La resurrezione di Feefee dopo cinque mesi nelle mani di Boko Haram

Una ragazza nigeriana rapita dai jihadisti racconta a Tempi la sua prigionia. Le violenze, gli insulti e quegli strani segni miracolosi durante la fuga

Leone Grotti, inviato di Tempi, è in Nigeria. Qui il racconto del suo viaggio tra i cristiani perseguitati. Chi volesse sostenere il nostro reportage può farlo con una donazione al Fondo Più Tempi.
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Passione e morte, in attesa della resurrezione. È la dolorosa via crucis che ha dovuto percorrere Feefee in Nigeria. Il suo calvario è iniziato con il rapimento da parte dei miliziani di Boko Haram, che l’hanno trascinata di covo in covo fino in Ciad, dove la domenica di Pasqua di un anno fa è riuscita a liberarsi dalle catene dei jihadisti con una fuga rocambolesca e a tornare miracolosamente in Nigeria. Ma se questa giovane cristiana coraggiosa, “grazie a Dio che mi ha salvata”, si è liberata dalla prigione fisica nella quale è stata rinchiusa, la sua mente sconvolta dal trauma è ancora intrappolata da paure, fobie, pensieri ossessivi e incubi ricorrenti.

Convincere Feefee a parlare non è facile. Da quando è stata sequestrata, come ribadisce più volte, non si fida più ...

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