A cosa servono i Conservatori?

La finanziaria tasse-e-tagli di Hunt e Sunak in Inghilterra spacca i Tory e interroga anche chi in Europa si dice conservatore e ora perde un punto di riferimento a Londra

Leader conservatori. Giorgia Meloni e Rishi Sunak al G20 di Bali (foto Ansa)

Il partito Conservatore è riuscito a vincere la guerra, ma non riesce a vincere quella contro se stesso. L’ultimo casus belli è stata la finanziaria tutta tagli e tasse presentata dal Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt in aula ai Comuni, con il Daily Mail, che, facendo eco all’insofferenza di alcuni Tory ha titolato: «A cosa serve ancora il partito Conservatore?».

Il flop di Truss e le tasse di Sunak

Il timore è che alle prossime elezioni siano i cittadini britannici a rispondere «a niente» e a relegarlo all’opposizione con tanto di batosta memorabile. Ma i problemi dei Tories non nascono certo con l’Autumn Statement lacrime e sangue di Hunt. Anche in Inghilterra, come in tutte le democrazie, ogni partito ricalca al suo interno le divisioni più ampie dell’arco costituzionale: c’è una destra, c’è un centro e c’è una sinistra. La destra Tory – pro-Brexit e post-thatcheriana – ha puntato su Liz Truss per il dopo Johnson ma è andata a finire male. Anzi, malissimo. Così, la più ampia base parlamentare del partito, i Conservatori compassionevoli detti One Nation, hanno silurato Truss dopo soli 45 giorni e hanno imposto il loro cavallo, Rishi Sunak come nuovo Primo Ministro.

Solo che Sunak, anche per rimediare all’improvvido mini-budget presentato a settembre da Truss, ha dovuto portare avanti tagli alla spesa pubblica e un aumento di tasse pari a 55 miliardi di euro spalmati nei prossimi 5 anni e questo ha fatto infuriare chi ritiene che essere Conservatori sia, prima di tutto, essere contro una tassazione troppo elevata. E la sinistra del partito? Esther McVey, la leader dei Blue Collar Conservatives, i Conservatori vicini alla working class e ai colletti blu, ha affermato che non voterà nessun aumento di tasse se prima non sarà eliminato il progetto High Speed 2, relativo all’Alta Velocità.

Un problema per i Conservatori europei

Il ritorno dei Tories a politiche economiche pre-thatcheriane rappresenta una novità anche per il conservatorismo europeo. In molti, anche in Italia, hanno seguito i Conservatori sulla linea dei tagli alle tasse e di una politica economica liberale, ma ora il thatcherismo sembra essere stato messo in soffitta. I danni fatti alla destra del partito da Liz Truss lo escludono il come base ideologica di riferimento dei Tories per almeno una generazione. L’Italia e la Polonia, i due paesi che più guardavano al Regno Unito per ragioni politiche e geostrategiche – si era già parlato di una visita di Meloni a Londra da Truss a settembre – si trovano spiazzati, così come il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, di cui la stessa Meloni è presidente.

Negli ultimi tempi, infatti, dalla caduta di Johnson e da quella più fragorosa di Truss, i riferimenti del centrodestra italiano ai Tories si sono molto attenuati. Difficile parlare di buongoverno conservatore UK da prendere a esempio di questi tempi. Certo, un partito che rimane la più grande macchina da vittoria elettorale nella storia delle democrazie non può essere accantonato per chiunque abbia una fede politica liberale, popolare e conservatrice.

Thatcherismo in soffitta, Tories verso la scofitta

Il thatcherismo, dunque, sembra non essere più maggioranza nel partito e nel paese. Gli inglesi chiedono più interventismo statale e più equità sociale. Ecco perché Hunt all’inizio del suo intervento ha affermato: «Essere britannici significa essere compassionevoli». Ed ecco perché tra le misure prese dal governo ci sono l’aumento del salario minimo nazionale e l’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Un terreno, quello sociale, che ben si adatta alle tradizionali tematiche laburiste.

Se Johnson aveva messo a tacere Starmer con il suo programma di riequilibrio regionale nel Regno Unito – Levelling Up – Sunak e Hunt pensano di affrontare il Labour sul suo stesso terreno. Ma dopo 12 anni al governo, 5 leader, e un’economia che va verso la recessione, è molto probabile e, forse, persino salutare, che i Tories dalla prossima legislatura si riorganizzino dai banchi dell’opposizione.

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