Ora le unioni civili, poi i tribunali faranno introdurre le nozze gay. Lo scrive Scalfarotto

Il sottosegretario spiega che, una volta passata la legge, poi saranno i giudici a introdurre il matrimonio egualitario. Il merito di tutto ciò? Di Matteo Renzi

“Le unioni civli sono sempre più vicine”, si intitola così un lungo articolo del sottosegretario Ivan Scalfarotto apparso ieri su Il Post. Scalfarotto, da sempre attivo sulle battaglie per i diritti civili, dice un paio di cose interessanti e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Innanzitutto nei confronti di quegli esponenti del suo stesso mondo che lo hanno spesso, e aspramente, criticato. In maniera assai maligna, in particolare, quando si discusse in parlamento della legge sull’omofobia, e Scalfarotto fu accusato dal grillino Andrea Colletti di usare la propria omosessualità «come un feticcio, a meri fini propagandistici ed elettorali».

GIUDICI PRO NOZZE GAY. Cosa dice ora Scalfarotto? Ora che l’approvazione è a un passo scrive: «È la legge perfetta? No. In un mondo ideale avremmo una legge sul matrimonio ugualitario. O almeno una legge che copra anche il tema della filiazione. Eppure questa legge sarà una rivoluzione. Una rivoluzione dei costumi e della cultura, perché stabilirà in modo inequivocabile che una famiglia può essere fatta da due uomini o da due donne. Perché in tutta Italia, rapidamente, si moltiplicheranno le cerimonie di unione civile e le feste che a quelle cerimonie seguiranno».
Ma questo, spiega, è solo il primo passo. Quello decisivo sarà l’approvazione delle nozze gay per via giudiziaria: «E quando il pregiudizio sarà stato cancellato, allora sì che sarà facile fare una legge sul matrimonio ugualitario. È successo in Francia, in Gran Bretagna, in Irlanda. Così come in Germania la prima legge sulle unioni civili, assai limitata e parziale, ha potuto essere allargata dalle Alte Corti soltanto in funzione del fatto che esisteva. Una volta fatta una legge che riconosce una dignità alle coppie dello stesso sesso, poi bisogna giustificare quale sia la ragione della sua incompletezza: e se la ragione è solo la discriminazione per orientamento sessuale, evidentemente i tribunali non possono far altro che rimuoverla».

UNA QUESTIONE DI REALPOLITIK. Va dato atto a Scalfarotto di avere sempre sostenuto questa posizione. Già ai tempi del dibattito sulla legge sull’omofobia aveva detto all’Espresso che essa sarebbe servita a introdurre il matrimonio gay. E a ottobre, a Repubblica, aveva spiegato che «l’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik».

GRAZIE RENZI. A chi dare il merito di tutto ciò? Ma al presidente del Consiglio, naturalmente, senza il cui apporto nulla sarebbe accaduto.«Io ho davvero misurato la leadership e lo spessore politico di Matteo Renzi. Con Matteo abbiamo cominciato a discutere di questo tema nel 2012, quando decisi di appoggiarlo per la campagna per la premiership contro Bersani. Matteo è un cattolico, e in passato era stato addirittura al Family Day. (…)
Se questa settimana avremo una legge che riconosce per la prima volta che la mia famiglia è una famiglia, lo dovremo innanzi tutto a lui: un uomo di quarant’anni, cattolico, farà quello che tanti leader della sinistra laica – da D’Alema a Bersani, da Prodi ad Amato – non sono riusciti a fare perché non hanno voluto farlo».

Foto Ansa

Exit mobile version