Perché Biden ha rimosso le FARC dalla lista dei gruppi terroristici

Che cosa non torna nella decisione degli Stati Uniti a cinque anni dall'accordo di pace che ha concluso mezzo secolo di conflitto con i rivoluzionari colombiani. I malumori di repubblicani e democratici

1 dicembre 2016. Joe Biden, allora vicepresidente degli Stati Uniti, parla con il presidente colombiano Juan Manuel Santos in occasione della firma ai trattati di pace con le FARC (foto Ansa)

La decisione di Joe Biden di rimuovere alla fine di ottobre i guerriglieri delle FARC della Colombia dalla lista ufficiale degli Stati Uniti dei gruppi terroristici ha provocato una grave crisi per la Casa Bianca. Tanto che lunedì scorso il coordinatore per l’America Latina del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Juan Sebastián González, ha dovuto recarsi a Miami per incontrare i rappresentanti della comunità e della diaspora colombiana e spiegare la polemica decisione.

Le proteste della comunità colombiana a Miami

Il viaggio è stato organizzato dopo una serie di dichiarazioni molto critiche. Le prime del sindaco di Miami-Dade, Daniella Levine Cava, e della colombiana-americana Annette Tadeo, una senatrice dello stato della Florida in corsa per la nomina democratica a governatore. «Esorto l’amministrazione e il Dipartimento di Stato a ritornare sui loro passi», ha detto il sindaco poco dopo che il Wall Street Journal aveva riportato per primo lo scoop.

«Le FARC sono un pericoloso gruppo terroristico che ha causato un profondo dolore a molti. Siamo a un punto di svolta in America Latina e dovremmo raddoppiare gli sforzi per rifiutare l’agenda comunista estremista che ha distrutto nazioni come il Venezuela», ha detto Levine Cava.  La Tadeo, che tra l’altro anni fa ha lasciato la Colombia con la sua famiglia in fuga dal violento conflitto, ha dichiarato a una radio locale della Florida che la decisione è “pericolosa” ed “è stata illustrata male”. Grande insoddisfazione, dunque, non solo tra i repubblicani, ma anche tra i democratici.

Lo stupore del dem Menéndez

Martedì scorso, durante un’udienza a Capitol Hill, il democratico Bob Menéndez, che presiede la commissione per le relazioni estere del Senato, ha rimproverato il sottosegretario di Stato per l’America Latina, Brian Nichols, per la mancata consultazione della Casa Bianca sulla decisione di rimuovere le FARC dalla lista. Menéndez ha detto che ha appreso la notizia da un articolo del Wall Street Journal. «La mancanza di consultazione con il Senato crea problemi. Quindi spero che non si ripeta», ha poi aggiunto il celebre senatore Dem. Nella stessa udienza, il repubblicano Marco Rubio ha criticato la decisione di Biden, contraria anche al parere dello stesso governo colombiano. «Un nuovo gruppo terrorista potrebbe iniziare domani e dire: “siamo le FARC”. O un gruppo dissidente potrebbe cambiare il suo nome e, teoricamente, non essere considerato parte di questa lista terroristica».

Durante la sua visita in Florida, Gonzalez, il principale consigliere di Biden per l’America Latina, lui stesso di origine colombiana, ha detto che la sorprendente esclusione delle FARC «non perdona nulla di ciò che esse hanno fatto negli ultimi 52 anni, con più di 260 mila morti, cambiano solo gli strumenti del governo statunitense per concentrarsi su quelle organizzazioni ancora impegnate in attività terroristiche».

Il segnale che Biden vorrebbe dare

In realtà, l’amministrazione Biden ha rimosso la guerriglia colombiana dalla lista ufficiale dei gruppi terroristici stranieri per dare un segnale di chiaro sostegno al fragile e discusso accordo di pace negoziato da Juan Manuel Santos e firmato cinque anni fa all’Avana, sotto lo sguardo compiaciuto dell’ex dittatore Raùl Castro. Quell’accordo fu negoziato dall’amministrazione Obama, di cui Biden era vicepresidente, e mise fine a un conflitto armato durato più di mezzo secolo.

La Casa Bianca oggi sostiene che le FARC si sono smantellate in un gruppo politico, la Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común che però mantiene lo steso acronimo, FARC per l’appunto. Il problema è che oggi ci sono migliaia di loro “dissidenti” che rimangono attivi nella narcoguerriglia, compiendo attentati – uno recente anche contro il presidente colombiano Ivàn Duque – e uccidendo soldati e civili. Proprio per questo l’amministrazione Biden ha inserito nella lista di gruppi che includono al Qaeda, Hamas e Boko Haram due nuovi raggruppamenti “figli” di quelle FARC, ovvero la Nuova Marquetalia e le FARC-EP.

Gli ex combattenti FARC

Da un lato, dunque, Biden ha rimosso dalla lista nera le FARC, dall’altro i due gruppi aggiunti alla lista sono composti da migliaia di ex combattenti delle FARC che non hanno aderito agli accordi dell’Avana. Impegnati al 100 per cento nel traffico di cocaina, i combattenti che non hanno consegnato le armi nel 2016, oggi operano lungo il confine con il Venezuela con la Nuova Marquetalia e nelle giungle meridionali della Colombia con le FARC-EP. Insieme i due gruppi hanno circa 2.500 combattenti armati e 1.770 persone che svolgono altri compiti, i cosiddetti “fiancheggiatori” e sono, a tuti gli effetti, dei terroristi.

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