La Cina promette: «Basta centrali a carbone all’estero». Ma c’è il trucco

Le parole di Xi Jinping all'Onu omettono più di quanto dicano: Pechino ha già avviato altri 40 progetti e potrebbe sempre finanziare le centrali. Senza contare che il vero problema è all'interno, non all'esterno del paese

L’annuncio è sicuramente di quelli da apprezzare sulla carta: Xi Jinping ha dichiarato all’assemblea Onu che la Cina «non costruirà più nuove centrali a carbone all’estero». Per valutare davvero l’efficacia e l’importanza dell’impegno del Dragone nella lotta al cambiamento climatico è importante però concentrarsi sulle tre parole utilizzate dal leader del Partito comunista: “costruire”, “nuove” e “estero”.

La Cina vanifica gli sforzi del mondo intero

L’anno scorso la Cina, secondo gli studi del finlandese Centre for Research on Energy and Clean Air, ha costruito all’estero più del triplo delle centrali a carbone del resto del mondo messo assieme. Gli impianti realizzati hanno una capacità netta di 29,8 gigawatt che da soli vanificano di gran lunga gli sforzi degli altri paesi del globo, che hanno ridotto la propria capacità di energia ricavata dal carbone di 17,2 gigawatt.

L’investimento principale della Cina all’estero è in Indonesia, dove con 9,3 miliardi ha finanziato 21 progetti. Segue il Vietnam, 13 progetti e 8,8 miliardi di investimenti. Ci sono poi Pakistan (7 impianti per 4,5 miliardi), ma anche Sud Africa, Ucraina, Bangladesh, Russia e Turchia, solo per citare i più importanti secondo i dati del Boston University Tracker.

Nelle parole di Xi c’è il trucco

Tornando alle parole di Xi Jinping, il “presidente di tutto” ha affermato che la Cina non darà luce verde a «nuovi progetti». Questo non significa automaticamente, però, che bloccherà i 40 impianti già avviati in 20 diversi paesi, come fatto notare al New York Times da Li Shuo, esperto affiliato a Greenpeace China.

Inoltre, Xi non ha specificato se la moratoria sarà valida soltanto per il governo o anche per le aziende private. Infine, stando alla lettera della dichiarazione, Pechino potrebbe comunque continuare a finanziare simili progetti all’estero, pur non costruendoli in prima persona, attraverso la China Development Bank e la Ex-Im Bank of China.

Pechino approva nuove centrali in casa

L’annuncio di Xi potrebbe dunque essere poco più che uno specchietto per le allodole, una promessa facile e poco onerosa, ma senza risvolti concreti decisivi, per dimostrare che la Cina sta facendo la sua parte nella lotta al cambiamento climatico.

Ma il vero tasto che Xi non ha toccato, proprio perché si tratta del più dolente, è quello della produzione di energia interna: la Cina oggi produce circa 1.200 gigawatt di energia tramite centrali a carbone. E l’ultimo piano quinquennale di sviluppo autorizzato dal regime comunista prevede la costruzione nel paese di nuove centrali. Quanto beneficerà dunque il clima la promessa, pur importante, di Xi? A conti fatti, e in attesa dei dovuti chiarimenti, molto poco.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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