“Paletti”? Chi vuole la legge sull’eutanasia ha visto cosa succede in Olanda?

Il ministro della Salute dei Paesi Passi chiede un protocollo per fare l'iniezione letale anche ai bambini. Promemoria per chi, anche tra i cattolici, pensa che normare la "dolce morte" sia un bene

I sostenitori di una legge sull’eutanasia in Italia, siano essi militanti radicali, vescovi, mangiapreti progressisti o editorialisti di quotidiani e riviste cattoliche, sono soliti dare forza al proprio pensiero in merito con la teoria dei “paletti”. Meglio del Far West, dicono, è una regolamentazione che stabilisca cosa si può fare e cosa no, metta un confine invalicabile. «Serve una legge» è il ritornello che ripetono in molti anche contrari all’eutanasia, la frase fatta che leva dall’impiccio: in questo modo, dicono, si metteranno limiti certi e severi.

Da eccezionale, l’eutanasia diventa normalità

È il pensiero che aveva anche Theo Boer 15 anni fa. Lo abbiamo raccontato su Tempi, il docente di etica all’Università teologica di Kampen, in Olanda, «era convinto che l’eutanasia fosse la soluzione giusta per restituire dignità ai malati condannati a morti strazianti a causa di patologie incurabili nel nome del diritto all’autodeterminazione. Pur rendendosi conto di quanto la materia fosse delicata, era sicuro che “una buona legge sull’eutanasia, insieme a una scrupolosa procedura di revisione dei casi, garantirà un numero stabile e relativamente basso” di decessi. Basta fissare paletti chiari e severi perché a ricevere l’iniezione letale siano soltanto coloro che si trovano in condizioni disperate».

Poi, dopo dodici anni passati a fare parte di una delle commissioni che dovevano verificare il rispetto della legge, ha cambiato idea: «Avevo torto, avevo terribilmente torto. Ci siamo sbagliati tutti. Una volta aperta la porta all’eutanasia, non c’è modo di evitare il piano inclinato e di impedire che l’eutanasia, da eccezionale, diventi la normalità».

È anche la storia del Belgio, diventato vent’anni fa il secondo paese al mondo a depenalizzare l’eutanasia. Gran parte dei paletti messi all’inizio – l’obiettivo era dare la possibilità a chi soffre di malattie «gravi e incurabili» di farla finita nel rispetto della sua «dignità e autonomia», e di mettere fine alla pratica dell’eutanasia clandestina – sono stati abbattuti, le maglie della legge si sono allargate, il limite dei 18 anni è caduto, i numeri delle persone non «gravi e incurabili» che ottengono lo stesso l’iniezione letale sono in aumento.

La proposta olandese: eutanasia per gli under 12

Ha scritto Giancarlo Cesana su Tempi di giugno che negli ultimi anni, come paradossale conseguenza del progresso medico che allunga la vita, si è accentuata «la tendenza a “staccare la spina”, riducendo i tempi di assistenza e a considerare indegne e irrimediabilmente infelici le condizioni caratterizzate da deficit cerebrali e demenza. Così succede che nei paesi del Centro e Nord Europa non si facciano più nascere bambini Down, che in Inghilterra i tribunali sentenzino la morte per bambini affetti da malattie genetiche gravi, che in Olanda e in Belgio la legge sull’eutanasia, vigente da anni, sia stata estesa anche ai minori. Parlo dei bambini perché l’eutanasia applicata a loro è emblematica della volontà di applicarla a tutti, anche indipendentemente dalla volontà del soggetto che la subisce». Già, i bambini.

Ai sostenitori italiani della legge sull’eutanasia «con i paletti» andrebbe fatto sapere cosa ha appena proposto i ministro della Salute olandese Ernst Kuipers ai parlamentari del paese: che l’eutanasia diventi un’opzione possibile per i bambini malati nell’età compresa tra uno e dodici anni. Non è la prima volta. Oggi nei Paesi Bassi “grazie” al Protocollo di Groningen, elaborato dal professor Eduard Verhaegen, sulla soppressione dei neonati «affetti da malattie gravi», dal 2004 è possibile uccidere un bambino tra gli 0 e i 12 mesi. Ed è possibile uccidere un bambino tra i 12 e i 16 anni previo consenso dei genitori e tra i 16 e i 17, basta che i genitori siano semplicemente stati informati.

Ormai non serve una nuova legge, basta un protocollo

Già nel 2020 l’allora ministro della Salute olandese, Hugo de Jonge, chiedeva al Parlamento un intervento a favore della soppressione degli under 12 basandosi su un rapporto (molto fragile) nel quale una trentina di medici sosteneva che in 46 casi di bambini gravemente ammalati su 359 l’eutanasia sarebbe stata l’opzione migliore. Quella dell’eutanasia ai bambini è evidentemente un’ossessione dalle parti di Amsterdam, ed ecco tornare l’idea con un nuovo ministro. Il quale però sa che modificare la legge polarizzarebbe il dibattito, aprendo discussioni a suo modo di vedere ormai inutili, superate, mentre «servono soluzioni pratiche», scrive Dutch News riportando la notizia. Ecco perché propone l’adozione di un protocollo analogo a quello che permette la soppressione dei neonati.

Caduto l’ultimo tabù, tutto è possibile

Sette i criteri individuati da Kuipers perché l’eutanasia sia praticabile agli under 12: i medici devono essere convinti che la sofferenza del bambino sia insopportabile e che non vi sia alcuna possibilità di cura o trattamento per alleviare il dolore. Qualsiasi diagnosi deve essere discussa in modo completo con i genitori del bambino così come la possibilità di eutanasia, per la quale entrambi i genitori dovranno dare il loro permesso. I medici discuteranno anche la procedura con il bambino in un modo che il bambino capirà e procederanno solo se il bambino non è in alcun modo contrario ad essa. I medici dovranno consultare almeno un medico indipendente che valuterà se tutti i criteri sono stati soddisfatti prima che possa aver luogo l’eutanasia.

Una volta caduto anche l’ultimo tabù (Kuipers presenterà la sua proposta definitiva a ottobre), sarà difficile sostenere che una legge sull’eutanasia serve a frenare le derive e monitorare i casi limite. Altro che paletti, dopo vent’anni di interpretazioni sempre più estensive della legge in Olanda basta un protocollo per allargare la platea degli eliminabili. E questo è possibile proprio perché una legge c’è.

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