Vendola e Cancellieri. Ora che le intercettazioni si ritorcono contro i loro fan, impareranno la lezione?

L'editoriale del Foglio: adesso che tocca ai giustizialisti tentare di «interpretare» le «telefonate degli amici», sarà evidente a tutti che le intercettazioni non dovrebbero mai essere usate come «corda per impiccare l'avversario»?

La diffusione delle ormai famigerate telefonate del ministro Cancellieri, intercettata mentre si adopera per la scarcerazione di Giulia Maria Ligresti, e del governatore pugliese Nichi Vendola, intercettato a sua volta mentre se la ride alla cornetta con Girolamo Archinà, factotum dei Riva (Ilva di Taranto), potrebbe rendere finalmente evidente a tutti, anche ai tifosi delle manette e dei processi mediatici, la «perversa distorsione» che regna in Italia: «Nel paese del belluino “intercettateci tutti”, le intercettazioni dei nemici non si discutono, fanno corpo di reato e passano in (pre)giudicato, mentre quelle degli amici si interpretano». È questo, in sintesi, il paradossale auspicio che esprime oggi in un editoriale il Foglio di Giuliano Ferrara.

DUE PESI, DUE MISURE. Il caso del guardasigilli «che oggi si sottopone al giudizio dell’Aula, è enorme», scrive il Foglio. Le sue telefonate infatti «sono considerate da molti, se non proprio da tutti, materia di interpretazione e valutazione. Comunque non perseguibili. Al contrario la telefonata del Cav. per trarre una ragazza da un impaccio decisamente inferiore, rispetto a una carcerazione, è stata giudicata sine glossa prova di reato, e sanzionata». Ma «il colmo dell’ipocrisia mediatica» secondo il quotidiano dell’Elefantino si riscontra sul caso del presidente della Puglia: «Nel 2009 le risate intercettate degli imprenditori dopo il terremoto dell’Aquila diventarono il marchio d’infamia appiccicato sopra a tutta l’inchiesta delle cricche e degli appalti. Ora, dopo le prolungate e reiterate risate di Nichi Vendola ai danni di un giornalista cui era stato impedito di far domande sui tumori dell’Ilva, nessuna richiesta di dimissioni o vera indignazione, salvo poche eccezioni. Anzi».

C’È ORIGLIAMENTO E ORIGLIAMENTO. Lucia Annunziata sull’Huffington Post ha offerto a Vendola «uno sterminato spazio di piagnisteo e insincera discolpa», insiste il Foglio. Non solo: «Fabio Fazio ha approfittato del suo pulpito su RaiTre per biasimare l’indecenza di tutte le intercettazioni». Insomma, anche se un po’ tardi, ormai è chiaro che «c’è origliamento e origliamento». Questo dovrebbe spingere tutti a riflettere sull’uso politico della giustizia e delle intercettazioni che si fa in Italia. Ovviamente non affinché «tutti (gli origliamenti, ndr) diventino corda per impiccare, semmai l’inverso». Il Foglio cita in merito anche le motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Firenze ha assolto due ex assessori comunali nel processo che trasformò l’allora sindaco (Pd) Leonardo Domenici e la sua giunta nel simbolo della corruzione “rossa”: anche i giudici toscani, ricorda il Foglio, hanno «messo nero su bianco che le intercettazioni andrebbero tutte interpretate, altro che “prove”».

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