Egitto, Morsi al giudice: «Ricordati che sono il tuo presidente». Processo sospeso tra slogan e proteste

Si è aperto al Cairo il procedimento contro il deposto presidente dei Fratelli Musulmani, che rischia la pena di morte. Gli imputati gridano le loro parole d'ordine in aula mentre fuori gli islamisti manifestano. Udienza rinviata all'8 gennaio

Tratto dall’Osservatore Romano – È iniziato oggi nell’aula allestita nell’Accademia di polizia del Cairo il processo a Mohammed Morsi. Il deposto presidente egiziano, accusato di incitamento alla violenza e omicidio, rischia la pena capitale. La seduta è stata sospesa poco dopo l’apertura perché gli imputati – oltre a Morsi altri 14 esponenti islamisti tra i quali Essam El Erian, vicepresidente del partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli musulmani, e Mohammed Al Beltagi – scandivano slogan contro i giudici della corte. Il processo è stato aggiornato all’8 gennaio.

Secondo quanto ha appreso l’agenzia di stampa Ansa, Morsi si è rifiutato di indossare la divisa bianca dei detenuti e quando il giudice della Corte si è rivolto a lui in apertura di seduta ha replicato: «Ricordati che sono il tuo presidente». Morsi è accusato in merito alle violenze verificatesi nello scorso mese di dicembre, quando milioni di manifestanti scesero in piazza contro il suo Governo. Prelevato dalla località segreta da quando, il 3 luglio, venne arrestato dai militari, è stato trasferito in elicottero nella sede del tribunale. La capitale è presidiata dalla forze dell’ordine. Ventimila uomini hanno bloccato gli ingressi a piazza Tahrir e interrotto il traffico sulla strada che porta dal carcere di Tora – dove sono rinchiusi gli altri imputati – fino all’Accademia di polizia. All’esterno della sede del processo si sono comunque verificati scontri tra la polizia e alcune centinaia di sostenitori di Morsi.

Nel frattempo il segretario di stato americano, John Kerry, ha compiuto ieri una visita lampo in Egitto per rassicurare il più popoloso Paese del mondo arabo che la partnership fra Washington e il Cairo è vitale, che gli Stati Uniti sosterranno da amici la transizione democratica. Una sottolineatura che si è resa necessaria dopo i dissapori nati alla luce della decisione dell’Amministrazione Obama di sospendere parte delle forniture militari dopo la deposizione di Morsi. Nella sua visita, durata solo poche ore, Kerry ha incontrato il presidente ad interim, Adly Mansour, il ministro degli Esteri, Nabil Fahmy, e il ministro della Difesa, Abdel Fattah Al Sisi.

Il capo della diplomazia statunitense ha battuto sul tempo il suo collega russo Serghiei Lavrov, atteso in settimana al Cairo. Secondo gli analisti, l’Egitto potrebbe rivolgersi altrove per l’assistenza militare, come in effetti ha fatto capire Fahmy in una rara intervista concessa all’agenzia Reuters. «L’Egitto deve sviluppare opzioni multiple» anche nelle relazioni militari, ha detto. Kerry e Fahmy hanno definito il colloquio franco e aperto.

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