Finalmente abbiamo un governo “politico”

Prime interviste dei neoministri che mostrano consapevolezza della gravità del momento, ma non rinunciano a dire e spiegare le loro idee. Dopo gli esecutivi grillini e tecnici, una novità

L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi accoglie Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Roma, 23 ottobre 2022 (Ansa)

Giudicare un governo dalle parole prima che dai fatti è rischioso. Ma se già qualcosa si può dire di un esecutivo appena formato è che le varie interviste pubblicate in questi giorni ai neoministri segnalano una discontinuità col governo precedente. E cioè che ora abbiamo ministri “politici” e che dunque fanno politica, cercando di spiegare le loro intenzioni, la loro visione del mondo, le loro scelte.

Un “tecnico” può rifugiarsi, almeno dialetticamente, dietro il paravento della propria competenza: “Si fa così perché si deve fare così”. Anche questo, a ben vedere, è un artificio retorico (una scelta è sempre “politica”, la neutralità non esiste nemmeno nel mondo dei competenti). Ma un politico non ha nemmeno questa scappatoia, deve spiegare di fronte all’elettorato “perché” vuol fare qualcosa e “come”. Deve rispondere a qualcuno.

Stile Meloni

Il tempo dirà se i ministri del governo Meloni saranno dei buoni ministri. Intanto parlano e rilasciano interviste, dicono, sono ciarlieri e già ci sembra una buona novità, sempre che questa loquacità non diventi poi logorrea – facendoci pentire di questa nostra annotazione.

Intanto sembrano aver bene recepito il suggerimento e lo stile di Giorgia Meloni: orgoglio per la propria identità, stile sobrio adeguato al momento difficile del Paese (se si eccettuano i post decisamente kitsch della ministra Bernini), “fretta” di mettersi al lavoro, soprattutto per affrontare il tema del caro bollette.

Urso e le imprese

Ecco allora il ministro Adolfo Urso (Mise) dire al Corriere che vuole trasformare il suo ministero in un “difensore civico” delle imprese, proteggendo ma anche investendo, senza troppi paraocchi ideologici (Urso parla di partnership con Francia e Germania, alla faccia di tante critiche ingenerose sull’autarchia di questo governo), sfruttando fonti come «fotovoltaico, solare ed eolico ma anche geotermico» e non dimenticando le «nuove trivellazioni nel Mar Adriatico».

Nordio e la giustizia

Parla ancora al Corriere il ministro Carlo Nordio (Giustizia), che non cade nella trappola di chi lo vuole presentare come un pasdaran – cosa che, nei fatti, non è -, ma senza rinunciare a difendere le sue idee (sulla legge Severino, sull’ergastolo, sulle intercettazioni).

Dice Nordio: «La politica è mediazione». Lui si atterrà al programma del centrodestra, quindi «l’abolizione della Severino non c’è. E io non la abolirò», mentre c’è la separazione delle carriere tra pm e giudici e su questo si applicherà, senza toccare «l’indipendenza della magistratura». Semmai la sua priorità sarà «accelerare i processi».

Pichetto Fratin e l’ambiente

Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica) rilascia un’intervista al Giornale tutta all’insegna di voler trovare il «giusto equilibrio» tra esigenze ambientali e di sviluppo, rifiutando le letture preconcette dei “talebani del green”.

E al Giornale parla anche Francesco Lollobrigida (Agricoltura), ben consapevole di un certo impoverimento del settore così come delle sue potenzialità («il nostro agroalimentare ha raggiunto oltre i 500 miliardi di produzione annua, ma poggia su un sistema estremamente fragile»).

Roccella e l’aborto

Infine va segnalata la bella lettera che Eugenia Roccella (Famiglia, natalità e pari opportunità) ha scritto alla Stampa in cui si difende – e contrattacca – sulla questione dell’aborto, bandiera usata dalla sinistra e da un certo mondo femminista per attaccare Meloni («Non mi sembra – scrive – ci sia in circolazione molta reale curiosità per chi la pensa diversamente, e dietro tutta la retorica della diversità temo si nasconda solo la voglia di rimanere ben chiusi nelle proprie certezze»).

Ci sarà tempo per dettagliare, spiegare, criticare. Ma dalle prime parole dei suoi ministri, il governo dà l’impressione di volersi presentare come un esecutivo pragmatico, equilibrato, volto a difendere l’interesse nazionale. Non sarà tutto, ma è già molto rispetto agli esordi degli ultimi governi gialloverde e giallorosso. O qualcuno ha nostalgia dei ministri che promettevano di «abolire la povertà»?

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