Bersani, la portavoce di Bersani, D’Alema e Renzi. Se nel Pd si mettessero d’accordo sarebbe meglio

La confusione è grande nel partito democratico. L'unica cosa (forse) certa è che si tenterà un accordo coi grillini e si dirà no a un governissimo con Berlusconi.

Matteo Renzi smentisce le voci che lo vorrebbero disponibile a fare il presidente del consiglio. Il sindaco di Firenze prima, e il suo portavoce poi, scrivono via twitter che quanto paventato oggi sulle pagine del Corriere della Sera, «non è vero». Scrive, infatti, Renzi: «Ciò che volevo per l’Italia l’ho detto per le primarie. Ho perso. Adesso faccio il sindaco. Non ci possiamo permettere neanche i rimpianti”».
Il Corriere stamane, invece, aveva pubblicato un articolo in cui si riportavano voci sulla disponibilità del primo cittadino toscano a guidare un governo se il suo nome fosse stato proposto al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, all’interno di una rosa di nomi, senza, cioè, un’indicazione “secca” del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Secondo il quotidiano di via Solferino, Renzi avrebbe detto ai suoi collaboratori che «la realtà dei fatti è questa: io non mi farò mai cooptare dal partito. Manco morto! Nessuno dei vertici potrà mai dire: “Il nostro prossimo candidato premier sarà Renzi”. Perché a quel punto io dico: no, grazie. Altra cosa è se il Partito democratico va alle consultazioni da Giorgio Napolitano con una rosa dei nomi. Cioè, senza dire che la richiesta è quella di Bersani secca». Ricostruzione che, come detto, lo stesso Renzi ha oggi smentito.

LA PORTAVOCE. Sul Corriere, appare però anche un’intervista alla portavoce di Bersani, Alessandra Moretti. Moretti chiude a qualsiasi tipo di accordo con Silvio Berlusconi: «Noi stessi, penso alla nuova generazione di democratici che entrerà in Parlamento, faremmo fatica a votare la fiducia a un governo con Berlusconi, che è il nostro legittimo impedimento». Apre, invece, con forza ai grillini: «Ora dobbiamo individuare una strategia alternativa per governare il Paese. Noi abbiamo molta fiducia nei parlamentari del M5S, portano istanze molto simili a quelle di una nuova classe dirigente del Pd e sento che possiamo trovare un’intesa. Adesso è la nuova generazione che deve parlare». Addirittura si potrebbe ipotizzare un passo indietro di Bersani: «Se ci venisse chiesto, se la direzione individuasse un’altra figura di garanzia per dialogare con il M5S, tutti dovremmo pancia a terra lavorare per questo. Il primo a tirarsi indietro sarebbe Bersani, pronto a fare il capitano o il mozzo senza abbandonare la nave». Quindi, «Renzi candidato premier al posto di Bersani?» le viene chiesto. Risposta: «Mettiamo caso che Napolitano faccia questa scelta… Se Renzi fosse ritenuto decisivo per promuovere un approccio diverso saremmo tutti pronti a lavorare per questa soluzione. Mi appello alla responsabilità dei renziani. Che senso ha accanirsi con Bersani, come fosse l’unico responsabile della sconfitta? Cerchiamo di essere responsabili. La resa dei conti sarebbe un suicidio».
Insomma: no all’ipotesi D’Alema, il cui pensiero è bollato come “inciucio” («escludo inciuci con il Pdl e sono contraria a offrire a Berlusconi il Senato», dice Moretti), sì a cercare un accordo col M5S mandando avanti «Renzi, ma anche a Fassina, a Orlando, a De Micheli, a Giuntella, a Moretti…». Basta D’Alema e Veltroni («Devono lasciare spazio ad altri, non lo hanno capito?»).

BERSANI. Mentre si legge tutto ciò, che cosa dice Bersani in un’intervista a Repubblica? Questo: «Chiamatelo come volete: governo di minoranza, governo di scopo, non mi interessa. Mercoledì prossimo lo proporrò in direzione, poi al Capo dello Stato: io lo chiamo un governo del cambiamento, che mi assumo la responsabilità di guidare, che propone sette o otto punti qualificanti e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta». E chi ci dovrebbe starci? Grillo e Pdl cui si potrebbero offrire  le alte cariche dello Stato («sui ruoli istituzionali siamo pronti a esaminare tutti gli scenari»). Possibilità per un governissimo con Berlusconi? Zero. «Ora basta – dice il leader del Pd -, di occasioni per dimostrarsi responsabile ne ha avute e le ha sprecate tutte».
Bersani, che sconfessa D’Alema sull’idea del governissimo, si candida a guidare il governo e a cercare un’intesa con Grillo cui manda un messaggio: «Grillo dice: “sceglierò legge per legge cosa votare”? Leggendo la nostra costituzione, votare legge per legge non è sufficiente, perché un governo nasce con un voto di fiducia o non nasce per niente. Ora sta a lui scegliere. Il cambiamento non lo fai con quelli che di una torta si vogliono mangiare solo la ciliegina. Il Paese va governato, non può essere lasciato allo sbando di fronte all’Europa e ai mercati». A Grillo «lancio questa sfida. Il governo di cambiamento che propongo non risponde solo al sentire del suo popolo, ma anche del mio. Finora il suo slogan è stato “tutti a casa”. Bene, ora che dentro la casa c’è anche lui dica con chiarezza se vuole andare via anche lui o se è interessato a ristrutturare la casa».

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