«L’Ue risponda unita al ricatto di Putin sul gas o sarà un disastro»

«Stiamo passando dalla guerra economica all'economia di guerra. Possiamo evitare la recessione ma Bruxelles deve agire in fretta». Intervista a Giovanni Farese, professore di Storia dell’economia all’Università europea di Roma

Non siamo ancora in situazione di emergenza, ma il futuro non promette nulla di buono. Mercoledì la Russia ha consegnato all’Italia il 15% in meno del gas richiesto da Eni. Giovedì il 35% in meno e venerdì il 50% in meno. Formalmente Mosca lo ha fatto per motivi tecnici, ma nessuno si fa illusioni. Tagliando le forniture, infatti, il Cremlino ottiene un triplice vantaggio: 1) impedisce ai paesi europei di stoccare il gas nei depositi in vista di un inverno che si prospetta molto difficile, 2) fa alzare i prezzi e di conseguenza i proventi per la Russia (anche a fronte di forniture inferiori), 3) tiene l’Europa sotto scacco. E «se di fronte al ricatto di Putin sul gas l’Unione Europea lasciasse soli gli Stati membri, allora sarebbe un disastro», dichiara a Tempi Giovanni Farese, professore associato di Storia dell’economia all’Università europea di Roma e Marshall Memorial Fellow del German Marshall Fund of the United States.

Professore, si è sempre detto che il Cremlino non poteva permettersi di tagliare le forniture di gas all’Europa, per non andare in bancarotta. Perché ora sta accadendo?
Come ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi, grazie all’aumento dei prezzi, nonostante i tagli, Mosca non ha diminuito le entrate, ma le ha aumentate. Tra gennaio e aprile ha incassato il 90% in più di entrate fiscali dalla vendita di gas e petrolio rispetto allo stesso periodo del 2021. E quindi si può anche permettere di ridurre le forniture come ritorsione nei confronti delle sanzioni, mettendo l’Europa in forte difficoltà.

L’Italia potrebbe presto entrare in stato di allarme?
Sì, è molto probabile. Il fatto è che in questo momento siamo già in una fase di transizione: stiamo passando da una guerra economica, incentrata sulle sanzioni, all’economia di guerra.

Che cosa significa concretamente economia di guerra?
Un’economia in cui sono cruciali coordinamento e razionamento. Ma bisognerà anche spingere sulle alternative al gas russo come il governo italiano ha fatto con Algeria, Angola e Congo.

Le forniture alternative però non arriveranno subito.
Ed è per questo che occorrerà il razionamento, per limitare la domanda. Si potranno introdurre limiti o tetti alla temperatura del condizionatore in estate o del riscaldamento in inverno, sulla velocità dei veicoli e così via. Sarà necessario eliminare i sussidi universali su carburante ed energia, mantenendoli solo per le famiglie e le imprese che soffrono di più. Così la domanda si ridurrà da sola. Se non basterà, si potrà anche arrivare alla drammatica decisione di limitare la produzione, scegliendo quali aziende fermare. Ma la recessione non è un destino ineluttabile.

Come possiamo evitarla?
In questa fase di passaggio, in cui non siamo in emergenza e potremmo anche non entrarci mai, bisogna riempire gli stoccaggi. Ora siamo oltre il 50% circa e dobbiamo arrivare all’80 o al 90% per affrontare l’inverno in serenità. Ma la cosa fondamentale è rispondere ai ricatti di Putin con un’azione di coordinamento a livello europeo.

Cosa dovrebbe fare Bruxelles?
Innanzitutto, come richiesto da Draghi, fissare un tetto al prezzo del gas, per ridurre le entrate di Mosca e l’inflazione in Europa. Poi dare il via libera ad acquisti comuni, fare in modo che il gas possa fluire liberamente tra i paesi in caso di necessità, provvedere a stoccaggi comuni. Servirebbe anche uno schema finanziario con emissione di debito comune, come avvenuto durante la pandemia, per compensare gli effetti della guerra che sono diseguali tra i vari paesi.

Vaste programme. L’Ue non è certo famosa per unità e rapidità.
Ma siamo dentro una guerra e questo richiede coraggio, lucidità e qualche sacrificio. Putin del resto scommette proprio sul fatto che l’Unione Europea si dividerà. L’unità è l’unica risposta.

Le decisioni vanno prese già al Consiglio europeo della prossima settimana?
Certo, c’è una finestra propizia. Se la prossima settimana il Consiglio approverà uno schema finanziario europeo o un tetto al prezzo del gas, i paesi membri potranno far fronte all’aumento dei costi dell’energia. A sua volta, la Banca centrale europea nel direttivo del 21 luglio si troverà in condizioni più favorevoli per contrastare l’inflazione, senza frammentazione finanziaria. Il coordinamento tra politica fiscale e politica monetaria è ora fondamentale.

E se l’Ue invece procedesse in ordine sparso come spesso accade?
Sarebbe un disastro, ma io sono cautamente ottimista. L’Unione Europea ha fatto importanti passi negli ultimi mesi. La visita comune a Kiev dei leader di Italia, Francia e Germania è un fatto positivo. Evitare la recessione è possibile, se affrontiamo insieme l’economia di guerra. Ma l’Europa deve rispondere in modo unito a Putin.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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