Combattere lo Stato islamico (e i curdi) per prendersi la Siria. Ora Erdogan ha il via libera di Obama

Dopo l'attentato di Suruc, gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con Ankara per creare una zona franca al confine tra Turchia e Siria

Turchia e Stati Uniti hanno trovato un accordo per creare una zona franca nel nord della Siria, lungo il confine con la Turchia. L’area si estenderà per quasi 110 chilometri a ovest del fiume Eufrate fino alla provincia di Aleppo. Lo scopo è quello di strappare il territorio allo Stato islamico, per poi controllarlo.

L’ACCORDO. Da anni Ankara chiede di imporre una no-fly zone nel nord della Siria per entrare nello Stato governato da Bashar al-Assad e creare una zona cuscinetto, un’enclave turca. Gli Usa si sono sempre opposti, ma dopo l’attentato condotto dallo Stato islamico in Turchia il 20 luglio, a Suruc, nel quale hanno perso la vita 32 persone, qualcosa sembra essere cambiato. In base all’accordo, Ankara lascerà che gli aerei della coalizione guidata dall’America contro l’Isis decollino dalla base di Incirlik, concessione finora sempre negata. In cambio, potrà mettere in sicurezza la zona al confine.

RAID CONTRO I CURDI. Dopo l’attentato dei jihadisti, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha ordinato attacchi contro l’Isis, ma ha anche approfittato per colpire i curdi. Sia quelli del Pkk, risvegliando un conflitto decennale, sia quelli dell’Ypg, che in Siria stanno combattendo proprio lo Stato islamico e ne hanno impedito l’espansione. Le autorità curde, che dicono di essere state colpite dai carri armati turchi, hanno denunciato «l’aggressione» di Erdogan, che prende di mira loro «invece dei terroristi».

LA LINEA MAREA. Il timore, già espresso in modo esplicito dai curdi, è che la Turchia non voglia semplicemente cacciare lo Stato islamico dal nord della Siria, ma entrare con il suo esercito eliminando anche le forze curde, da sempre presenti nella zona. In effetti, a inizio mese l’esercito turco aveva presentato un piano per dispiegare fino a 18 mila soldati e occupare un’area di 33 chilometri tra le città siriane di Kobane e Marea. La cosiddetta “Linea Marea” servirebbe a realizzare quanto annunciato da Erdogan il 26 giugno: «La comunità internazionale deve sapere che, costi quel che costi, non permetteremo mai che venga creato un nuovo stato nel nord della Siria lunga la nostra frontiera meridionale».

RIBELLI “MODERATI”. I timori dei curdi sembrano fondati. Una volta creata la zona franca lungo il confine, chi sarà incaricato di metterla in sicurezza e ripararla dalle controffensive islamiste? Secondo l’accordo tra Usa e Turchia, questo compito dovrebbe essere affidato a non meglio precisate «forze ribelli moderate». Ma queste forze moderate semplicemente non esistono. Quelle che c’erano, si sono già unite nella provincia di Idlib a Jabhat al-Nusra, la fazione siriana di Al-Qaeda. Di fatto, potrebbe essere l’esercito turco a presidiare la zona.

ARGOMENTO SENSIBILE. Da anni Erdogan sogna di mettere un piede in Siria, deporre Assad e influenzare sotto la sua ala protettiva un ipotetico nuovo governo guidato dai Fratelli Musulmani. Quanto questo argomento sia importante lo si capisce dal licenziamento, pochi giorni fa, di uno dei più importanti giornalisti turchi. Kadri Gürsel è stato cacciato dal giornale di Istanbul Milliyet per aver scritto: «È una vergogna che i leader stranieri chiamino e consolino la persona che è causa principale del terrore dell’Isis in Turchia». I toni di questa accusa a Erdogan possono sembrare esagerati, ma hanno un fondamento di verità: è dall’inizio della guerra siriana infatti che le migliaia di terroristi che da tutto il mondo vanno a combattere con i jihadisti passano dalla frontiera turca, senza che nessuno li abbia mai fermati.

@LeoneGrotti

Cartina Washington Post

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