l'atteggiamento pilatesco del giornale di Scalfari.

«Se l’uso improprio delle intercettazioni arriva fino a ledere le prerogative presidenziali, esiste un problema grosso come una casa». Un problema che non può passare inosservato, né dal Partito Democratico né da Repubblica. Ci pensa Il Foglio, nel suo editoriale di terza pagina, a pizzicarli entrambi sul conflitto fra Giorgio Napolitano e Pm di Palermo, tema che restituisce all’attualità un argomento al centro delle polemiche sulla giustizia da anni.

Sull’agguerrito confronto tra la Procura di Palermo e il Presidente della Repubblica «il Partito Democratico tace», scrive il giornale di Ferrara, a cui pare improprio che il discernimento e la lealtà istituzionale del Pd possano essere messe in discussione dal sostegno dato alla giunta che sta portando la Sicilia alla bancarotta, o dalla «lotta fra settori contrapposti della magistratura siciliana» che «finisce con l’intrecciarsi con confuse trame politiche locali».

“Diversamente” pilatesco l’atteggiamento di Repubblica, che al Foglio appare incomprensibile. «Eugenio Scalfari è stato tra i primi a sollevare dubbi sulla liceità del comportamento del sostituto procuratore Antonio Ingroia nei confronti del Quirinale», ma «ora che il presidente chiede ufficialmente alla Corte Costituzionale di censurare quel comportamento, il giornale da lui fondato pubblica in prima pagina un editoriale di Carlo Galli in cui si parla di “potenzialità di crisi istituzionale” che vanno “al più presto raffreddate”».

Per Il Foglio, non si capisce perché «Repubblica chiede di “raffreddare” le tensioni istituzionali che l’improprio comportamento della procura di Palermo ha determinato». Perché, ricorda: «non c’è niente da raffreddare e in realtà non c’è neppure nessuna crisi istituzionale, reale o potenziale». «C’è semplicemente una procura che non ha rispettato leggi e Costituzione e che deve essere riportata ai suoi doveri», come peraltro aveva ipotizzato lo stesso fondatore di Repubblica.

«Solo arrivando in fondo al lungo ragionamento di Galli, sigillato da un’intemerata contro ogni intervento legislativo di regolamentazione dell’uso e della diffusione delle intercettazioni, si intuisce la ragione dell’imbarazzo di Repubblica». «Continuare a inneggiare alla propalazione delle intercettazioni è ora più difficile, e da lì nasce il cruccio di Repubblica e l’angustia del Pd».

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