«Tutto comincia da qui». La foto di gruppo scattata da James Webb

Trasportati e attratti dalla bellezza delle immagini del telescopio della Nasa, siamo come i navigatori di una volta: non vedevamo l’ora che tornassero le stelle

Una delle immagini dell’Universo riprese dal telescopio spaziale James Webb e pubblicate dalla Nasa

Il telescopio James Webb ha finalmente aperto gli occhi sull’Universo. «Tutto comincia da qui», come dice Mickey nel film I Goonies del 1985. Con un Joe Biden visibilmente eccitato, la NASA rilascia le sue prime immagini acquisite con il telescopio più grande che sia mai stato costruito e spedito nello spazio a 1 milione di km dalla Terra: 18 parti esagonali di berillio per un diametro totale di 6 metri.

Foto di gruppo a neonati, ragazzi, adulti e anziani

Gli americani in campo mediatico sono imbattibili, e infatti bastava seguire cinque minuti della diretta dalla NASA per pensare come da un momento all’altro avremmo visto o un alieno o un pianeta extrasolare circondato da uno striscione con la scritta “benvenuti”. Hanno fatto il giro del mondo le cinque immagini del James Webb rivelate in due puntate, seguite da milioni di persone. D’altra parte ce l’avevano detto: questo telescopio sarà più potente di Hubble, il telescopio spaziale che per 30 anni ha rivoluzionato il modo con cui l’uomo concepiva l’Universo tanto da essere definito il più grande salto di conoscenza dell’umanità.

Delle cinque immagini rivelate la più interessante è la prima (in basso a destra nel montaggio qui sopra). Colpisce subito la nitidezza, la raffinatezza per dirla alla Cassano. Quella in cui si vedono centinaia di galassie poste a distanze diverse e, quindi, di epoche diverse: come osservare una foto di gruppo fatta a neonati, bambini, ragazzi, adulti e anziani. L’immagine, tecnicamente si chiama deep field, è stata ricostruita dopo solo 12 ore di acquisizione; per rendere l’idea, in passato, per ottenere un’immagine simile era necessario che il telescopio Hubble compisse tra le 700 e le 800 orbite attorno alla Terra, e poi l’elaborazione richiedeva settimane se non mesi. La stessa porzione di cielo è stata fotografata anche da Hubble e noterete subito le differenze risolutive, la ricchezza di dettaglio, la qualità.

Un viaggio indietro nel tempo

Stiamo assistendo a una velocità di elaborazione che permetterà di ottenere centinaia di deep field: per spingerci dove? Lo scopo dichiarato è quello di vedere le galassie appena nate, ossia 100-200 milioni dopo il Big Bang ma non solo: capiremo come si evolvono le galassie, come nascono le stelle e i sistemi planetari all’interno delle nubi molecolari, identificheremo migliaia di esopianeti e regioni sconosciute, probabilmente abbozzeremo anche qualche tentativo di risposta alla fatidica domanda “siamo soli nell’universo?”.

Osservare quell’immagine ci porta indietro nel tempo: la luce delle galassie può propagarsi per distanze incredibili con o senza variazioni di percorso (tramite intensi campi gravitazionali). Osservare galassie distanti 13-14 miliardi di anni luce significa vedere come erano 13-14 miliardi di anni fa, e gratis.

Ma questa luce debolissima ha bisogno di secchi che la sappiano raccogliere: il James Webb è il più grande secchio spaziale raccoglitore di luce di tutti i tempi.

Sulla soglia di una nuova era

Siamo sulla soglia di una nuova era. Durante le dirette live dalla NASA più volte si è detto che «stiamo vivendo in un’epoca molto interessante», attesa e fermento incredibili, a livelli di hype della corsa alla Luna degli anni Sessanta. Di questi due giorni, affascinanti dal punto di vista cosmologico, colpisce vedere come molti si sentano trasportati e sentimentalmente attratti da questa bellezza, da questa immensità, dal cosmo. Ed è proprio così. Secoli fa, quando ci si trovava in mare di notte, senza radio e gps, le nuvole o la tempesta spesso coprivano il cielo stellato. I naviganti non vedevano l’ora che tornasse il cielo limpido per orientarsi con le stelle.

Desiderio deriva da de e sidus (cioè stella), plurale sidera: letteralmente avvertire la mancanza delle stelle. Nostalgia delle stelle: cioè desiderio di una mancanza. Le stelle e il cosmo riaccendono il desiderio di senso, di verità e di bellezza. Anche noi come i navigatori di una volta, non vediamo l’ora che tornino le stelle. 

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