Non chiamatele “scuole d’eccellenza”: sono le scuole del rischio educativo

Il commento del rettore dell'Istituto Don Gnocchi di Carate Brianza ai risultati dell'Eduscopio (che anche quest'anno hanno premiato il metodo di don Giussani)

Lo scorso giovedì 8 novembre, nel cuore della notte, sono state pubblicate le graduatorie dei licei e degli istituti tecnico-professionali d’Italia, ordinati regione per regione, dal portale della Fondazione “G. Agnelli” di Torino.

Dal 2014, anno della prima apparizione, Eduscopio è diventato un appuntamento che le famiglie, i docenti, il personale di scuola seguono con attenzione: non per niente, gli utenti unici del portale viaggiano ormai verso il milione, e i giornalisti del settore, di costume, economici, anche di testate prestigiose, anche di rubriche radiofoniche, fanno il loro mestiere di “osservatori”. Insomma, non si può negare che Eduscopio, alla sua maniera, ha colpito nel segno, e mosso le acque in quella palude che è tuttora il sistema scolastico del nostro Paese.

UN’ESPERIENZA DI QUALITÀ

Vediamo allora come si colloca il “don Gnocchi” in Brianza e in Lombardia. Anche quest’anno, i risultati documentano dell’esperienza formativa della qualità dei nostri corsi. Alberghiero ed Economico-sociale sono ai vertici della classifica, mentre si registra una flessione dei licei Scientifico e Classico, che tuttavia rimangono fra gl’indirizzi di studio di più alto livello di una regione che, almeno da quanto si può ricavare dai sondaggi statistici, si distingue sia in termini quantitativi sia qualitativi come l’area più virtuosa della Penisola.

In ogni caso, non mancheremo anche questa volta di studiare e ponderare questi risultati, convinti come siamo che una scuola esige un continuo lavoro di osservazione, riflessione, correzione. I dati di Eduscopio sono confermati anche dalla recente restituzione (a ottobre) dei risultati delle prove (di maggio) data dall’Istituto nazionale di valutazione delle scuole (INVALSI) sugli insegnamenti fondamentali, Italiano e Matematica, verificati al termine del 2° anno di corso e che dimostrano una qualità d’insegnamento di gran lunga superiore alle medie regionali e nazionali.

CONFRONTO CONTINUO

I dati di Eduscopio costituiscono per noi uno degl’indicatori con cui valutare il lavoro che facciamo: il “don Gnocchi” è una scuola pubblica paritaria che non si è mai sottratta al confronto con tutte le componenti della società interessate alla scuola e all’educazione. I nostri insegnanti sono da sempre impegnati nella costante valutazione, precisazione e revisione critica dei contenuti e del metodo d’insegnamento. I nostri studenti sanno l’esperienza che conducono, sollecitati come sono a fornire il loro giudizio critico su quel che accade in Istituto. Lo stesso si può dire delle famiglie, che sono parte strutturale attiva nell’apprezzare e sostenere l’ideale e lo stile educativo che proponiamo dentro la didattica, e nel guardare all’insieme dell’esperienza dei loro figli. Il territorio in cui operiamo ha modo di conoscere e giudicare il “don Gnocchi”, se non altro per le numerose occasioni pubbliche di cui è il promotore.

QUEI FRUTTI INCLASSIFICABILI

Un uomo di scuola come Marco Lepore, impegnato a far conoscere la realtà delle scuole paritarie, ha scritto sabato scorso a commento dell’uscita di Eduscopio: «Lo sfondo di una scuola è anzitutto educativo, prima che didattico. Ed è estremamente difficile – se non impossibile – sapere se quello che viene seminato oggi si tradurrà in risultati. E poi, in quali risultati? Il successo negli studi è solo uno dei possibili frutti di un percorso ben fatto, ma la persona […] sfugge a qualsiasi categorizzazione a priori. È incircoscrivibile. Per esempio, una delle più grandi doti che un giovane può “portare a casa” da un percorso educativo valido è quello di saper stare di fronte agli insuccessi. L’orizzonte culturale entro cui si muove Eduscopio è quello, invece, del successo. È comprensibile: i genitori e i giovani cercano la realizzazione; ma cosa sia davvero la realizzazione di “quella persona lì”, è cosa che sfugge alle categorie del mondo. I tempi di maturazione, poi, sono soggetti a numerose variabili, per cui un giovane può ricevere un’ottima educazione che darà i suoi frutti quando… Dio vorrà. Magari non subito, nei primi anni dopo il diploma, ma in altri tempi e in altri contesti».

LA CENTRALITÀ DEI GENITORI

A queste sagge parole aggiungo una considerazione. Una scuola non è tutto, e non risponde a ogni esigenza, tanto meno può o deve sostituirsi ai genitori, i veri e soli soggetti responsabili dell’educazione dei figli. Certo, poi, che una scuola paritaria ha la pretesa di educare, ma lo fa a servizio della famiglia e a questa alleata. Allora la famiglia, anziché coltivare l’aspettativa di successi e risultati, aiuti la scuola, criticandola e sostenendola, a compiere la promessa di bene per il figlio: cioè la costruzione di un sapere fondato, l’emergere dell’iniziativa libera e della coscienza critica di una persona incamminata ad avere presto un ruolo effettivo nel mondo.

UN AMBIENTE CHE NON STA FUORI

Una scuola non è tutto, è vero. E tuttavia è un luogo della vita che può essere d’aiuto a tutti, agli adolescenti come agli adulti, docenti o genitori che siano. Mi permetto di ridire qui quanto dissi salutando gli studenti il 12 settembre, primo giorno di scuola: «Questo è un ambiente che non sta fuori, ma dentro questo mondo: un luogo vero, un punto fermo e stabile in un mondo attorno che somiglia troppo alle montagne russe, dove i legami, anche i più stretti, si sciolgono come neve al sole. Questo luogo, questo ambiente ricco di vita, lo offriamo a tutti, è fatto per la crescita di tutti. Nessuno deve sentirsi escluso o presumersi inadatto o disimpegnato: ciascuno impara pian piano a dare il proprio apporto, in diverso grado d’intelligenza e di creatività, di simpatia e di fatica, imparando dagli altri a conoscere gli altri e sé stesso».

FAR FIORIRE L’UMANO

Un’ultima nota, importante. Ancora una volta i risultati di Eduscopio 2018 confermano, non solo in Lombardia, la bontà di quelle scuole – “Alexis Carrel”, “Sacro Cuore”, “don Gnocchi” eccetera – che hanno in comune, all’origine, il medesimo impianto educativo, che si trova espresso in uno dei testi fondamentali di Luigi Giussani, Il rischio educativo. Il che dice la bontà di un metodo educativo nato proprio nei licei di Milano e oggi presente in tanti istituti scolastici d’Italia e di diversi Paesi del mondo, dall’Africa alle Americhe. Un metodo con cui gli adulti vengono essi stessi costantemente educati non meno dei ragazzi, e che coniuga la cura dell’istruzione, della preparazione culturale e tecnico-professionale, con l’attenzione allo sviluppo della personalità nella sua complessa e misteriosa unità. Tali scuole del “Rischio Educativo” non sono e non si voglion definire “d’eccellenza”, poiché il successo, la riuscita che in esse si cerca di perseguire è piuttosto l’eccellenza – il crescere, il maturare, il fiorire – dell’umano nella sua integralità.

Il professore Luca Montecchi, autore di questo commento, è rettore dell’Istituto scolastico Don Carlo Gnocchi di Carate Brianza (Mb)

Foto da liceodongnocchi.eu

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