Libia. Le ultime decisioni dell’Ue non fermeranno il traffico dei migranti: «È una pia illusione»

Intervista ad Alfredo Mantici, direttore di Lookout News: «Per fermare i barconi serve un accordo politico con la Libia, l'aspetto militare va discusso con l'Onu»

L’accordo sulle quote di migranti da distribuire in via obbligatoria nei diversi paesi europei vacilla, l’affondamento sulle coste libiche dei barconi su cui i trafficanti trasportano i migranti non è più all’ordine del giorno, l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu a un intervento militare va per le lunghe. Negli ultimi giorni sono arrivati solo segnali negativi dall’Unione Europea sul fronte del contrasto al traffico di migranti nel Mediterraneo e anche l’ultimo documento esaltato da Federica Mogherini, Alto rappresentante per la Politica estera europea, «ha scarsa concretezza operativa», dichiara a tempi.it Alfredo Mantici, direttore editoriale del sito di geopolitica Lookout News.

Direttore, il Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’Ue hanno approvato una missione militare contro i trafficanti. Non più per affondare i barconi, ma per distruggere il traffico. Che cosa cambia?
Mi sembra si tratti di una decisione di alta visibilità politica e scarsa concretezza operativa. È un’operazione che ha spessore politico, direi quasi propagandistico, ma non credo che nelle prossime settimane assisteremo a qualcosa di diverso dal salvataggio dei naufraghi.

Cioè quello che già si sta facendo adesso?
Sì, una missione Triton ampliata con navi di qualche paese europeo. Ma l’opzione militare non c’è e non ci può essere.

Perché?
Perché l’aspetto militare va concordato con l’Onu e con le autorità libiche. Il via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu tarda a venire. La Russia, dopo essere stata trattata malissimo dall’Europa e dagli Stati Uniti per la Crimea, vuole vendicarsi e così ha minacciato di non approvare una missione che preveda l’aspetto militare.

È impossibile trovare un accordo?
No, la Russia potrebbe astenersi in cambio di un diverso atteggiamento europeo sulla Crimea. È plausibile che avvenga, ma non in tempi brevi. Quando la Corea del Nord ha invaso il Sud nel 1950, la decisione di intervenire è stata presa in una notte. Se in questo caso ci stanno mettendo così tanto è perché vogliono che tutti i tasselli vadano al loro posto.

E per quanto riguarda le autorità libiche?
Senza interlocutori affidabili sulla terra ferma, non si potranno mai fermare le barche prima che partano. Ecco perché ci vuole un accordo sia con il governo di Tobruk, che con quello di Tripoli.

Come si possono ottenere?
Per quanto riguarda Tobruk, il capo dell’esercito e ministro della Difesa, il generale Haftar, ha già chiesto che venga sollevato l’embargo di armi che gli è stato imposto. Del resto, non si può sperare che un governo riconosciuto a livello internazionale e che voglia rappresentare legalmente il proprio paese accetti che la propria sovranità venga messa in discussione da qualsiasi paese europeo. È chiaro che bisogna passare attraverso una trattativa.

Passi Tobruk, ma come si fa a dialogare con gli islamisti di Tripoli?
È difficile, è chiaro che con loro non si potrebbe trattare alla luce del sole. Servirebbe un po’ di diplomazia segreta, la cosiddetta “backbench diplomacy”, per capire che cosa vogliono in cambio di un accordo per bloccare i flussi di migranti.

Nel frattempo, la proposta della Commissione europea sulla condivisione dei migranti tra i paesi europei sta per naufragare: Francia e Spagna si sono opposti.
Qui si vede tutta la debolezza della governance europea. A livello centrale viene presa una decisione, poi però i Parlamenti nazionali possono tranquillamente rifiutarsi di ratificarla o implementarla. È l’ennesima dimostrazione che l’Europa non è in grado di esprimere nessuna politica unitaria, eccezion fatta per quella monetaria. Se alcuni importanti paesi cominciano a defilarsi, potrebbe saltare tutto l’accordo sulla ripartizione dei migranti.

Cosa dobbiamo aspettarci dunque nelle prossime settimane?
Che questo macchinoso intreccio di processi decisionali diversi possa condurre a una missione militare, che porti incursori delle marine europee sulle spiagge libiche per la distruzione dei barconi, per porre fine al traffico di migranti, mi sembra una pia illusione. Nelle prossime settimane si farà poco, nei prossimi mesi forse qualcosa accadrà, ma oltre all’Onu servirà anche il consenso dei libici.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

Exit mobile version