Nella città dove i cristiani furono costretti dall’Isis a firmare il «contratto di sottomissione»

Siria, l'esercito di Assad riconquista Al-Qaryatain. Si chiude così una delle vicende più dolorose ed emblematiche di questi cinque anni di guerra

Ieri l’esercito siriano di Bashar al-Assad ha liberato Al-Qaryatain, ponendo fine a una delle vicende più dolorose ed emblematiche di questi cinque anni di guerra. La città della Siria centrale era stata conquistata dallo Stato islamico il 5 agosto. I jihadisti avevano rapito 230 cristiani, oltre al sacerdote Jacques Mourad, sequestrato in precedenza, e demolito il 21 agosto il famoso monastero di Mar Elian.

CONQUISTA STRATEGICA. Al-Qaryatain si trova in una posizione strategica a 100 chilometri da Palmira, storica città riconquistata da Assad due settimane fa. Grazie all’aiuto delle milizie iraniane e Hezbollah, oltre ai raid aerei russi, l’esercito siriano ha ormai interrotto le linee di rifornimento dell’Isis all’interno della Siria.

CONTRATTO DI SOTTOMISSIONE. A settembre i terroristi avevano presentato ai cristiani quattro possibilità: convertirsi all’islam, pagare la tassa di sottomissione (jizya), lasciare la città o essere uccisi. Con dovizia di foto e filmati avevano poi mostrato i cristiani firmare un contratto di sottomissione (foto in alto), che impegnava al rispetto di 11 comandamenti: vietato costruire nuove chiese nel territorio dello Stato islamico o restaurare quelle già esistenti, vietato mostrare in pubblico la croce, vietato farsi vedere o sentire da musulmani durante le preghiere, vietato condurre riti cristiani pubblici o suonare le campane delle chiese, vietato fare qualunque cosa possa danneggiare o mettere in pericolo le credenze islamiche, compreso bere vino o mangiare carne di maiale in presenza di musulmani. Rispettare sempre l’islam.

PADRE MOURAD. Padre Mourad, come si è scoperto dopo la sua fuga avvenuta il 10 ottobre, era stato portato a Raqqa, la capitale siriana del Califfato, e poi trasportato di nuovo in città, dove lo aspettavano gli altri rapiti. «I jihadisti ci insultavano spesso, ma il momento più difficile era quando ci intimavano: “O vi convertite all’islam o vi tagliamo la testa”», ha raccontato. Tornato ad Al-Qaryatain, celebrava la messa per i cristiani in locali sotterranei, «sia per non farci vedere mentre pregavamo, sia per ripararci dai bombardamenti». È stato aiutato a scappare dalla prigionia da un musulmano e da un altro sacerdote, in un momento in cui «la vita era divenuta impossibile: senza cibo, né acqua, né elettricità». A febbraio c’erano ancora circa 180 cristiani nelle mani dell’Isis, ma sembra che prima della battaglia tra jihadisti ed esercito siano riusciti tutti a rifugiarsi fuori città.

ISIS PERDE TERRENO. Il cessate il fuoco cominciato il 28 febbraio in Siria sta favorendo l’avanzata delle forze di Assad a danno dello Stato islamico. Isis e Al-Nusra, la fazione siriana di Al-Qaeda, non rientrano infatti tra le milizie che possono godere della tregua. L’esercito lealista, insieme agli alleati, libero di concentrarsi su teatri di guerra diversi dalle zone settentrionali occupate dai ribelli e altri gruppi jihadisti, si sta assicurando importanti territori nel centro del paese, infliggendo all’Isis quelle perdite che i raid aerei occidentali non sono mai riusciti a produrre.

@LeoneGrotti

Foto Palmira Ansa/Ap
Foto Al-Qaryatain Ansa

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