Unione Europea. «L’accordo sui migranti con la Turchia è illegale»

Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e attuale presidente del gruppo Adle al Parlamento europeo, affossa l'intesa raggiunta il 7 marzo, ma ancora da ratificare

Unione Europea, abbiamo un problema: l’accordo sui migranti con la Turchia è «illegale». Con un commento pubblicato sul Guardian, Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e attuale presidente del gruppo Adle al Parlamento europeo, affossa l’intesa raggiunta il 7 marzo, ma ancora da ratificare, tra Bruxelles e Ankara.

UNO DENTRO, UNO FUORI. Il cuore dell’accordo sta nel principio “uno dentro, uno fuori”: «Ogni migrante economico o rifugiato siriano che arriva su un’isola greca viene riportato a forza in Turchia», riassume. «Per ogni siriano rimandato indietro in Turchia dalla Grecia, un altro siriano verrebbe accettato dai paesi Ue e distribuito in base a un sistema di quote», lo stesso sul quale l’anno scorso i Ventotto si sono spaccati.

PERCHÉ È ILLEGALE. Perché questo sistema sarebbe illegale? Innanzitutto, continua l’ex premier, «l’articolo 19 della carta dei diritti fondamentali del’Ue afferma che “le espulsioni collettive sono vietate”», mentre «l’Onu ha già detto chiaramente che i respingimenti di massa non sono coerenti con la legge internazionale». Soprattutto se si considera che la Turchia non brilla per il rispetto dei diritti umani e ha «un sistema di asilo che non funziona». Inoltre, come hanno già sottolineato in tanti, in base alle leggi europee una volta che un rifugiato mette piede in un paese europeo deve essere registrato da quel paese prima di essere eventualmente respinto o trasferito.

ALTRE CONCESSIONI. Come se non bastasse, «altre parti della bozza di accordo fanno alla Turchia diverse concessioni, compresi più soldi (tre miliardi in più, ndr) e l’esenzione dai visti [per entrare in Europa] a partire da giugno. Questo è enormemente problematico, data la situazione dei diritti umani in Turchia che si sta deteriorando e il brutale giro di vite sulla stampa libera».

«CALICE AVVELENATO DI ERDOGAN». Non possiamo, conclude, «farci complici nel dare al presidente turco Recep Tayyip Erdogan una vittoria politica interna. (…) Sbagliamo se pensiamo che la Turchia possa toglierci le castagne dal fuoco sulla crisi dei rifugiati: non può. Solo un approccio genuino europeo, basato sulla solidarietà e l’umanità può raggiungere questo risultato. Firmare questo patto cinico con la Turchia significa fare a pezzi l’ordine legale dell’Europa costruito sulle macerie della Seconda guerra mondiale. Bere dal calice avvelenato di Erdogan non è la soluzione».

Foto Ansa

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