New York Times: «Chi non vuole officiare matrimoni gay, si trovi un altro lavoro»

Il "Comitato di redazione" del principale quotidiano Usa firma un editoriale in cui cancella il diritto alla libertà religiosa garantito dalla Costituzione.

Sei un ufficiale comunale ma per problemi religiosi o di coscienza non vuoi sposare due persone dello stesso sesso? Nessun problema: «La migliore soluzione è trovare un altro lavoro». A negare il diritto all’obiezione di coscienza, scrivendo brutalmente nero su bianco questa massima illiberale, è il New York Times. E non l’ha fatto in un pezzo d’opinione qualsiasi, ma in un editoriale a firma “comitato di redazione”.

CORTE SUPREMA. La linea ufficiale di chi lavora nel massimo quotidiano degli Stati Uniti, dunque, è che la recente sentenza della Corte suprema, che ha legalizzato il matrimonio gay definendolo un diritto costituzionale, non può in alcun modo lasciar spazio alla coscienza personale. Chi è d’accordo, bene, chi non è d’accordo, deve andarsene.

«CONDOTTA ILLEGALE». «In molti Stati, dove la resistenza al matrimonio egalitario è stata più forte, ufficiali governativi il cui lavoro è di rilasciare licenze o officiare matrimoni continuano a fraintendere, bloccare o sfidare platealmente la corte», scrive il Nyt. «A prescindere dal modo in cui giustificano queste mosse, la loro condotta è illegale e deve finire».

FIOCCANO DENUNCE. Il “Comitato di redazione” fa l’esempio della signora Lang, che in una contea del Texas aveva promesso di non celebrare matrimoni gay nel nome della «libertà religiosa». Poi però è stata costretta a ritrattare, dopo essere stata denunciata da una coppia omosessuale. Molti altri hanno dovuto cedere alla sentenza della Corte suprema, mentre «alcuni segretari di contea nel Kentucky e un giudice in Alabama hanno preferito ritirarsi del tutto dagli affari legati al matrimonio piuttosto che aiutare coppie dello stesso sesso a sposarsi».

BASTA LICENZIARSI. Secondo il giornale americano, nessuno può appellarsi alla propria coscienza per rifiutarsi di fare «il lavoro per cui i contribuenti lo pagano»: «Alcuni tra quelli che si oppongono al “matrimonio same-sex” sostengono che in base alle leggi che garantiscono la libertà religiosa, le convinzioni di un impiegato governativo dovrebbero essere rispettate fino a quando c’è un altro ufficiale disponibile a svolgere il lavoro. Ma gli impiegati governativi, in base alla Costituzione, non hanno il diritto di prendere e scegliere quali persone servire e quali no, a prescindere dalle loro convinzioni religiose». Se non vogliono sposare persone dello stesso sesso, dunque, basta che si licenzino.

ADDIO LIBERTÀ RELIGIOSA. Dopo aver negato, in nome di un presunto diritto, la libertà religiosa di tutti gli impiegati pubblici d’America, il Comitato di redazione del Nyt conclude l’editoriale con un paragone discutibile: «Non molto tempo fa, gli ufficiali governativi invocavano le proprie convinzioni religiose per giustificare tutti i tipi di segregazione e discriminazione razziale, comprese le leggi che vietavano il matrimonio interrazziale. (…) È inimmaginabile oggi un segretario di contea che pretenda di avere il diritto di non sposare una coppia interrazziale sulla base del suo credo religioso». Lo stesso si può dire per le coppie dello stesso sesso, perché «la protezione della libertà religiosa garantita dalla Costituzione semplicemente non include il diritto di discriminare gli altri nella sfera pubblica».

Foto Ansa

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