Formigoni a Tempi: «Questa è la “nota lobby” che mi vuole massacrare»

«È in atto l’ennesimo tentativo di delegittimarmi dal punto di vista politico e personale. Ma nessun atto della giunta è stato impugnato dai pm». Il governatore lombardo ci spiega chi sta cercando di far cadere la sua giunta. La sinistra, Gad Lerner, la magistratura e la Lega. Pubblichiamo l'intervista che appare sul numero di Tempi 04/2012, in edicola da oggi.

Domenica 22 gennaio, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia è andato all’assemblea di Sinistra e Libertà a Roma e ha annunciato: «Vi porto una buona notizia, oggi Bossi è stato fischiato dai militanti della Lega. L’altra buona notizia è che il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, si sta per dimettere e se non lo farà lo “dimetteremo” noi». 

Presidente, ma non era nata una certa “amicizia istituzionale” tra voi due?
Posso dire che nella giornata di lunedì 23 gennaio Giuliano Pisapia mi ha telefonato chiedendomi scusa, dicendo che è stato un errore e che comunque è stato male interpretato. Per me l’incidente è chiuso.

Considerata la sfilza di arresti, è normale che lei e la sua giunta siate finiti nel fuoco delle polemiche. Però Repubblica è stata particolarmente livorosa nei suoi confronti. Come se lo spiega? Solo inimicizia politica o c’è dell’altro tra lei e il giornale di Carlo De Benedetti?
Nulla di nuovo sotto il sole. È il metodo che conosciamo di quella che l’indimenticato presidente Francesco Cossiga chiamava “la nota lobby”. E cioè il tentativo di massacrare l’avversario e di delegittimarlo dal punto di vista politico, personale, morale, dimenticando che nulla è stato contestato nelle inchieste della magistratura, né alla giunta regionale, né a me personalmente. D’altra parte la parola d’ordine lanciata dal primo editoriale di Repubblica (Gad Lerner, 1 dicembre 2012, ndr) è stata, vado a senso, “ora che abbiamo abbattuto Berlusconi bisogna impedire che il centrodestra rinasca dalla Lombardia, all’armi, occorre radere al suolo il presidio lombardo a partire da Formigoni”.

Però non solo Repubblica, ma anche il Fatto quotidiano ha adombrato una presa di distanza dei vertici di Comunione e Liberazione da Roberto Formigoni.
Anche qui, nulla di nuovo. Del tentativo di distruggere completamente l’avversario fa parte il metodo di descriverlo isolato e scomunicato dal suo partito, dai suoi amici, dai suoi fratelli. Se ripenso a quante volte nel corso della mia storia umana e politica è accaduto questo tentativo di linciaggio, per contarle devo usare ben più delle dita di entrambe le mani.

Di Massimo Ponzoni, il giovane consigliere Pdl arrestato con una sfilza di pesantissime accuse, la cronaca racconta di cene ad Arcore dove lei e Mariastella Gelmini ne caldeggiavate fortemente la ricandidatura. Col senno di poi, crede di aver commesso un errore?
Massimo Ponzoni è stato candidato per il Pdl anche nelle elezioni del 2010 perché nulla risultava contro di lui. E Roberto Formigoni al pari di Mariastella Gelmini e al pari di tutti i dirigenti del Pdl hanno fatto campagna elettorale per il proprio partito, come è giusto e doveroso che sia.

Dunque non ha nulla da dichiarare in merito a quanto la magistratura contesta ai consiglieri del Pdl arrestati?
Intanto Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni si sono prontamente dimessi dalle cariche istituzionali. Mentre non lo ha fatto Filippo Penati, anch’egli indagato per gravissime ipotesi di reato, mentre il consigliere Angelo Costanzo del Pd è stato dichiarato decaduto dalla giustizia ordinaria per gravi irregolarità della sua candidatura. Quanto alle contestazioni della magistratura a Nicoli Cristiani e Ponzoni, esse sono rivolte ad atti personali dei due consiglieri. Atti che non hanno interferito per nulla con l’attività della giunta da me presieduta. Se non riusciranno a dimostrare la loro innocenza ne risponderanno, ma la giunta non ha nulla da temere.

Senta, però in Lombardia di indagati ormai ce ne sono davvero tanti: Minetti, Nicoli Cristiani e Ponzoni per il Pdl; Costanzo e Penati per il Pd; Bossi Jr., Rizzi, Ciocca e Belotti per la Lega. Ritiene che sia proprio così indecente questa proposta del Pd di sciogliere l’assemblea e andare a elezioni anticipate?
Nessun atto della giunta regionale è stato impugnato dalla magistratura e a nessun membro di giunta sono state rivolte accuse. La richiesta di dimissioni è assolutamente strumentale. Forse che qualcuno domandò le dimissioni di Pier Luigi Bersani quando il suo principale collaboratore, Penati, scelto personalmente dall’attuale leader del Pd, fu colpito dalle indagini?

Bossi vi ha detto che «se Berlusconi non molla Monti, la Lega molla Formigoni». Il Pdl sembra voglia replicare con una manifestazione antileghista. È davvero la fine di una storica alleanza?
Guardi, abbiamo cominciato la settimana confermando tutti i nostri incontri in programma. Si è appena svolta la riunione di maggioranza tra Lega e Pdl. Ci presenteremo insieme in Consiglio regionale e la giunta si svolgerà regolarmente. Non c’è nessuna avvisaglia di crisi in Lombardia. D’altra parte sarebbe demenziale, per una divergenza sul piano nazionale, l’appoggio a Monti o meno, far saltare tutti i governi del Nord retti dalla coalizione Pdl-Lega.

A che punto è il rimpasto di giunta?
Ci sto lavorando, voglio dare un segnale forte pur non avendo nulla da rimproverare a nessuno dei miei assessori.

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