La pagliacciata del Maduro “ambientalista” alla Cop27

Il dittatore venezuelano alla Conferenza sul clima lancia allarmi e chiede soldi per i danni ambientali che il capitalismo avrebbe fatto al suo paese. Ma dimentica che quei danni li ha fatti lui

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro durante il suo intervento alla Cop27 in Egitto (foto Ansa)

Oggi il Venezuela di Maduro è il paese che più disbosca lAmazzonia al mondo, in percentuale assai più del Brasile di Bolsonaro. A dirlo è un rapporto dellong Clima21, ignorato dai media, secondo il quale, nel periodo tra 2016 e 2020, la foresta ha perso 157.307 ettari, pari a più di tre volte larea metropolitana di Caracas. «Il Venezuela è il paese con la maggiore perdita di foreste naturali dellintera regione davanti a Colombia, Bolivia e Brasile” attesta nel suo rapporto Forests in Disappearance: Deforestation in Venezuela 2016-2021 l’ong, secondo la quale nell’ultimo lustro il disboscamento nella dittatura di Maduro ha colpito il 35 per cento del totale della sua Amazzonia.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il leader dellopposizione Juan Guaidó, che ha esortato la comunità internazionale a riconoscere i dettagli dell’ecocidio perpetrato dalla dittatura di Maduro attraverso le denunce documentali di SOS Orinoco, che dettagliano la distruzione ambientale generata dal regime, che contribuisce anche al finanziamento del terrorismo, allo sfollamento di gruppi etnici indigeni e alla tratta di esseri umani.

L’allarme ipocrita di Maduro alla Cop27

Tutto ciò non è noto perché occultato dai media, e dunque, settimana scorsa, Maduro è potuto sbarcare a Sharm El-Sheikh, indossando i panni di “salvatore del pianeta”. «Stiamo entrando in una fase irreversibile dei danni causati dai cambiamenti climatici», ha detto con volto contrito Maduro non appena atterrato nella città portuale egiziana per partecipare al vertice COP27 sul clima. Il dittatore ha poi precisato «la ferma posizione del Venezuela contro l’assalto distruttivo e inquinante del sistema capitalista sul nostro pianeta Terra». «Dobbiamo chiedere che ci sia un cambiamento nei sistemi di sviluppo altamente inquinanti del Nord, dell’Europa e degli Stati Uniti in primis», ha insistito Maduro.

Al vertice, a cui hanno partecipato 30.000 persone provenienti da oltre 190 paesi, il Venezuela con la Colombia, è stato grande protagonista mentre, da oggi, a tenere banco sarà il neo eletto presidente brasiliano Lula. Un altro “salvatore del pianeta” per i media anche se, numeri alla mano, durante la sua prima presidenza, tra 2003 e 2006, disboscò molta più Amazzonia di Bolsonaro.

L’«inquinatore clamoroso» che dà lezioni alla Cop27

Al vertice annuale delle Nazioni Unite a Sharm, oltre ad accusare il capitalismo per il degrado ambientale nei Paesi in via di sviluppo, il dittatore venezuelano ha proposto come soluzione che i Paesi ricchi consegnino denaro a quelli poveri, come il suo. Il solo giornale a sottolineare come «Maduro sia un inquinatore clamoroso che sta chiedendo alle Nazioni Unite di aiutare lui e i suoi colleghi socialisti in Colombia e Brasile a fare i conti in tasca a voi, in nome dell’ambiente» è stato, sinora, il Wall Street Journal. Mary Anastasia O’Grady sottolinea che «il gangster venezuelano» si è presentato alla Cop27 con un’aria di legittimità sorprendente, poiché la criminalità di Maduro tocca anche lambiente.

Nel Parco Nazionale di Canaima, Patrimonio dell’Umanità, l’estrazione mineraria è vietata eppure, secondo il World Heritage Watch Report 2022, il regime chavista sta promuovendo operazioni minerarie che «utilizzano mercurio velenoso durante la frantumazione, la macinazione e il lavaggio dell’oro». Le comunità, la fauna selvatica, il suolo e l’ecosistema in generale in tutta l’area sono colpiti e gli effetti dell’estrazione mineraria «mettono seriamente a rischio il funzionamento dell’impianto idroelettrico di Guri, il principale fornitore di elettricità del Venezuela», poiché «i sedimenti causano una diminuzione del flusso in entrata e hanno un elevato potere erosivo sulle pale e sugli altri componenti delle turbine idroelettriche».

I danni fatti da Maduro all’ambiente e la credibilità dell’Onu

Per Maduro l’oro è diventato una nuova fonte di reddito e un modo per riciclare i profitti del narcotraffico e, lungi dal cercare di fermare i gruppi minerari criminali dell’Orinoco che usano il mercurio e distruggono l’ambiente, il regime chavista li incoraggia. Del resto il disastro ambientale è il segno distintivo del socialismo venezuelano e il lago di Maracaibo, un tempo bellissimo, oggi è una discarica di rifiuti e acqua non trattata.

Chávez peggiorò le cose nel 2009, quando espropriò 76 aziende di trasporto e di servizi petroliferi che lavoravano sul lago. Da allora le tubature sotto l’acqua si rompono sempre più spesso, uccidendo i pesci e producendo un miasma di petrolio. «Se l’Onu vuole che i suoi convegni sull’ambiente siano presi sul serio, non dovrebbe invitare pagliacci come Maduro che vuole un risarcimento da parte del mondo ricco per i danni ambientali che lui stesso ha causato», suggerisce il Wall Street Journal. Difficile dargli torto.

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