Consigli ai giovani sul caro affitti e il libro di Roccella

Alcuni studenti universitari hanno montato le tende nel cortile dell’università di via Po per protestare contro il caro affitti e situazione abitativa. Torino 15 maggio 2023 ANSA/TINO ROMANO

Per la mia esperienza di studente fuori sede degli anni Settanta e padre di tre studenti fuori sede degli anni Duemila, una possibile strada da seguire per calmierare il caro-affitti è quella suggerita dal motto “l’unione fa la forza”. Il “povero” studente che da solo cerca il suo posto letto in affitto sarà sempre debole nei confronti dei “ricchi” proprietari di case: è la legge del mercato. Ma un’eventuale cooperativa di scopo che riunisca 100 o 1000 studenti, possibilmente assistita da operatori professionali esperti nel settore, ha probabilmente la forza contrattuale per trattare “alla pari” la locazione e la gestione anche di interi immobili, soddisfacendo poi in modo adeguato le esigenze abitative dei suoi soci. Ragazzi: chiedete ai politici e ai sindacalisti che in questi giorni vi stanno manifestando la loro solidarietà meno parole, ma piuttosto un aiuto concreto in questa direzione.

Marco Crescentini

Concordo pienamente. Tra l’altro, come raccontato da Jacopo Vignali a Tempi, esperienze di questo tipo esistono già perché il caro affitti non è mica una notizia delle ultime settimane…

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Caro direttore, ho fatto 300 chilometri ad intensa velocità (nei limiti legali) per arrivare in tempo a partecipare alla presentazione del libro Una famiglia radicale, avvenuta a Milano con la presenza della stessa autrice Eugenia Roccella, sollecitata da Marina Terragni e da te. Sono contento di avere fatto questa “corsa”, perché la serata è stata molto interessante, sotto molti profili.

Innanzi tutto, mi ha colpito la testimonianza resa dall’attuale ministra della Famiglia, quando ha detto, a chiare lettere e senza fronzoli, di essere «cattolica, femminista e di destra». Oggi, ci vuole molto coraggio per proclamare pubblicamente e senza “distinguo” queste tre appartenenze. Soprattutto tra i politici, è molto raro sentire dichiarare apertamente la propria appartenenza alla Chiesa cattolica e a quanto essa proclama, insieme alla volontà di essere coerente con tale appartenenza. È molto impopolare, oggi, dire che anche politicamente si vuole difendere e tutelare la vita, la famiglia, l’educazione, la libertà di pensiero a partire dalla libertà religiosa. È coraggioso, in un’epoca in cui Dio e Gesù sono stati incredibilmente espulsi dalla vita pubblica, affermare pubblicamente che tali riferimenti rimangono patrimonio di una vita, anche nei suoi aspetti pubblici. Onore ad Eugenia, dunque! Ma è coraggioso anche dire che si è femministe, in un momento in cui la cultura gender pretende, anche per legge, di eliminare ogni “differenza” e, quindi, anche quella femminile. Ed è addirittura rivoluzionario confermare che la presenza femminile è strettamente necessaria per la crescita equilibrata di ogni essere umano. Un femminismo “cattolico”, pietra di scandalo, che dimentica che la persona più acclamata nella Chiesa è proprio una donna! Anche proclamarsi apertamente “di destra” appare estremamente coraggioso, soprattutto se la cosa avviene da parte di una importante persona proveniente da una esperienza “radicale” e se si considera che la più becera cultura di sinistra (con grande stampa al seguito) squalifica immediatamente come “fascista” chiunque esprima un pensiero diverso da quello ufficiale “de sinistra”. La verità è che i sedicenti antifascisti stanno mandando in soffitta quanto previsto dall’articolo 21 della Costituzione (libertà di pensiero e della sua espressione). Eugenia Roccella proclama la sua appartenenza a “destra”, in quanto la sua storia la fa essere sia antifascista che anticomunista. Chapeau!

Molto interessante la sintesi critica nei confronti del percorso politico del partito radicale, il cui punto di forza era la difesa e la promozione esasperata della libertà, ma il cui punto di pericolosa debolezza è stato quello di distaccare il culto della libertà dalla responsabilità che da essa dovrebbe derivare. Questo drammatico distacco ha portato, forse anche contro le intenzioni degli storici dirigenti radicali, a mettere in atto quel drammatico “attacco all’umano” (più che all’etica) che oggi cerca di trasformarsi anche in una dittatura non solo culturale, ma anche giuridica. La libertà, quando diventa priva di responsabilità, conduce inevitabilmente o all’anarchia o alla dittatura, come ha cercato di fare l’on. Zan.

La parte che più mi ha provocato della testimonianza di Eugenia Roccella è stata quella riferita al rapporto tra Pier Paolo Pasolini ed il partito radicale. Il grande intellettuale “corsaro” ammirava molto i radicali per il loro culto della libertà contro l’oppressione di ogni potere, ma, poche ore prima di morire tragicamente, scriveva le sue preoccupazioni (una sorta di testamento ideale) nei confronti di tale partito, che avrebbe dovuto leggere qualche giorno dopo al congresso radicale. In tale “testamento”, egli raccomandava ai radicali di continuare ad essere “irregolari”, evitando così di farsi omologare da un qualsiasi pensiero dominante (denominato, oggi, “pensiero unico”): questa deriva li avrebbe portati alla loro estinzione o, comunque, alla loro irrilevanza.

Questa provocazione di Pasolini, rivolta ai radicali, mi ha fatto pensare che anche (e soprattutto) la presenza dei cristiani dovrebbe essere “irregolare”, nel senso che “deve” evitare di farsi omologare dal pensiero del “mondo”, come ci ha raccomandato di fare lo stesso Gesù e come ci ha ricordato san Paolo (“non conformatevi”). Rimane indelebile, in questo senso, il ricordo del messaggio che il teologo cecoslovacco Joseph Zverina rivolse, negli anni 60/70, allo stanco mondo occidentale. Cristo, il figlio del Dio incarnato, ha portato nel mondo una “diversità”, un modo diverso di concepire e vivere TUTTO, gli affetti, il prossimo, i rapporti, la politica, insomma TUTTO. Da questo punto di vista, il cristiano, rispetto a quello che il Vangelo definisce come “mondo”, non può non essere un “irregolare”. Totalmente incarnato in un mondo che deve amare, ma anche totalmente “irregolare”: questo è il grande paradosso del cristianesimo. Ed anche il suo inimitabile fascino.

Mi pare che l’altro “corsaro” Testori invitava i cristiani a non cadere nella tentazione di omologarsi. La Chiesa farebbe molto male a se stessa ed al messaggio che ha avuto il mandato di proclamare se cedesse alla tentazione di essere non solo nel mondo, ma anche del mondo. Se noi cristiani non cediamo alla tentazione di avere “vergogna di Cristo”, non possiamo che essere “irregolari”.

Peppino Zola

Praticamente degli anarco-resurrezionalisti.

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