I vegani inglesi sono no vax che ce l’hanno fatta

Nel Regno Unito il veganesimo, contrario ai vaccini, è una religione. E i suoi adepti sono liberi di non vaccinarsi (e non possono essere discriminati)

Un’attivista vegana indossa una mascherina di lattuga per sensibilizzare sull’origine animale di virus come il Covid (foto Ansa)

C’è una falla nel sistema. La battaglia dei no vax ha un alleato forse imbattibile, il veganesimo. Imbattibile almeno nel Regno Unito, ché in Italia manco a pensarci, per fortuna.

Contagi in aumento

A Londra e dintorni in questi giorni il numero dei contagi è tornato ad aumentare sensibilmente, superando la soglia dei 40mila nuovi positivi al giorno (gli inglesi fanno quasi un milione di tamponi in 24 ore, in Italia 4-500mila). Contemporaneamente si segnalano code lunghissime fuori dai pronto soccorso e reparti in difficoltà – non soltanto per il Covid, anzi – e qualcuno si chiede se non sia il caso di reintrodurre l’obbligo di green pass che il governo Johnson ha tolto quando i dati della pandemia sembravano incoraggianti.

Molti governi guardano all’esempio italiano, unico paese ad avere ovviato alla difficoltà di imporre l’obbligo vaccinale introducendo l’obbligo di certificazione verde per accedere al posto di lavoro. I no vax non esistono soltanto da noi, e la Gran Bretagna è uno di quei posti in cui la difesa dei diritti civili arriva al parossismo. Si dà il caso infatti – lo raccontava Italia Oggi – che in Inghilterra essere vegani sia considerata una protected characteristic, una condizione per cui non si può essere discriminati dalla legge.

No vax? No, vegano

Le protected characteristic sono età, disabilità, la transizione di genere, il matrimonio e le unioni civili, la gravidanza e la maternità, la razza, la religione o il credo, il sesso e l’orientamento sessuale. Il veganesimo è considerato dunque un credo, e pertanto non può essere discriminato. Ora si dà il caso che i vegani “etici” non si limitino a non mangiare carne o cibi di origine animale, ma siano contrari a qualsiasi sfruttamento degli animali. I vaccini però sono testati anche sugli animali, cosa che impedisce moralmente a uno stretto osservante del veganesimo di vaccinarsi.

Una delle idee sul tavolo a Londra è quella di scaricare sulle aziende l’obbligo di fare vaccinare i propri dipendenti. Ma come potrebbe un’azienda discriminare un vegano etico che in forza della sua protectected characteristic dicesse di no al vaccino? Bel problema, anche perché si parla di circa mezzo milione di persone, e come era ovvio da agosto i no vax si stanno organizzando col passaparola: dirsi vegani per non essere costretti a fare una cosa che non vogliono fare.

Cortocircuito dei diritti

La questione non lascia indifferenti i vegani, diversi di loro hanno comunque scelto di vaccinarsi, ma resta il fatto che a loro è “permesso” dire di no. L’aspetto più interessante della vicenda è che il veganesimo è ormai trattato alla stregua di una religione, e che in nome della non discriminazione si accetta che i suoi adepti tengano una posizione che normalmente viene bollata come irresponsabile, pericolosa e antiscientifica. La corsa al riconoscimento di qualunque diritto come civile, umano e inalienabile genera cortocircuiti da cui è difficile uscire.

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