Extinction Rebellion e Just Stop Oil «non c’entrano nulla con il pianeta da salvare»

Una ex attivista del gruppo che ferma il traffico e imbratta opere d'arte per il clima lo descrive come una setta di fanatici manipolati che parlano di apocalisse senza basi scientifiche né proposte alternative

Due attivisti di Just Stop Oil incollati alla “Primavera” di Botticelli lo scorso luglio agli Uffizi di Firenze (foto Ansa)

A cosa serve imbrattare I Girasoli di Van Gogh, incollarsi al pavimento di uno showroom della Volkswagen, bloccare il traffico sul Grande raccordo anulare o gettare vernice sulla facciata del Senato urlando che il mondo sta andando verso l’estinzione, i cambiamenti climatici stanno bruciando il pianeta e che moriremo tutti? Questa la domanda che ci facciamo da quando – con sempre maggiore costanza – gli attivisti di Extinction Rebellion e di Just Stop Oil hanno cominciato a moltiplicare le loro azioni dimostrative per scuotere le coscienze dell’occidente produttore di CO2. Una domanda che avrebbe una risposta scontata, “a niente”, se non fosse per l’irragionevole e stucchevole sostegno che arriva a questi attivisti dalle penne annoiate e interessate di certi commentatori e direttori di giornali.

Il conto in banca di Al Gore sale più del livello degli oceani

Pochi giorni fa, al forum economico di Davos, l’ex vicepresidente americano democratico Al Gore ha detto con parole nuove vecchi concetti che va ripetendo da un paio di decenni, e cioè che il mondo sta bruciando, gli oceani si innalzeranno sommergendoci, i poli si scioglieranno del tutto e che l’uomo sta immettendo nell’atmosfera un quantitativo di gas serra equivalente a 600.000 bombe atomiche come quella che ha distrutto Hiroshima al giorno.

Come ha fatto notare Fox News, quasi tutte le profezie di Gore si sarebbero già dovute avverare, e invece sono ancora molto lontane dalla loro realizzazione, e più che il livello del mare in questi anni ad aumentare è stato il conto in banca dell’apocalittico Al, come ha calcolato il Daily Mail, tutto grazie al suo ruolo di agitatore di sventure climatiche. Almeno è chiaro che tra le motivazioni ideali che spingono l’ex vice di Bill Clinton a ricordarci che moriremo tutti di riscaldamento globale, anzi forse siamo già morti e ancora non lo sappiamo, ci sono i soldi.

Just Stop Oil? «Un lavaggio del cervello». Parola di ex

Cosa spinge invece gli attivisti di Extinction Rebellion a fare quello che fanno, dalle azioni di “disobbedienza” alle comparsate in tv? Lo spiega una di loro, anzi una che ne è uscita, e oggi parla di quel periodo della sua vita come di un continuo lavaggio del cervello subìto. «Just Stop Oil non ha nulla a che fare con il salvare l’ambiente o sensibilizzare le persone all’emergenza climatica. È una storia che parla di un uomo, delle sue ambizioni di rivoluzione e potere, e dei ragazzini innocenti a cui ha fatto il lavaggio del cervello perché eseguissero i suoi ordini. Un giorno, spero che l’incantesimo possa essere spezzato».

In un lungo articolo scritto per The Free Press, Zion Lights racconta i suoi sedici anni di attivismo ambientalista diventati una sorta di incubo totalitario in cui le sue idee e il suo pensiero non contavano più nulla di fronte alla irragionevole “verità” catastrofista proclamata da Roger Hallam, cofondatore e guru di Extinction Rebellion. Hallam, 56 anni, è un ex agricoltore biologico radicalizzatosi e votatosi all’attivismo dopo che la sua azienda agricola in Galles è fallita per – dice lui – colpa delle condizioni meteorologiche estreme.

Attivisti e dipendenti lo definiscono «un genio», lui – scrive Zion Lights – non fa che ripetere che a causa dei cambiamenti climatici «guerre, omicidi e “lo stupro di giovani donne su scala globale” sono dietro l’angolo», dice che l’Olocausto è «una stronzata», si definisce profeta e dimostra il suo essere martire facendosi arrestare regolarmente. Ma «mentre insiste che sta salvando la specie umana dall’Armageddon, non fa nulla per prevenirlo, ad esempio facendo pressioni per cambiare le leggi, chiedendo di eleggere politici che hanno la sostenibilità ambientale nel programma o lottando per soluzioni reali».

La “setta” di Roger Hallam e gli allarmi di Greta Thunberg

Più che un’associazione di persone, una setta: «Roger sa che i suoi seguaci, per lo più giovani uomini e donne, provano un immenso senso di colpa per il loro stile di vita ad alto contenuto di carbonio. Lui fa leva sul loro senso di colpa e sulla loro ansia per il futuro». Un culto, dice l’ex attivista, che offre ai propri adepti una salvezza e uno scopo riempiendoli di terrore: la descrizione delle dinamiche interne a Extionction Rebellion offre l’immagine di un gruppo di persone succube di un manipolatore che tiene tutti sotto a «un incantesimo» con il mantra del moriremotutti. Hallam non è un eccentrico idealista le cui azioni sono discutibili ma in fondo innocue, il suo approccio catastrofista è quello che ha segnato e segna l’atteggiamento di gran parte dell’ambientalismo contemporaneo.

Scrive ancora Zion Lights: «Non è solo Roger Hallam che ispira terrore e devozione nel suo gregge. Questa modalità caratterizza tutto il movimento per la lotta ai cambiamenti climatici. Basti pensare a Greta Thunberg, arcangelo e profeta di sventura allo stesso tempo, che disse al forum di Davos nel 2019: “Voglio farvi venire il panico”. Anche lei è stata fortemente influenzata da Extinction Rebellion: nel 2018, a 15 anni, venne invitata a partecipare alla sua prima assemblea, che attirò più di 1.000 persone a Parliament Square a Londra per una “Dichiarazione di ribellione”».

Da allora «Greta ha rilanciato il messaggio dell’imminente apocalisse ai suoi 5,8 milioni di follower sui social, costruendo nel frattempo il proprio culto della personalità. Quando un movimento che si autodefinisce compassionevole e democratico sembra affidarsi così pesantemente a figure messianiche che vendono rovina e oscurità, bisogna chiedersi: è davvero questo il modo più etico per cambiare il mondo?». Serve rispondere?

Se lasci Extinction Rebellion sei un “negazionista”

Dopo essersi accorta che qualcosa non andava, Zion Lights ci ha messo un po’ a decidere di lasciare il gruppo: veniva mandata in tv a dire che «sei miliardi di persone moriranno entro la fine del secolo a causa del cambiamento climatico», «una cifra inventata da Hallam», confessa, e a rispondere che «non siamo qui per offrire soluzioni» quando le veniva chiesto che cosa si potesse fare per salvare il pianeta. Nel giugno del 2020 Zion Lights ha lasciato Extinction Rebellion, che subito ha fatto un comunicato definendola “negazionista climatica” e intimando ai media di non intervistarla più.

Zion Lights continua a essere preoccupata per il futuro del pianeta, pensa che cambiare i comportamenti delle persone in fatto di consumi energetici sia utile ma si è messa con realismo a cercare soluzioni alternative, e a sostenere il nucleare: «Se smettessimo di usare il petrolio oggi, migliaia di persone verrebbero spinte in una crisi energetica ancora peggiore e le ruote della società smetterebbero di girare. Abbiamo bisogno di sostituire i combustibili fossili, ma con alternative reali, non con la cancellazione radicale che Roger vuole».

Nel frattempo Roger Hallam è uscito da Extionction Rebellion e si è messo a riorganizzare la sua fazione più estrema, Just Stop Oil, che fa parte della stessa rete di Ultima Generazione, il collettivo che in Italia blocca il traffico, imbratta le opere d’arte e piace ai direttori dei giornali che strizzano l’occhio al mainstream più progressista. Una rete che «non ha nulla a che fare con il salvare l’ambiente o sensibilizzare le persone all’emergenza climatica». Parola di chi ci è stata dentro.

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