La scuola italiana ha un problema. Che si chiama ministro dell’Istruzione

Dati Ocse Pisa, ai nostri studenti mancano le basi. Fioramonti promette quindi di invertire la rotta con nuovi tablet e infornate di docenti

Gli studenti italiani non sanno più leggere? «Compreremo i tablet». Solo il 5 per cento di loro è in grado di comprendere un testo? «Studieranno il coding: è come una nuova lingua, il nuovo latino». I quindicenni italiani hanno competenze inferiori a quelle che avevano i loro coetanei dieci anni fa? «È ora di chiudere con la supplentite».

Più scoraggianti dei nuovi risultati Ocse Pisa e degli allarmismi dei giornalisti ci sono solo le reazioni del poliedrico Lorenzo Fioramonti, il ministro dell’Istruzione che tutto il mondo ci invidia per aver fatto della sostenibilità e del clima «il centro del modello educativo».

KIWI, ALBERI E «DISINTERESSE PER LA SCUOLA»

Il ministro che crede nel kiwi e nella lattuga, nella rimozione del crocifisso, in Vandana Shiva, in un approccio alla storia che superi «la superficialità del libro di testo» raccontando le imperfezioni dei grandi del passato, «l’ulcera di Napoleone, per esempio», nella piantumazione degli alberi, «due in ogni scuola d’Italia!», nell’ecobigiata, nello studio di materie tradizionali come «geografia, matematica e fisica in una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile», nell’introduzione di 33 ore di ambientalismo a scuola; insomma, il ministro dell’Istruzione verde, etica e dietetica spiega i dati Ocse accusando: «Paghiamo il disinteresse per la scuola che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni: mancanza di strutture, dispersione scolastica, docenti demotivati».

ITALIA COME LA LETTONIA

Settantanove paesi ed economie, 600 mila quindicenni di tutto il mondo: questi i numeri dei partecipanti alla nuova indagine internazionale Ocse-Pisa sulle competenze in lettura, matematica e scienze. Risultato? In lettura (intesa come «la capacità degli studenti di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società») gli italiani hanno ottenuto un punteggio di 476 contro la media Ocse di 487, collocandosi tra il 23° e il 29° posto, allo stesso livello di Lettonia, Lituania, Svizzera, Ungheria, Islanda e Israele. E se in matematica i nostri ragazzi sono in linea con la media Ocse (487 punti contro 489), in scienze registrano un vero flop (468 contro 489).

ATTENZIONE: IL NORD MEGLIO DEL SUD

Ma l’indagine dice molto di più: conferma (udite udite) il vecchissimo adagio dell’Italia che marcia a due velocità. Se al Nord gli studenti hanno ottenuto punteggi migliori, al di sopra della media Ocse (in matematica meglio anche della Finlandia), al Sud i risultati sono stati inferiori anche a Ucraina, Turchia e Grecia: qui più di uno studente su tre non raggiunge la sufficienza in lettura. Non solo: data una media Ocse di 487 punti, mentre le performance degli studenti dei licei italiani in lettura si situano al livello di paesi come la Finlandia e Hong Kong (521 punti), quelle degli studenti degli istituti tecnici precipitano al di sotto della media (458 punti) e quelli dei professionali arrivano ai livelli di Thailandia e Kazakistan (395 punti): qui sei studenti su 10 non raggiungono la sufficienza nemmeno in scienze e matematica. Altro dato significativo: se in media nei paesi Ocse uno studente su cinque (il 21 per cento) ha dichiarato di aver saltato una giornata di scuola nelle due settimane precedenti il test Pisa, in Italia la percentuale di bigiatori è quasi tripla, più della metà dei ragazzi (il 57 per cento) ha perso almeno un giorno di scuola.

FORUM SUI POLLI (MICA DANTE O ZANZOTTO)

I testi sottoposti ai ragazzi della Generazione Z erano tratti dal web: un forum sulla salute dei polli, il blog di una studiosa al lavoro sull’Isola di Pasqua, un test sul latte di mucca, un quesito sulle frasi di senso compiuto. Non esattamente Dante o Zanzotto. Morale: posizionandosi a distanza siderale dagli studenti di Pechino, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore (che hanno ottenuto un punteggio medio superiore a tutti gli studenti del mondo) o dei paesi scandinavi in Europa, l’indagine ha chiarito che oggi uno studente su quattro in Italia non possiede le competenze scientifiche di base, solo uno su venti distingue tra fatti e opinioni, uno su quattro non comprende nemmeno l’idea principale di un testo di media lunghezza.

LABORATORI, MENSE E TABLET

«Serve un’inversione di tendenza importante: bisogna tornare a parlare di scuola, tornare a volergli bene», ha subito commentato il ministro. Che intervistato dal Corriere ha spiegato la sua strategia: per quanto riguarda il drammatico divario territoriale, «insieme al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano stiamo preparando un piano per incrementare l’offerta di tempo pieno, i laboratori e le mense. Insomma per rendere la scuola più attrattiva». Per riparare alle drammatiche performance degli studenti di istituti tecnici e professionali, spesso provenienti da famiglie meno abbienti, «ci vogliono infrastrutture e laboratori, altrimenti queste scuole sono dei parcheggi». Quanto alla mancanza di competenze di base «vorrei puntare molto sull’uso delle nuove tecnologie e dei tablet in chiave di accesso alla conoscenza, e per farlo dobbiamo poter formare i docenti. Ma prima viene la sicurezza delle scuole, poi investiremo sulle nuove metodologie di studio».

DIGITALIZZIAMOLI TUTTI

Il ministro inoltre vuole investire in metodologie sperimentali «come la classe capovolta», lo studio del «coding, la programmazione informatica», «per questo abbiamo deciso che i professori che faranno i prossimi concorsi dovranno averlo studiato all’università. Dobbiamo introdurre anche le competenze trasversali. Nella classe di mio figlio, che studia in Germania, ad un certo punto dell’anno fanno “ricerche”». Ricapitolando: per riportare gli studenti a scuola al Sud, evidentemente affetti da svogliatezza congenita, servono mense, laboratori e attrazioni. Per riparare alla mancanza di competenze di base e comprensione di un testo servono tablet e coding, cioè serve digitalizzarli, come se digitalizzazione, educazione, erudizione e cultura fossero sinonimi. E poi più sicurezza e infornate di nuovi insegnanti.

UN’INFORNATA DI NUOVI DOCENTI

Quanto all’annoso problema del corpo scolastico «sottopagato e demotivato» (leggere bene l’indagine Ocse che non registra differenze significative nella carenza di personale tra scuole socioeconomicamente avvantaggiate e quelle svantaggiate, come a dire che non è un problema tanto di posti quanto di possibilità di scegliere i propri insegnanti), per formare docenti ad essere realmente docenti, il ministro punta infatti all’aumento di 100 euro, alla loro valorizzazione nel discorso pubblico («spesso il docente è visto come uno sfigato») e nel metodo di selezione. Infatti lavora ad approvare una legge che permetterà di assumere 24 mila precari con un test a risposta multipla perché «è ora di riempire le cattedre e chiudere con la supplentite». Sull’assenteismo degli studenti, il ministro che tifa sciopero in piazza perché «la sfida climatica è la missione “Uomo sulla Luna” della nostra generazione» e per cui il problema della scuola coincide tutto con la mancanza di studenti “top performer” in Italia rilevata dall’Ocse Pisa, nessuna dichiarazione.

Foto Ansa

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