Milano ricordi rav Laras

La città si impegni a fare memoria del grande rabbino scomparso nel novembre del 2017. L’appello e le parole di Liliana Segre, Antonia Arslan e Maris Martini

L’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini e il rabbino Giuseppe Laras in una immagine del 1998

Il 15 novembre saranno tre anni dalla scomparsa di rav Giuseppe Laras, una delle figure più importanti dell’ebraismo italiano e internazionale, che ha guidato per anni il Tribunale Rabbinico di Milano. Grande studioso, insigne biblista, ci onorò della sua amicizia, concedendoci qualche intervista e scrivendo per noi qualche suo pensiero, che custodiamo nei nostri archivi telematici come piccoli-grandi gioielli.

Qualche giorno fa sul Giornale Davide Romano ha lanciato un’idea che ci pare giusto appoggiare e rilanciare: Milano dedichi al grande rabbino una via o una piazza. Se per l’intitolazione occorre aspettare almeno dieci anni dal decesso (ma per il cardinale Carlo Maria Martini si fece un’eccezione), non va però perduto lo spirito dell’appello affinché la città non dimentichi questo importante testimone della Shoah e della storia italiana dell’ultimo mezzo secolo.

Liliana Segre: «Uomo dalla fede intelligente»

«Sono perfettamente d’accordo», dice a Tempi la senatrice Liliana Segre, la voce più nota dell’ebraismo italiano. «Era un uomo saggio, molto dotto, di grande apertura mentale. L’ho sempre sentito molto vicino a me, le nostre storie personali, io per la perdita di mio padre, lui per la perdita di sua madre, ci rendevano vicini, fratelli. Con lui ebbi occasione qualche volta di parlare di questa nostra comune esperienza e mi ritrovavo spesso a provare tenerezza a immaginarlo bambino mentre perdeva la mano della madre e poi si rinchiudeva in un doloroso silenzio. Appartenevamo a mondi diversi, ma questo ci accomunava e per me è sempre stato un punto di riferimento. Quando avevo qualche dubbio esistenziale era a lui che mi rivolgevo e, immancabilmente, ogni volta, quasi a volermi confortare lui concludeva dicendomi: “Signora, non si preoccupi, lei è lei”». Per Segre, Milano non deve perdere la memoria di rav Laras così come non ha perso quella del cardinale Carlo Maria Martini: «Pur appartenendo a religioni diverse erano uomini simili. Due credenti che lottavano per creare occasioni di dialogo tra le rispettive fedi. Ricordo molto bene le code di 300 o 400 persone fuori dalle aule dove si svolgevano le “Cattedre”, cicli di incontri cui persone di qualsiasi rango accorrevano per sentirli parlare».

La città dunque trovi un modo per ricordare il grande rabbino. Sarebbe un modo, conclude la senatrice, per premiare uno dei suoi cittadini più illustri. «Un uomo dalla fede intelligente», afferma Segre.

Antonia Arslan: «Persona straordinaria»

Concorda con Segre un’altra grande testimone del nostro tempo, Antonia Arslan, celebre scrittrice d’origine armena, recentemente insignita dal Premio cultura cattolica di Bassano Del Grappa. Nel nostro paese, nei tempi recenti, è soprattutto grazie ad Arslan e a rav Laras che si è riannodato il filo del dialogo tra ebrei ed armeni. Come le storie dei loro popoli si sono intrecciate nel Novecento così anche quelle personali di Arslan e Laras hanno finito per incontrarsi in questi anni. «Ho conosciuto rav Laras in tempi recenti grazie alla comune amicizia con Vittorio Robiati Bendaud. Ne ho sempre ricavato l’impressione di una persona straordinaria e penso che Milano non debba perdere l’occasione per fare memoria di un personaggio tanto importante e illustre».

Maris Martini: l’amicizia con mio fratello cardinale

Maris Martini Facchini, sorella del cardinale Carlo Maria, dice a Tempi che una tale qualsivoglia iniziativa la renderebbe «estremamente felice. Mio fratello e lui erano legati da profonda amicizia e sono stati capaci di aprire strade feconde nel dialogo ebraico cristiano. Non dimenticherò mai che otto anni fa, quando mio fratello venne a mancare, rav Laras, in gran segreto, era notte e pioveva, venne a recitare davanti al giardino dove si trovava la sua salma una serie di preghiere. E fu grazie a lui che potemmo mettere nella sua tomba un sacchetto di terra di Gerusalemme, luogo dove mio fratello avrebbe voluto essere seppellito. Sono ricordi familiari che mi hanno sempre molto commosso e penso che Milano abbia il dovere di ricordare questo grande uomo».

Foto Ansa

Exit mobile version