Asia Bibi: «La preghiera mi ha dato la forza di resistere»

Asia Bibi parla alla rivista "La Vie": «Nel mio villaggio i musulmani odiavano i cristiani. Ci sono tante altre persone perseguitate come me, non abbandonatele»

«Non so perché la mia vicina, Mafia, e sua sorella mi abbiano accusata di blasfemia. Quello che so è che non mi volevano bene e che per loro era facile accusarmi perché ero cristiana. E nel villaggio nessuno mi ha difesa». Dichiara così Asia Bibi in un’intervista esclusiva alla rivista francese La Vie, ricordando il suo lungo calvario. La madre cattolica pakistana ha passato quasi dieci anni in prigione per false accuse di blasfemia, prima di essere definitivamente assolta il 29 gennaio 2019.

«I MUSULMANI DETESTAVANO NOI CRISTIANI»

Da allora Asia Bibi vive in un luogo segreto in Canada: vorrebbe tornare in Pakistan ma rischierebbe di essere uccisa dagli estremisti islamici. «Dopo quei lunghi anni passati in prigione, mi sento bene. A volte ho nostalgia del mio paese, ma la cosa più importante per me è essere al sicuro con la mia famiglia. Questo mi rende felice».

La donna perseguitata per la sua fede ricorda la sua vita «semplice» da bracciante agricola «in un villaggio dove la maggioranza degli abitanti era musulmana. Quasi tutto detestavano i cristiani e l’ostilità si traduceva in problemi di ogni tipo».

«TI HA MANDATO DIO?»

Asia Bibi, che assieme alla giornalista Anne-Isabelle Tollet ha appena pubblicato un libro sulla sua storia, Enfin libre!, che sarà presto tradotto in italiano per le Edizioni Terra Santa, racconta a La Vie i lunghi giorni di prigionia:

«Il terzo giorno dopo la mia condanna, mentre pregavo, un uccellino è venuto a posarsi sul davanzale della finestra della mia cella e mi ha guardata. Io gli ho domandato: “Ti ha mandato Dio?”. Poi se n’è andato, ma è tornato ogni giorno per tre anni. Avevo l’impressione che mi parlasse ed è stato per me simbolo di speranza. Ho pregato molto durante tutta la mia detenzione. Sola nella mia cella, mi immaginavo Gesù e gli parlavo. Gli chiedevo di liberarmi. Questo legame mi ha dato forza e speranza. Ho sempre pensato che la giustizia avrebbe trionfato e che sarei stata liberata».

«NON ABBANDONATE I PERSEGUITATI DEL PAKISTAN»

Se oggi il calvario di Asia Bibi è finito, pur essendo costretta all’esilio, ci sono tanti cristiani in Pakistan che stanno soffrendo le sue stesse pene:

«Sono cosciente che la mia storia ha fatto di me un simbolo in tutto il mondo. Sfortunatamente, ci sono molte altre persone che sono state accusate di blasfemia e che sono ancora in prigione oggi. Voglio portare la loro voce e difenderle, così come altri hanno difeso me, perché siano finalmente liberate. Invito tutti coloro che mi hanno sostenuta in tutto il mondo a non abbandonarle».

Foto François Thomas

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