Un Tempi extralarge al costo di un ristretto

Se dopo cinque anni abbiamo deciso di aumentare il prezzo dell’abbonamento (dal prossimo 20 agosto) è per offrirvi ancora di più. Al costo, comunque, di un caffè alla settimana

Quando a fine 2017 ci ritrovammo senza più un impiego e nemmeno un computer con cui lavorare, avevamo una sola certezza: Tempi poteva rinascere solo con l’aiuto degli amici e dei suoi fedeli lettori. Non avevamo altro se non questa certezza: «Tempi non è solo un giornale, ma una comunità» come ha detto a Caorle il nostro caro amico, per ora “ex” collaboratore perché impegnato a fare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Avevamo molte aspettative, un po’ di sana incoscienza, il desiderio di riprovarci, ma anche la consapevolezza che gli ultimi anni erano stati parecchio turbolenti, fino al fallimento. Così, con una buona dose d’ironia avevamo deciso di costituire una cooperativa e di battezzarla “Contrattempi”, non solo per assonanza con la testata, ma soprattutto perché agli imprevisti e ai fuoriprogramma ci avevamo così tanto fatto il callo che sapevamo per certo che non sarebbero stati gli ultimi. Facile profezia.

Il quotidiano online e gli incontri

Quel che però non avevamo messo in conto – o meglio: quel che comunque ci sbalordì – fu che bastò dire “noi ci riproviamo: trasformiamo Tempi in un mensile, i primi due numeri li paghiamo noi e ve li regaliamo, poi, se vi va, abbonatevi” per ottenere una risposta straordinaria di sottoscrizioni. Fosse andata male, ora non avreste niente in mano. E invece andò bene e poi ha continuato ad andare bene: gli abbonamenti sono cresciuti e continuano a crescere in maniera costante, abbiamo rifatto il nostro sito internet, ci siamo comprati la testata così da poter dire – anche se la cosa ci fa un po’ ridere – che “siamo padroni di noi stessi”. Non siamo il Times, non abbiamo la potenza di fuoco dei grandi giornali, non abbiamo alle spalle un Paperone che potrebbe coprire le eventuali perdite, ogni anno è una sfida, però siamo Tempi, questo sì. Abbiamo fra i nostri abbonati amici generosi che ogni anno fanno sottoscrizioni “sostenitori”, sono tanti quelli che regalano la rivista ad amici e parenti, qualche eroe fa l’“abbonamento sospeso” per chi vorrebbe leggerci ma non può.

Piano piano le cose sono cresciute e si sono sistemate: i conti sono sempre rimasti in ordine e abbiamo puntato sul sito per offrire, quotidianamente e gratuitamente a tutti, sempre più articoli. Sistemate le “pratiche interne” alla redazione, abbiamo messo il naso fuori, organizzando incontri, spesso in collaborazione con l’associazione Esserci e il Centro culturale Rosetum, per dire a tutti quali sono le cose che si agitano nel nostro cuore. Così in questi anni abbiamo «parlato seriamente» (Shakespeare) di tutto, sia prendendo spunto dalla cronaca (big data, guerra in Afghanistan, il Sessantotto, il politicamente corretto, la cancel culture) sia cercando di illuminare ciò che gli altri media lasciano nell’ombra (il conflitto in Artsakh, la sorte dei ribelli di Hong Kong, la biopolitica, l’incontro a Roma col ministro Roccella sulla natalità).

Il Premio Amicone, il Fondo Più Tempi

Grazie alla benevolenza dell’amministrazione di Caorle (Ve) abbiamo dato vita al festival “Chiamare le cose con il loro nome” in cui ci siamo confrontati con ospiti importanti, non solo italiani. E ci siamo inventati il Premio Luigi Amicone, pubblicando anche un libretto con le migliori staffilate del nostro anarchico (tendenza resurrezionalista) fondatore.

Nonostante l’aumento generalizzato dei prezzi, abbiamo aumentato l’offerta per i nostri abbonati, riservando solo a loro articoli che appaiono su tempi.it, coinvolgendo nuovi e prestigiosi collaboratori che ci aiutassero a vedere, raccontare e commentare quel che accade nel mondo. Siamo riusciti tramite il Fondo Più Tempi (cioè, di nuovo, grazie alle vostre generose donazioni) a finanziare altre nostre attività di utilità sociale tra cui i viaggi all’estero dei nostri inviati in Centrafrica, Iraq, Bosnia, Siria, Irlanda, Libano, Emirati Arabi Uniti e, di recente, in Nigeria per raccontare la persecuzione contro i cristiani.

Come un caffè alla settimana

Dopo cinque anni, abbiamo deciso di aumentare il prezzo dell’abbonamento che, dal 20 agosto, sarà di 60 euro per la formula full (cartaceo + digitale) e 40 euro per il solo digitale. Se fate un conto, è circa il costo di un caffè alla settimana e permetterà a noi di Contrattempi di offrirvi ancora più contenuti. Lo faremo attraverso tre newsletter (più una) a partire da settembre: il commento, dal lunedì al venerdì, delle notizie di giornata da parte di Lodovico Festa; i consigli e (s)consigli cinematografici settimanali di Simone Fortunato e uno sguardo critico su ciò che accade nel “Mondo Nuovo”, per usare il celebre titolo del romanzo di Aldous Huxley, a cura di Annalisa Teggi.

Oltre a questo, faremo partire da settembre, in collaborazione con l’Istituto Bruno Leoni, un’altra newsletter – questa volta non riservata solo agli abbonati di Tempi, ma aperta a tutti – chiamata “Lisander,” in onore di Alessandro Manzoni, con l’intento di creare un luogo di dibattito per spiriti liberi, cattolici e liberali.

Come ha detto Matteo Renzi in un recente intervento al Senato, «Tempi è una rivista che fa la differenza». E questo è vero; ma se riesce, bene o male, a farla è perché è “differente” la comunità che la anima, la sostiene, le dà vita.

State con noi e, se passate quest’estate da Rimini, venite a trovarci al nostro stand al Meeting (padiglione C2). Bambini, siete avvisati: quest’anno abbiamo dei gadget ancora più mitici delle mitiche manone.

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