Nigeria. «Noi cristiani siamo sotto shock, ma continueremo ad andare in chiesa»

«Esiste un network del terrore che vuole islamizzare il paese e cacciare i cristiani. La gente musulmana ci appoggia ma i loro leader devono frenare queste bande». Intervista al reverendo Ayokunle, presidente dell'Associazione cristiana della Nigeria

L’altare insanguinato della chiesa di St Francis, a Owo, nel sud-ovest della Nigeria, dove è avvenuta la strage di Pentecoste (Ansa)

«I cristiani non smetteranno di andare in chiesa in Nigeria. Sanno che è meglio morire tra le braccia di Dio che vivere rintanati in casa lontani da Dio». Il reverendo Samson Olasupo Ayokunle è convinto che i cristiani non si faranno intimidire dopo la strage di Pentecoste nella chiesa cattolica di St Francis a Owo, nello stato sud-occidentale di Ondo. In un’intervista a Tempi il pastore metodista, presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, che riunisce tutte le denominazioni del paese, cattolici compresi, si dice «sotto shock» per l’attentato di domenica, invita il governo a fare giustizia e rivolge un appello ai leader musulmani: «Questo attacco è un campanello d’allarme per loro. In tanti ci sostengono e hanno condannato l’attacco, ma devono mettere un freno ai loro seguaci».

Reverendo, un massacro come quello di domenica alla chiesa di St. Francis è un evento rarissimo per il Sud della Nigeria. La violenza che da decenni caratterizza il Nord sta prendendo piede in tutto il paese?
Esiste un network del terrore in Nigeria che si muove continuamente, non ha basi fisse e vuole arrivare anche nel Sud del paese. Ci sono terroristi che colpiscono le chiese con l’intento di politicizzare la religione e islamizzare la Nigeria, cacciando i cristiani, ma noi non ce ne andremo mai.

A due giorni dall’attentato ancora non sono stati individuati i colpevoli. La polizia indaga, ma su chi?
Ancora non sappiamo chi siano i colpevoli e non si può escludere che gli autori dell’attentato siano criminali del Sud della Nigeria. Ma anche se fosse, è probabile che siano stati assoldati da bande del Nord, probabilmente di islamici Fulani. È da tempo che vogliono vendicarsi contro il governatore dello stato di Ondo, Oluwarotimi Odunayo Akeredolu.

Perché?
Perché il governo locale ha fatto di tutto per cacciarli dalle riserve forestali dove si nascondevano e dove hanno costituito delle basi per compiere stragi e gettare nel caos l’intero stato, soprattutto con rapimenti mirati.

Come hanno reagito i cristiani all’attentato di Pentecoste?
Siamo tutti sotto shock, anche perché noi non abbiamo mai provocato nessuno. Nessun cristiano ha mai attaccato le moschee o i musulmani, neanche per vendicarsi. Ho paura però che se i cristiani continueranno a subire attacchi di questo tipo saranno tentati di difendersi da soli.

La popolazione musulmana della Nigeria sostiene i terroristi?
No, e io non voglio parlare male dell’islam perché i musulmani ci sostengono. Però questo attentato è un campanello d’allarme per i leader islamici: devono richiamare all’ordine i loro seguaci. Questi attacchi devono finire.

Non è il primo campanello d’allarme: è passato meno di un mese dalla barbara uccisione della cristiana Deborah Yakubu a Sokoto per blasfemia.
Quella ragazza non ha mai commesso il reato di blasfemia. Aveva solo ricordato ai suoi colleghi del college di usare la chat comune per parlare di esami e corsi. Cosa c’entra la blasfemia?

È un reato punito dalla sharia, che vige nello stato settentrionale di Sokoto.
Sokoto non è uno stato “islamico” perché la Nigeria è un paese laico e la sua legge è la Costituzione. Purtroppo, solo dall’uccisione di Deborah, tanti pastori della Chiesa metodista sono stati rapiti. Non si può andare avanti così: la Nigeria sta diventando uno stato senza legge.

Di chi è la responsabilità?
Senza dubbio del governo. Le attuali forze di sicurezza sono troppo esigue per un paese così grande, non riescono a difendere tutto il territorio. Abbiamo proposto che ai singoli stati fosse permesso di creare delle proprie forze dell’ordine, ma il governo federale si è opposto. Ma se il governo non previene i crimini e quando avvengono non arresta i colpevoli, a che cosa serve allora?

Se il governo non protegge le chiese, i cristiani potrebbero essere tentati di abbandonarle?
Forse qualcuno sì, ma i cristiani in Nigeria sono molto resilienti e poi i terroristi attaccano anche le case e i campi. È meglio morire tra le braccia di Dio, in chiesa, che vivere sotto intimidazione e restare lontani da Dio. Il problema però va affrontato: le singole chiese devono adoperarsi per aumentare la sicurezza e rendere questi attentati sempre più difficili.

In qualità di presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, cosa si sente di dire ai cristiani dopo un attentato così terribile?
Incoraggio i cristiani a rimanere fermi nella loro fede e a rispettare la legge. Gesù ha detto: “Le porte degli inferi non prevarranno”. La Chiesa è più forte di qualunque attacco terroristico. Sono certo che i cristiani nigeriani da oggi sono ancora più fermi nella fede e nell’impegno e ancora più uniti. Bisogna anche pregare Dio che fermi queste stragi perché Dio ascolta sempre gli oppressi e può vincere qualsiasi nemico. Noi ci fidiamo di Dio perché sappiamo che solo lui può salvarci.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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