Ex consigliere di D’Alema: «Renzi? Per il sistema è peggio di Berlusconi, infatti i magistrati lo stanno già puntando»

Inchieste in arrivo sul segretario del Pd? Velardi ci scommette: «La casta giudiziaria sta reagendo a lui nello stesso modo in cui reagì a Berlusconi»

Matteo Renzi è per “il sistema” un’anomalia perfino più indigesta di Berlusconi, lui potrebbe addirittura riuscire a riformare davvero la giustizia, ecco perché le procure lo hanno già messo nel mirino. È questo in sintesi l’avvertimento lanciato al segretario del Pd da Claudio Velardi, uomo di sinistra da sempre, ex consigliere di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi e oggi editore di area democrat. Intervistato da Barbara Romano per Libero, Velardi sostiene che «i magistrati sono terrorizzati da Renzi e faranno di tutto per farlo fuori». Si tratta, spiega, di una «previsione» ricavata da «un’analisi del sistema politico italiano. Da 20 anni, non appena esce fuori il protagonista di un partito su scala nazionale o locale, i magistrati puntano a impallinarlo. Fin quando un politico sta nelle retrovie, le toghe se ne disinteressano. Non appena emerge, gli fanno lo screening e cercano di condizionarlo».

PREDOMINIO E VISIBILITÀ. Questo accade secondo Velardi «perché i magistrati puntano a mantenere il loro predominio sul sistema», e come un po’ tutte le corporazioni in Italia sono refrattari alla novità: «Anche i grandi burocrati, i sindacalisti e i giornalisti, la prego di non omettere la nostra venerata categoria, hanno paura che il sistema possa rimettersi in moto», dice. Si tratta però di «un meccanismo che scatta in automatico», precisa l’ex uomo di D’Alema: «Non penso che ci sia un disegno. Le procure si muovo per conto loro. Magari il giudice che aprirà un fascicolo su Renzi sarà di Magistratura democratica o di Magistratura indipendente. Queste sono vecchie divisioni ormai». Il «punto vero» è che «tutti i pm puntano alla visibilità», e sfruttando il perverso meccanismo della giustizia italiana, anche se magari «il 90 per cento delle loro iniziative sono farlocche», possono sempre contare sul fatto che nel nostro paese «l’inquisito è già condannato»: et voilà, il gioco è fatto, «il magistrato si è guadagnato la sua fetta di visibilità. Se poi è talmente incapace che neppure la categoria lo difende, si butta in politica. Vedi Ingroia, De Magistris e Trifuoggi».

LA RIFORMA INNOMINABILE. Probabilmente è appunto per prevenire questa tagliola automatica che Renzi «ha cominciato a parlare della necessità di una riforma della giustizia durante le primarie», spiega Velardi. «Non era scontato, perché questo è un tema impopolare a sinistra», e infatti è subito partita l’equazione “Renzi uguale Berlusconi”. Davvero i due hanno forti analogie, «entrambi rappresentano altro rispetto a un sistema che non vuole scossoni», osserva l’ex dirigente del Pci. Ma proprio perché il sindaco di Firenze non è Berlusconi «indubbiamente fa più paura», dal momento che «è più difficile rinchiuderlo negli schemi» e «i magistrati sono letteralmente terrorizzati da lui». Anche perché Renzi a differenza del Cavaliere la riforma della giustizia potrebbe realizzarla davvero: «Se porterà a casa il suo trittico di riforme legge elettorale, eliminazione del Senato e Titolo V, si rafforzerà e la sinistra del Pd dovrà bersi la riforma della giustizia».

PRIME AVVISAGLIE. Velardi insomma ne è certo: «La casta giudiziaria sta reagendo al fenomeno Renzi nello stesso modo in cui reagì all’entrata in scena di Berlusconi». Ma quale magistrato lo starebbe puntando? «Già la procura di Firenze gli ha dato qualche noia», ricorda Velardi, e inoltre «la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta su 600 euro spesi da Renzi quando era presidente della Provincia di Firenze», aggiunge la Romano. «Ma non conta quale sia il tribunale», riflette l’intervistato: «Se la procura di Trani si occupa delle grandi multinazionali, per come funziona la giustizia in Italia, qualunque magistrato può svegliarsi un giorno e avviare un’indagine sul fatto che Renzi s’è messo le dita nel naso».

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