Le parole della Von der Leyen sui migranti “sfuggite” ai giornali

La premier Giorgia Meloni con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Palazzo Chigi, Roma, 9 gennaio 2023 (foto Ansa)

Su Formiche Luca Ricolfi dice: «Sono pessimista, l’informazione non è mai stata meno libera di oggi: tre anni di Covid e uno di guerra hanno completamente militarizzato i media. Il risultato è un vero e proprio paradosso della comunicazione: nei luoghi autorevoli non si può discutere liberamente, ma i luoghi in cui si può discutere liberamente non sono autorevoli. Quel che manca in Italia (ma non solo in Italia) è una piattaforma informativa al tempo stesso libera e autorevole».

Ricolfi è uno degli opinionisti italiani più esperti nella scoperta della “nudità del re”. Le sue considerazioni sulla mancanza di una piattaforma informativa al tempo stesso “libera e autorevole” sono sintetiche ma fondamentali. Per capire perché non esista più in Italia una vera “autorevolezza” nei media bisogna riflettere su come parte decisiva dell’establishment italiano (ormai sempre meno “industriale”, ma ancora molto “proprietario di media”) non voglia un quadro politico stabile con una maggioranza che governa e un’opposizione che prepara un’eventuale alternanza, ma una condizione di disgregazione democratica con l’unica alternativa di governi guidati “da fuori e dall’alto”, una scelta questa essenzialmente determinata dalla difesa di rendite di posizione che solo la mancanza di trasparenza e il disordine possono garantire.

* * *

Sul sito di Tgcom 24 si scrive: «Sul tema migranti Ursula von der Leyen scrive una lettera al premier Giorgia Meloni, dopo il naufragio di Crotone. “Per lavorare assieme per un approccio più coordinato nelle attività di search and rescue, la Commissione Ue ha rilanciato il gruppo di contatto europeo come parte del Piano di azione per il Mediterraneo centrale. Il gruppo offre uno spazio per promuovere il coordinamento tra le autorità nazionali. Sono contenta del forte coinvolgimento dell’Italia”, afferma la presidente della Commissione. “Provvederemo con almeno mezzo miliardo di euro nel finanziare nuovi insediamenti e corridoi umanitari da qui al 2025, offrendo supporto ad almeno 50 mila persone”, aggiunge. A stretto giro è arrivata la nota di Palazzo Chigi in cui si esprime “piena soddisfazione” per le parole indirizzate a Roma da parte della von der Leyen».

Come è successo con papa Francesco quando ha chiamato al contrasto dei criminali schiavisti che speculano su profughi e immigrati, anche le parole della Von der Leyen così evidentemente di sostegno al governo Meloni tendono a essere, quando non oscurate, ridimensionate.

* * *

Su Affaritaliani si scrive: «Ue, come cambia il “Patto di stabilità”. Via libera dei 27 paesi. Per l’Italia è in arrivo una buona notizia dall’Europa, sembra che ormai sia stata raggiunta l’intesa per un accordo condiviso tra i 27 paesi dell’Ue per riformare il “Patto di stabilità”. Il nuovo schema proposto dalla Commissione – si legge su La Stampa – prevede percorsi di aggiustamento del debito specifici per ogni paese, definiti su base pluriennale e con la possibilità di ottenere flessibilità in cambio di riforme e investimenti».

Anche quando si riportano notizie positive, manca sempre l’analisi di come e perché il governo italiano abbia conquistato un nuovo ruolo decisivo nelle scelte dell’Unione Europea.

* * *

Su Open si scrive: «“Iniziate a guardarci in modo diverso, senza paternalismo”. Così il presidente della Repubblica Democratica del Congo Félix Tshisekedi si è rivolto al suo omologo francese Emmanuel Macron durante una conferenza stampa tenutasi il 4 marzo nella capitale del paese africano Kinshasa. Parole dure che partono dalla questione della Françafrique. L’inquilino dell’Eliseo ha assicurato che la Francia “si impegna a fare un altro passo verso un nuovo approccio” nei confronti degli Stati francofoni del continente. “L’ho incalzato sull’argomento perché sono convinto che la Françafrique sia obsoleta”, ha detto Tshisekedi riferendosi a Macron nel Palais de la Nation, dove il Congo dichiarò la propria indipendenza dal Belgio nel 1960».

Quando, poi, si tratta di costatare l’enorme difficoltà di una Francia che con Nicolas Sarkozy aveva voluto colpire gli interessi dell’Eni in Libia e con Macron aveva l’ambizione di guidare l’Unione Europea emarginando l’Italia, quella che dovrebbe essere l’area autorevole dei media italiani al fondo tace disorientata.

Exit mobile version