L’equilibrio del Fatto: a Bologna ha vinto «l’Italia giusta» contro «il Potere clerico-partitocratico-affaristico-mediatico»

Pur essendo dotato di un clericofascismo discretamente violento, il Correttore di bozze ne deve mangiare di crostini prima di potere anche solo lontanamente sfidare Paolo Flores D’Arcais in quanto a ottenebramento ideologico. Oggi il direttore di Micromega si occupa sul Fatto quotidiano dell’esito del referendum di Bologna contro le scuole paritarie, con un commento tanto tetragono da far schiattare d’invidia Rodotà a Odifreddi. Titolo: “L’Italia giusta abita a Bologna”.

Facendo due conticini facili facili, il Correttore di bozze si era convinto che il referendum alla fine della fiera è andato malino. Una spesa inutile per far sfogare i soliti quattro pagani facinorosi contro i sacrosanti privilegi di noi ladroni cattolici. Scemo lui che si è fermato al due più due! Anzi, non scemo, ma servo del regime. Perché secondo Flores, invece, «domenica è avvenuto un miracolo, ma l’establishment ha ordinato di battezzarlo “flop” e i media della disinformazione unica sono scattati sull’attenti e hanno intonato un pronto “obbedisco!”».

Da bravo scagnozzo della disinformazione unica, il Correttore di bozze ha messo la sua viscida penna prezzolata al servizio di «tutti i poteri della città, ma proprio TUTTI», nota Flores regalando ai lettori un maiuscolo à la Celentano, forse l’unico commentatore che possa sfidare in lucidità il nostro Paolo. In effetti a favore del finanziamento alle scuole paritarie si sono schierati in molti. E se di qua si è formato un fronte bipartisan che va «dal cardinal Caffarra al sindaco Pd, dalla Confindustria alle Coop, da Comunione e liberazione alla Lega, fino alla ciliegina di Romano Prodi», mentre di là l’ottimo Flores era fiancheggiato da personaggi tipo Scamarcio e la Hack, bè, un motivo ci sarà stato, verrebbe da concludere al Correttore di bozze. E invece è scemo lui un’altra volta. Anzi servo. Perché in questo referendum il bene, pardon, il BENE, pardon, «l’Italia giusta» secondo il Fatto stava esattamente dall’altra parte. Stava con quella «trentina di cittadini, senza risorse se non una grande passione civile e l’amore adamantino per la Costituzione repubblicana». Mentre l’amore per i bambini è stata solo un’altra invenzione propagandistica del Correttore di bozze.

Comunque, continua Flores, nonostante tutti gli emissari del male, pardon, TUTTI gli emissari del MALE fossero «allineati come una falange macedone», se non come l’esercito di Sauron, «i laici-laici hanno vinto con un perentorio 59% a 41% del Potere unificato clerico-partitocratico-affaristico-mediatico». In realtà, secondo i soliti conticini idioti del Correttore di bozze, se si considera che l’affluenza alle urne è stata del 28,71%, la più bassa mai registrata, quel «perentorio 59%», tradotto in bolognesi, diventa un numero veramente insignificante. Nemmeno due bolognesi su dieci. A occhio gli elettori di Sel e M5S (i partiti promotori del referendum) in città sono di più. Anziché spendere 600 mila euri per mettere in piedi l’ambaradan, riflette il Correttore di bozze rischiando di fondere il suo microscopico cervello, non bastava trovarsi un sabato pomeriggio alla bocciofila per contarsi? No, perché Flores doveva sfidare il «Potere unificato clerico-partitocratico-affaristico-mediatico» per poi poter gridare: «Miracolo», siamo sempre i soliti tre pirla!

Ma Flores sa già come ribattere: stiano attenti «i megafoni e i lacchè dell’establishment» a gioire per la bassa affluenza, in realtà «si danno la zappa sui piedi». Seguite il ragionamento del direttore di Micromega: «Se con tutto l’enorme dispendio di mezzi materiali e di grancassa “giornalistica” sono riusciti a portare alle urne solo 35 mila pecorelle obbedienti, suona davvero ridicolo e risibile che giudichino un flop» il referendum. Più ridicolo di questo, forse, si permette di aggiungere il Correttore di bozze, è solo definire «potere unificato clerico-partitocratico»-eccetera una cosa che, appunto, non mobilita più nessuno da qualche decennio. Anche scrivere che il Comune di Bologna «beneficia la scuola privata sottraendo risorse a quella pubblica» e che «toglierà alla scuola di tutti per regalare soldi di tutti alla scuola di pochi e “dei preti”» fa abbastanza ridere, visto che le scuole paritarie sono pubbliche (pardon, SONO pubbliche) e dunque gli unici «soldi di tutti tolti alla scuola di tutti» sono i 600 mila euro del referendum. Ma la logica, si sa, ormai è un ferrovecchio che insegnano solo nelle scuole dei preti. L’Italia giusta preferisce usare «l’amore per la Costituzione», l’unico che fa «miracoli».

@Correttoredibox

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