«Dove i jihadisti hanno distrutto, lì c’è la statua di Maria»

Storia della chiesa dell’Immacolata Concezione a Qaraqosh, bruciata dall'Isis e ricostruita. Qui il papa ha recitato l'Angelus. Dal nostro inviato in Iraq

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Non sarà grande e maestosa come il Duomo di Milano, ma la chiesa dell’Immacolata Concezione (Al Tahira) a Qaraqosh, dove papa Francesco il 7 marzo ha recitato l’Angelus, è la più grande di tutto l’Iraq, una delle più importanti del Medio Oriente, e ha una storia che ricorda da vicino quella della Cattedrale meneghina. 

I nomi dei terroristi sulle colonne

La sua costruzione è iniziata nel 1932 e la consacrazione risale al 1948. È la chiesa più importante della Piana di Ninive perché è opera di tutto il popolo di Qaraqosh, che l’ha finanziata raccogliendo collette tra la povera gente e l’ha edificata con le proprie mani, senza l’aiuto di nessuno. I contadini donavano il provento del raccolto, anche quando era scarso, per comprare il marmo che sarebbe servito a realizzare l’altare e le magnifiche colonne. Neanche la Seconda guerra mondiale ha fermato i lavori. L’opera era gradita a Dio, che la benedisse con diversi miracoli, tramandati di padre in figlio e raccontati oggi con orgoglio. Mentre veniva realizzato il tetto, si narra, una donna scivolando cadde a terra da una trave ma rimase completamente illesa. Gli uomini si sentivano rinvigoriti da una forza sovrannaturale e riuscivano a caricarsi in spalla gli enormi blocchi di marmo per erigere le colonne.

Che si tratti di verità o leggenda, la chiesa dell’Immacolata Concezione rappresenta la fede dei padri ed è per questo cara a ogni abitante di Qaraqosh. Dopo l’invasione dell’Isis nel 2014, i terroristi si sono accaniti con ferocia sulla chiesa. Hanno picconato le statue di Gesù e di Maria, sfigurato le icone e i quadri dei santi, l’hanno bruciata da cima a fondo e usato il cortile interno come poligono di tiro per i soldati del Califfato. «Hanno perfino scritto i nomi dei leader dei jihadisti sulle colonne della chiesa», ricorda padre Ammar Yako, che ne ha supervisionato la ricostruzione.

Il punto più alto della città

Nonostante i danni ingenti, i cristiani di Qaraqosh hanno seguito l’esempio dei loro padri e dei loro nonni e l’hanno ricostruita. I lavori sono cominciati nel 2019 e la chiesa riaprirà ufficialmente a Pasqua, dopo la visita del Papa. Sia all’esterno che all’interno, padre Ammar ha deciso di lasciare alcune parti bruciate, così come sono state trovare dopo la liberazione della città. «È importante che anche le generazioni future possano vedere che parte della chiesa è bruciata», spiega ancora il sacerdote siro-cattolico. «Così basterà uno sguardo per comprendere e ricordare che cosa ha significato l’invasione dell’Isis per noi e che cosa abbiamo dovuto patire per mantenere la nostra fede».

La chiesa è stata resa ancora più magnificente rispetto a prima. Sulla sommità del campanile che l’Isis aveva danneggiato, che costituisce il punto più alto della città, l’11 gennaio è stata posta una statua della Madonna alta 4 metri, realizzata da un artigiano locale: Thabet Mikhael. Così, là dove i terroristi hanno bruciato e saccheggiato in spregio alla fede cristiana, ora si trova la statua della Madonna incoronata. «La statua è già diventata il simbolo della città e della sua rinascita a discapito dei jihadisti», spiega. Quando il Papa ha fatto risuonare l’Angelus dentro queste mura, la rinascita è stata completa.

@LeoneGrotti

Foto © Tempi

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