Siamo entrati nell’era prebellica (sulla pelle degli ucraini)

Lo squilibrio di forze tra Russia e Ucraina è «drammatico». Mentre Putin può continuamente arruolare soldati, così non può fare Zelensky. Intanto l'Europa si riarma

Zaporizhzhia, Ucraina, 22 marzo 2024 (Ansa)

La guerra in Ucraina durerà ancora a lungo. La mossa di Vladimir Putin di richiamare 147.000 coscritti segnala che lo stesso presidente russo è convinto che il conflitto non si risolverà a breve: il loro addestramento durerà almeno un anno e, anche se le autorità russe hanno assicurato che questi soldati non saranno inviati in Ucraina, tutto spinge a pensare che ben altri siano i calcoli dell’autocrate russo. Che, intanto, continua la sua opera di propaganda, insistendo nell’additare Kiev come responsabile della strage al Crocus City Hall. Al suo fianco, il capo della Chiesa ortodossa Kirill che è tornato a parlare di «guerra santa».

Mentre la Russia continua ad ammassare truppe, l’Ucraina vive un momento di grande difficoltà. La guerra è in stallo e non riesce a recuperare posizioni e terreno. Le richieste di nuove armi da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono ormai giornaliere, ma è anche ormai chiaro che il sostegno occidentale – che c’è e continua – vive anche di una certa dose di ambiguità. Si vuole sostenere l’Ucraina, ma non fino al punto di precipitare in un conflitto nucleare: è questo un equilibrio sempre più complicato da mantenere e il tempo è un fattore che gioca a favore di Putin. Lui non ha un’opinione pubblica cui rendere conto, qualunque forma di dissenso è violentemente punita.

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (Ansa)

Squilibrio di forze

Nel breve periodo le industrie europee non sono in grado di fabbricare le munizioni richieste dall’Ucraina. C’è «uno squilibrio di forze drammatico», ha scritto il Corriere della Sera. «In media i cannoni russi sparano 10 mila volte al giorno, cinque volte più degli ucraini».

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Stessa situazione per quanto riguarda il numero dei soldati, ormai diventato un problema drammatico per Kiev. Lo ha spiegato bene sul Giornale Edward Luttwak:

«Kiev continua a chiedere ai suoi alleati armi sempre migliori, ma è ormai acclarato che è di soldati che Zelensky ha bisogno. Con il servizio militare solo a partire dai 27 anni – perché le madri ucraine si rifiutano di mandare i loro figli diciottenni nell’esercito come hanno sempre fatto le madri svizzere, finlandesi o israeliane, e con troppi esonerati per un motivo o per l’altro – le forze armate ucraine potrebbero avere meno di 650.000 uomini in tutto, non molto per una popolazione che supera i 27 milioni secondo le stime più basse. Per avere un’idea, Israele ha più o meno lo stesso numero di personale in uniforme con una popolazione di soli 9 milioni. La spiegazione è la sfortunata distribuzione per età della popolazione ucraina, con i bambini e gli anziani più abbondanti rispetto alla fascia di età compresa tra i 19 e i 35 anni, la più utile per un esercito. Tutto ciò significa che, a meno che non decida di porre fine alla guerra, Putin potrà continuare a rinforzare il suo esercito d’invasione. Il quale pian piano farà arretrare le truppe ucraine, che ogni volta perderanno soldati impossibili da sostituire».

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin (foto Ansa)

Era prebellica

Diventa sempre più chiaro che, a meno di un coinvolgimento delle forze Nato, una controffensiva ucraina è impossibile. È questo il motivo della delusione di Zelensky, che fonti diplomatiche definiscono «arrabbiato». Tutti sono con lui a parole, ma “fino a un certo punto”.

Come ha detto a Repubblica il presidente polacco Donald Tusk «dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica. Non sto esagerando. Sta diventando ogni giorno più evidente». È una consapevolezza che si sta facendo largo nelle cancellerie europee. Oramai tutti i Paesi parlano sempre più esplicitamente della necessità di aumentare le spese per il riarmo. Il conflitto in Ucraina consente all’Occidente e alla Nato di prepararsi (la Nato ha dislocato 100 mila militari super addestrati in Polonia. A giugno ce ne saranno 300 mila e saranno schierati lungo il confine Est dell’Europa), ma questo sta avvenendo sulla pelle degli ucraini.

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Si comprende allora come le parole di papa Francesco sulla necessità di un negoziato siano meno ingenue e “arrendevoli” di come si sia voluto farle passare. Una via difficilissima anche quella (Putin non dà alcuno spiraglio per intavolare una trattativa), ma che ogni giorno pare diventare l’unica possibile. A meno di non voler far pagare agli ucraini il prezzo di un nuovo ordine europeo che, quando arriverà, lascerà sui suoi campi e nelle sue città centinaia di migliaia di croci.

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