Tutti contro Houellebecq, il “mostro” che fa impazzire la sinistra

Gauche francese contro lo scrittore per le sue posizioni contro eutanasia e islamizzazione e le sue amicizie con intellettuali di destra. Libération lo accusa di "deriva" e gli dà del "pervertito"

Liberation ha dedicato un’inchiesta allo scrittore francese Michel Houellebecq

Parigi. Stilare liste di proscrizione contro scrittori e intellettuali disallineati al pensiero unico progressista è diventato ormai uno sport nazionale in Francia. Ad aprire le danze, vent’anni fa, fu lo storico Daniel Lindenberg, che in un saggio intitolato Rappel à l’ordre. Enquête sur les nouveaux réactionnaires accusò un gruppo di pensatori cresciuti nella sinistra intellettuale come Marcel Gauchet, Alain Finkielkraut e Pascal Bruckner di essere “in odore di destrismo”, ossia di essere reazionari e anche un po’ razzisti, perché non accettavano di sottomettersi ai nuovi dogmi della gauche: multiculturalismo, senzafrontierismo e politicamente corretto. In quella banda di infrequentabili, Lindenberg infilò anche la star della letteratura francese contemporanea, Michel Houellebecq, bollandolo come uno degli ideologi del lepenismo, la testa di turco di una rivoluzione nazionalista che avrebbe distrutto la Francia.

Houellebecq contro l’eutanasia? «Cattolico reazionario!»

A distanza di vent’anni dal primo j’accuse contro il romanziere premio Goncourt nel 2010 per La carte et le territoire (Flammarion), non c’è stata nessuna rivoluzione nazionalista e nessuna ondata di oscurantismo si è abbattuta sulla Francia a causa dei suoi romanzi, ma Libération è tornata a sbattere “il mostro” in prima pagina, con un dossier intitolato: Michel Houellebecq. Enquête sur une dérive. Le cause di questa “deriva”? Molte, troppe per il quotidiano della sinistra progressista francese. A partire dall’eutanasia, contro cui Houellebecq ha preso pubblicamente posizione, scrivendo sul Figaro che «quando una società, una civiltà legalizza l’eutanasia perde ogni diritto al rispetto».

L’opposizione dello scrittore alla legge sul fine vita che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, vorrebbe approvare entro quest’anno, gli è valsa l’accusa di essere un cattolico reazionario. “Marchio di infamia” che la gauche gli aveva già affibbiato ai tempi della Manif pour tous, la mobilitazione oceanica contro la legge sui matrimoni e le adozioni gay, quando manifestò la sua simpatia per «tutti questi giovani cattolici che abbiamo visto in televisione» e disse che l’Europa aveva bisogno del cristianesimo, “continuo a pensare che ci vorrebbe una religione, una società non può funzionare senza”.

Islamofobo, pervertito e idolo dei maschi bianchi

Ma Houellebecq, per Libération, è soprattutto “un islamofobo”, perché ha osato muovere critiche verso l’islam, perché ha scritto un romanzo, Sottomissione, dove le élite francesi si genuflettono dolcemente a Maometto rinunciando alle loro tradizioni, alla loro identità, ai loro costumi, e perché ha ribadito che nei «territori perduti della République» (formula dello storico Georges Bensoussan) la religione islamica ha preso il sopravvento, e senza una prova di forza della République si corre dritti verso la guerra civile. «È sempre stato un reazionario islamofobo e un pervertito, i suoi libri lo dicevano chiaramente», tuona la giornalista francese Mélanie Gouby. «Houellebecq è il romanziere dei vecchi maschi bianchi misogini», aggiunge il direttore di Médiapart, Edwy Plenel.

Houellebecq e la “Grande Sostituzione”

Libération, nel suo dossier, punta il dito anche contro «le amicizie di estrema destra» di Houellebecq. Una su tutte: quella con Renaud Camus, scrittore e intellettuale inviso all’establishment letterario parigino per aver forgiato il concetto di “Grande Sostituzione”, secondo cui sarebbe in corso una sostituzione etnico-religiosa della popolazione autoctona francese di cultura cristiana da parte di una popolazione prevalentemente arabo-africana e di cultura islamica. In un’intervista a Front populaire, la rivista del filosofo Michel Onfray, Houellebecq ha dato pienamente ragione a Camus, affermando che la “Grande Sostituzione” non è una teoria bensì «una realtà». Un pensiero condiviso da 7 francesi su 10, compresi quelli che votano Partito socialista, secondo un sondaggio pubblicato alla fine del 2021 da Cnews.

Perché nonostante la macchina del fango di Libération e degli altri fogli del progressismo, Houellebecq resta non solo il più intrigante scrittore francese contemporaneo, il romanziere più vivace della sua generazione, ma è anche il portavoce della maggioranza, di quella Francia profonda dimenticata dalle élite che compra i suoi libri in massa e sgomita per assistere alle sue conferenze. A fine 2022, ha accettato di partecipare a un film porno del collettivo artistico olandese Kirac, in cui appare a torso nudo avvinghiato a una ragazza di Amsterdam, prima di lanciare una battaglia giudiziaria contro il regista per bloccarne l’uscita in sala. «Rifletto sul miglior modo per screditarmi», dice ai suoi fedelissimi Houellebecq. Fregandosene con ironia pungente dei soliti moralisti col ditino alzato.

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