Filippo Santoro scrive ai tarantini e parla di Ilva, famiglia e politica: «Andate a votare!»

L'arcivescovo di Taranto scrive ai fedeli: «La crisi che ci raggiunge in Italia e particolarmente a Taranto è una grande provocazione ad una fede viva»

Caso Ilva: Taranto non è una città «depressa e inesorabilmente avviata alla decadenza», come la ritraggono i mass media, ma vive la sua «prova», che è il «momento della profezia, della solidarietà e della costruzione del bene comune». A descrivere i sentimenti profondi della gente della città di Taranto e provincia, nei giorni in cui l’Italia intera è in apprensione per i 6500 cassintegrati appena annunciati dall’Ilva, è monsignor Filippo Santoro, suo arcivescovo. «Una politica che non decide crea un deficit di democrazia», ha ricordato ieri Santoro in un incontro pubblico con il direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno in cui ha esortato a trovare soluzioni percorribili per ridurre gli «enormi» numeri della cassa integrazione.

STUPORE PER LA RINUNCIA DEL PAPA. Inoltre, in un messaggio ai fedeli in occasione della Quaresima, Santoro, oltre a ricordare il gesto di rinuncia di papa Benedetto XVI («Abbiamo fiducia che è il Signore Gesù che ci conduce e ci farà sperimentare una nuova primavera», «una primavera anticipata da un gesto insolito sì, ma di rara audacia e umiltà, che ci insegna che il bene della Chiesa viene prima di qualsiasi cosa») l’arcivescovo è entrato anche nel merito delle difficoltà cittadine. «La crisi che ci raggiunge in Italia e particolarmente a Taranto è una grande provocazione ad una fede viva». Questo, spiega, è il «punto di partenza per una novità anche nella società». Poi precisa: «La Chiesa non è la sponda che ammortizza i problemi sociali o che offre facili ricette tentando di rappacificare gli animi. La nostra ricchezza secolare è la fede; quella che ha dato forza al nostro popolo nei momenti più critici e che è stata fonte di solidarietà».

LA FEDE: UN DONO PER LA CITTA’. «La nostra fede – ha detto Santoro – è chiamata ancora una volta ad illuminare i drammi della nostra città: la salute, l’ambiente, il lavoro. Ci aspettavamo un balzo nella direzione del bene comune, e invece, man mano che l’attenzione mediatica si va allentando, sembra dominare la rassegnazione e anche gli intenti sembrano intorpidirsi». La campagna elettorale, poi («silenziosa sui problemi delle famiglie e fuorviante ed offensiva per proclami e promesse molte volte irrealizzabili»), sta, di fatto, «celebrando una diaspora dei cattolici che rende difficile l’orientamento».

ANDATE A VOTARE! Proprio il disorientamento che serpeggia tra la sua gente, spinge Santoro ad usare parole chiare per giudicare la politica e i politici: «A coloro che si propongono di governare il Paese – suggerisce –, occorre chiedere innanzitutto quali iniziative potranno rendere possibile un ambiente sano e libero dai veleni dell’inquinamento, perché la salute del nostro popolo non venga distrutta». E poi occorre chiedere anche «come i candidati rispondono ai giovani che non hanno nessuna prospettiva di lavoro e che sono invitati brutalmente ad emigrare. Quali iniziative si stanno effettivamente prendendo per la difesa del posto di lavoro e particolarmente per il futuro dei nostri giovani». Occorre sapere, poi, «come è tutelato il bene della casa contro la difficoltà sempre più grave di pagare il mutuo e di sostenere la vita della famiglia e l’educazione dei figli». Ma il giudizio più netto Santoro lo enuncia sul tema della famiglia: «Chiediamo che sia pienamente rispettata la vita dal concepimento sino al suo termine naturale. Nella confusione tra famiglia e famiglie noi riconosciamo che la persona si realizza pienamente nella famiglia secondo il piano di Dio». E ancora, a scanso di facili equivoci: «Rispettiamo pienamente i diritti individuali, ma l’investimento più grande nella società deve essere per la salvaguardia e difesa della famiglia, composta dall’uomo e dalla donna, aperta alla generazione dei figli e che continua ad essere la cellula fondamentale della società. Questo è particolarmente importante nella scelta dei nostri candidati al Parlamento». Così come «dobbiamo anche scegliere con attenzione persone disposte a investire nell’educazione integrale delle giovani generazioni». Sarà poi necessario che, «accanto al rigore della politica di bilancio, ci siano decisioni che favoriscano la crescita del nostro Paese e specificamente della nostra terra». Ed è per questi motivi che «il primo passo è andare a votare!».

ENRGIE PER LA RINASCITA. Santoro ha poi in serbo ancora parole di stima e incoraggiamento per la sua città: «Lavoriamo intensamente per una stagione diversa per la nostra Taranto che non è solo industria pesante, ma storia e cultura. Taranto è la sua provincia, nella sua tradizione agricola. Taranto è il suo mare. Taranto è la sua Città Vecchia, con la quale bisogna riconciliarsi per riqualificarla».
Santoro è consapevole di come oggi Taranto possa dare di sé «l’immagine di una comunità che non ha cura delle sue radici», tuttavia «nella nostra gente ci sono le energie e le capacità per rinascere e per ricostruire un ambiente di vita degno in questo angolo del creato di grande bellezza». E conclude: «Ora che Taranto vive la sua prova è il momento della profezia, della solidarietà e della costruzione comune».

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