«La Francia è un paese musulmano». Non è una sparata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, impegnato ormai in una crociata personale contro il suo omologo transalpino Emmanuel Macron e la Francia. Lo ha dichiarato in un’intervista il 26 ottobre l’ambasciatore francese in Svezia, Etienne de Gonneville, alla tv di Stato svedese Svt.
Alla domanda sul rischio di un conflitto tra la Francia e il mondo musulmano, dopo gli attentati di questa mattina a Nizza, la decapitazione del professore Samuel Paty e l’appello al boicottaggio dei prodotti francesi da parte di diversi paesi musulmani, de Gonneville ha dichiarato:
«Innanzitutto la Francia è un paese musulmano. L’islam è la seconda religione in Francia, abbiamo tra i 4 e gli 8 milioni di cittadini francesi di tradizione musulmana. Quindi i primi musulmani che vorrei ascoltare e che ascolterò sono i musulmani francesi».
Potrebbe trattarsi banalmente di un lapsus, per quanto imbarazzante per la nazione che Clodoveo I nel 496 definì «figlia prediletta della Chiesa». Ma in Francia, nel bel mezzo di un durissimo conflitto contro il terrorismo e il radicalismo islamico, non è stato preso bene. Il partito Via (La voce del popolo), l’ex Pcd presieduto da Jean-Frédéric Poisson, ha inviato una lettera aperta al presidente Macron:
« Signor presidente, le parole scandalose [dell’ambasciatore francese in Svezia] devono essere immediatamente denunciate perché non possono che suscitare gli appetiti jihadisti che hanno dichiarato guerra al nostro paese e che vedono cadere come un frutto maturo. Sono parole che possono rovinare ogni proposito di fermezza che lei ha tenuto negli ultimi giorni. La preghiamo dunque di dichiarare immediatamente e senza ambiguità che la Francia, forgiata dalla storia giudaico-cristiana, non è e non può essere un paese musulmano. E poi di dimettere questo ambasciatore dalle sue funzioni».
Questo articolo è stato aggiornato alle 12.35 del 29/10/20 – Foto Ansa