Egitto, il generale Al Sisi si dimette dall’esercito e si candida alle presidenziali: «Difenderò la nazione»

L'annuncio ieri alla televisione di Stato. Intanto il vescovo copto-cattolico di Assiut critica la condanna a morte di 529 membri dei Fratelli Musulmani

Il generale Abdel Fatah Al Sisi si è dimesso dall’esercito e ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali in Egitto, che dovrebbero tenersi il mese prossimo. Parlando ieri sulla televisione di Stato, il militare ha annunciato che «svestirò l’uniforme per difendere la nazione»: «Ho speso tutta la mia vita come soldato per il bene del paese. Ora vi annuncio che intendo correre per la presidenza dell’Egitto e il vostro appoggio mi onorerà».

IL RUOLO DEL POPOLO. Al Sisi ha affermato che l’Egitto «è minacciato dai terroristi» e a chi lo accusa di colpo di Stato per aver dimesso dalla carica il presidente dei Fratelli Musulmani Mohamed Morsi l’estate scorsa ha risposto: «Non sono stati l’esercito o le forze politiche a deporre gli ultimi due regimi: è stato il popolo».
Al Sisi gode del favore della maggior parte degli egiziani. A gennaio, il referendum popolare sulla nuova Costituzione che ha modificato quella degli islamisti, considerato un voto sulla persona del generale, ha ottenuto oltre venti milioni di schede favorevoli con un’affluenza del 38,5% contro il 33% del referendum della Fratellanza del 2012.

CHIESA CONTRO CONDANNA A MORTE. Intanto il vescovo copto-cattolico di Assiut ha criticato pubblicamente la condanna a morte di 529 membri dei Fratelli Musulmani: «La Chiesa è contro la pena di morte. Dal punto di vista della coscienza cristiana, la condanna capitale non può mai rappresentare la strada per risolvere i problemi in modo giusto».
Monsignor Kyrillos William ha poi specificato a Fides che la condanna non è definitiva e bisogna attendere il parere del Gran Mufti d’Egitto: «Molti dubitano che il Gran Mufti confermerà le condanne. Già in altre occasioni i giudici che hanno emesso la sentenza si erano distinti per aver comminato pene durissime. In molti chiedono che siano prese pene esemplari contro le violenze settarie. Ma la pena di morte non può rappresentare la soluzione».

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