Unione Europea. «Se andiamo avanti così, finiremo di distribuire i migranti presenti in Italia nel 2101»

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, si è arrabbiato dopo aver letto gli ultimi dati: finora i migranti effettivamente ricollocati sono 155 su un totale di 160.000

tratto dall’Osservatore Romano – Bruxelles, 13. «Se si va avanti con questo ritmo e con queste cifre ridicole, i rifugiati arrivati in Italia e in Grecia finiranno di essere distribuiti nei diversi Paesi europei nel 2101». Sono parole improntate a un duro realismo quelle pronunciate ieri da Jean-Claude Juncker alla fine dell’ennesimo vertice europeo dedicato all’emergenza immigrazione. Parole che lasciano trasparire una rabbia, quella del presidente della Commissione europea, del tutto comprensibile a fronte degli ultimi dati diffusi dalla stessa commissione: i rifugiati effettivamente ricollocati finora sono soltanto 155, su un totale di 160.000. Specchio di un’Europa sempre più divisa, litigiosa e incapace di decidere. Tuttavia — ha ricordato Juncker — la pressione «è crescente e non abbiamo molto tempo».

Lo scenario politico, nel complesso, è estremamente difficile. La Svezia ha annunciato l’introduzione di controlli temporanei alle frontiere. E mentre la Slovenia continua a costruire una barriera con filo spinato per impedire nuovi accessi — è accusata dalla Croazia di aver sconfinato sul suo territorio — l’Ungheria attacca Berlino e la sua decisione di bloccare i profughi siriani. «Se li respingerete, li rimanderemo in Germania» ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Nello stesso Esecutivo tedesco iniziano a crearsi spaccature, distanze che minano la maggioranza del cancelliere Merkel. E che potrebbero avere effetti a diversi livelli, indebolendone la leadership continentale.

C’è poi il dossier britannico. Juncker ha detto ieri che i colloqui con il premier Cameron sulle proposte presentate da Londra pochi giorni fa «inizieranno la prossima settimana». Cameron ha promesso un referendum sulla Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue) entro il 2017, ma la consultazione potrebbe già svolgersi l’anno prossimo. Downing Street ha chiesto maggiore flessibilità in quattro settori: governance economica, competitività, sovranità e immigrazione.

L’ultima questione sul tavolo riguarda l’Africa. I risultati del vertice della Valletta, che doveva sulla carta rilanciare la cooperazione con il continente nero, sono stati deludenti. A esprimere tale giudizio sono stati soprattutto i leader africani che hanno partecipato. Secondo il capo di Stato del Senegal, Macky Sall, l’impegno finanziario è «insufficiente per tutta l’Africa» ed è stato adottato per altro «mettendo troppa enfasi sui rimpatri».

Foto Ansa/Ap

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