Sguainare gli hashtag e l’ombelico, il prode piano per sconfiggere il sessismo del liceo Righi

Giornali impazziti per «l'enorme maturità» dei liceali di Roma che con gonne, cancelletti e idee confuse salveranno l'avvenire da Medioevo, patriarcato e prostituzione sulla Salaria

La protesta degli studenti del liceo Righi di Roma (foto Ansa)

«Ma che stai sulla Salaria?»: secondo Alberto Infelise, vice caporedattore della Stampa, l’ormai famigerata espressione con cui una professoressa del Liceo Righi di Roma ha apostrofato una studentessa intenta a fare un Tik tok ballando a maglietta sollevata e pancia scoperta tra i banchi «fa schifo» perché «un adulto che dà della puttana a una ragazzina è un problema», usare le bambine che su quel tratto di strada sono «costrette a prostituirsi per pochi soldi» per offendere qualcuno «è mostruoso. Mostruoso», così come scherzarci su da «begli appartamenti con terrazze sul centro di Roma» e usare lo sfruttamento delle bambine per «perbenismo d’accatto».

E se osate additarle con cinismo «siete parte del problema, esattamente come quegli uomini che vanno a violentarle per due lire». In altre parole Alberto Infelise ha dato alla professoressa del Liceo Righi (e a una tonnellata di matrone romane solite usare il detto con la prole) della favoreggiatrice della prostituzione minorile.

«L’enorme maturità» dei maschi in gonna

Posto che per lo scrittore Christian Raimo, assessore alla Cultura del III Municipio, «“Che stai sulla Salaria?” viene dopo “non è mica cresciuto al Tufello” di Antonia De Mita» e «sia la Salaria che il Tufello fanno parte del mio municipio, ed è interessante immaginare come una parte della città sia considerata degrado», secondo Valerio Renzi, caporedattore politica a Fanpage, la protesta contro “il sessismo” inscenata dagli studenti dopo il fattaccio mostra l’«enorme maturità su questi temi nelle giovani generazioni in grado di parlare di sex worker, corpi e sessualità meglio delle istituzioni educative. Non a caso una delle richieste delle occupazioni romane era educazione alla sessualità e all’affettività». Inoltre, «a mettersi in gioco con il corpo sono anche i “maschi”. Ecco anni fa questa cosa non sarebbe successa, gli effetti del movimento transfemminista che ha agito da solo in anni di vuoto d’iniziativa politica si vedono e si sentono forte e chiaro».

Al Righi sguainano gli hashtag

E noi che volevamo scrivere due parole due sullo scandalo più inutile del mondo e gli studenti pronti a sguainare i loro hashtag interplanetari contro quel valore non negoziabile medievale altrimenti chiamato sessismo, «atti del genere sono inaccettabili», «Chiediamo un intervento immediato della scuola», «non resteremo in silenzio».

Dopo una serata su Zoom «per discutere dell’accaduto e decidere come muoversi» eccoli infatti sfidare il sistema: picchetto, assemblea studentesca in solidarietà alla studentessa offesa e minacciata di sospensione dalla prof (sulla quale la preside ha aperto un procedimento disciplinare), tutti in minigonna (che si sa che un giorno è l’uniforme degli stereotipi e il giorno dopo la divisa per combatterli), pancia scoperta calzoni corti, agitando cartelli contro il sessismo, mentre i giornalisti diffondevano la pronta analisi sociologica della studentessa tiktoker:

«In estate i ragazzi vengono con i pantaloncini corti, e nessuno li ha mai minacciati di sospensione. C’era anche chi aveva le mascherine abbassate in quel momento ma l’unica cosa che le ha dato fastidio è stata la mia pancia scoperta. Sono sicura che chi ha questi comportamenti non lo fa con cattiveria, ma è cresciuto in un ambiente sessista e patriarcale. E continua a diffondere queste idee maschiliste e sessiste anche in classe».

Tutto è sessismo (tranne se fai un TikTok)

Davvero, eh. Dopo il noiosissimo affaire minigonna al liceo Socrate di Roma, lo Zucchingonna al liceo di Monza, anche noi volevamo scrivere due parole su questi prodi giovani che vivono di parole chiave e si orientano  solo con cancelletti in base ai quali: la società è sessista, il decoro è patriarcale, ancheggiare è autodeterminazione, la maturità è impossibile, l’alternanza scuola lavoro è sfruttamento, il modello scolastico uccide, la seconda prova non s’ha da fare, bullismo e cyberbullismo sono il male assoluto ma impedire a una ragazza di filmarsi on line col cellulare a maglietta sollevata a scuola ancheggiando è bullo molto di più.

Poi abbiamo letto gli adulti in adorazione di questo ingegnosissimo piano per sconfiggere il sessismo, il Medioevo, il perbenismo, l’ignoranza, il bullismo, la panciafobia e la prostituzione minorile sulla Salaria, fare la loro parte: linciare professori, lanciare hashtag, dare patenti di maturità e ignoranza su Twitter. E ci è caduto anche l’ombelico.

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