Francesco Agnoli, “Case di Dio e ospedali degli uomini”

«Adesso sembra che non ci sia bisogno della carità ma solo della scienza e del diritto degli operatori e degli ammalati, ma in fondo gli ospedali necessitano dello stesso impeto degli ospedali di una volta». Pubblichiamo la recensione dell'ultimo libro di Francesco Agnoli che appare sul numero di Tempi in edicola

Parte dello studio anatomico e medico è nato nell’antica Grecia. Ma in quel periodo non c’è traccia di ospedali, lebbrosari, case d’accoglienza per orfani o prostitute. Solo con l’avvento del cristianesimo si sono sviluppate la medicina e l’accoglienza. In Case di Dio e Ospedali degli Uomini (edizione Fede e Cultura, 120 pagine, 13,50 euro) Francesco Agnoli racconta la nascita degli ospedali sorti dapprima grazie alla carità dei monaci, poi da quella di laici o altri religiosi cattolici.

Lo storico Paolo Caucci afferma: «È un fatto che la medicina e il suo sviluppo abbiano nelle loro radici il fondamento dell’ospitalità e della carità più che un interesse scientifico, che sarebbe sorto invece dall’applicazione di questi princìpi. Una carità che vedeva la sofferenza come sofferenza di Cristo. È questo che ha generato un passaggio di civiltà». Di qui la malattia non verrà più concepita come colpa e il malato non più come reietto. Perciò, i conventi aprirono le porte ai bisognosi, separando e nello stesso tempo unendo scienza medica e cura dell’anima. Nel Medioevo poi nacquero i primi ospedali. Mentre durante le pestilenze la Chiesa sviluppò ulteriori opere.

Nel testo sono presenti diversi accenni alle biografie di uomini e santi che crearono strutture d’accoglienza da fare invidia agli ospedali moderni e che fanno dire a Giancarlo Cesana nella prefazione: «Adesso sembra che non ci sia bisogno della carità ma solo della scienza e del diritto degli operatori e degli ammalati, ma in fondo gli ospedali necessitano dello stesso impeto degli ospedali di una volta». Perché «la medicina moderna guarisce, ma, curando meglio, produce malati cronici. Malattia e morte possono essere nascoste sotto lo scintillio delle apparecchiature, ma non sono meno drammatiche. I malati hanno bisogno di qualcuno che li assista oltre l’impotenza delle medicine. Altrimenti, senza amore e senza speranza, è meglio morire».

Parte del ricavato ottenuto con questo libro andrà al Medv (Movimento europeo difesa vita) per un progetto di aiuto economico al Caritas Baby Hospital di Betlemme.

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