Da thatcheriani a “compassionevoli”, la giravolta sulle tasse cambia i conservatori inglesi

Mentre il partito si spacca e prepara il "golpe" contro la neopremier Liz Truss, la giravolta sul taglio delle imposte ha portato al potere nel governo il moderato Hunt. «A cosa serviamo?», si chiede qualcuno

La premier britannica e leader dei conservatori inglesi, Liz Truss (foto Ansa)

Westminster sta vivendo giornate epocali. Sotto il peso delle divisioni che stanno distruggendo il partito Conservatore dopo 12 anni al potere, nelle ultime 24 ore i Tory hanno completato la più clamorosa e rapida giravolta della loro recente storia. Eravamo thatcheriani, ora siamo “conservatori compassionevoli”, potrebbe essere il nuovo slogan del partito.

Il no dei mercati al piano di taglio delle tasse

Tutto nasce dallo scorso venerdì, quando Liz Truss ha sollevato dall’incarico il suo fidato Cancelliere dello Scacchiere – il ministro delle Finanze UK – Kwasi Kwarteng, e lo ha sostituito con Jeremy Hunt, esponente dell’area moderata dei Tory, che si definisce “One Nation”. Il clamoroso avvicendamento si è reso necessario dopo che i mercati e la maggioranza del partito hanno rigettato il mini-budget presentato lo scorso 23 settembre da Kwarteng. Le disposizioni contenute nella mini-finanziaria prevedevano 45 miliardi di tagli alle tasse, tanto da far esultare la destra post-thatcheriana del partito e la stampa a essa legata, quella che aveva fatto sì che Liz Truss diventasse leader dei Tory al posto dell’ex Cancelliere Sunak.

Peccato, però, che la premier e il suo ministro abbiano avuto la bella pensata di annunciare i tagli senza fornire alcuna copertura finanziaria e senza ottenere una valutazione sulla loro fattibilità da parte del ministero del Tesoro e dell’Ufficio per la Responsabilità del Budget. Così, i mercati si sono scatenati, i rendimenti sui titoli di stato UK a 30 anni sono saliti alle stelle – così come i mutui – ed è dovuta intervenire la Bank of England per garantire la solvibilità dei fondi pensione.

Hunt, il ministro che piace ai mercati e non taglia le tasse

A quel punto Truss è dovuta ricorrere alla retromarcia: ha cacciato Kwarteng per salvare se stessa e ha annunciato, quasi contestualmente, la nomina del nuovo Cancelliere. Hunt è stato per anni ministro nei governi di Cameron e May, ed è un ex imprenditore ritenuto affidabile dai mercati. Per due volte ha tentato la scalata alla vetta del partito, ma è sempre stato sconfitto. Ora, però, si ritrova con un potere quasi assoluto e punto di riferimento dei Tories più moderati, come parso evidente dalla sua prima esibizione ai Comuni, dove ha cestinato quasi tutto il mini-budget di Kwarteng di fronte a una Truss impassibile.

«Governeremo in modo fiscalmente responsabile». «La nostra politica di bilancio è improntata alla prudenza». E, soprattutto, «siamo un governo conservatore compassionevole che si occuperà dei più vulnerabili». Queste le parole più significative dette da Hunt, mentre i Tory One Nation annuivano, e quelli del thatcheriano European Research Group ribollivano di rabbia. Uno di loro, l’anziano deputato Sir Edward Leigh, ha chiesto a Hunt «a cosa serve ormai il partito Conservatore se aumentiamo le tasse e non le tagliamo?». Hunt ha tirato dritto: di fatto, Truss resta a Downing Street (ma per quanto tempo ancora?), ma a tirare i fili della compagine di governo è lui.

Una sconfitta per i post-thatcheriani

Per i post-thatcheriani si tratta di una sconfitta bruciante. Già minoranza nel partito, sono riusciti a fare eleggere Truss con i voti degli iscritti. Solo che ora la politica economica su cui si reggeva la Trussonomics è andata in frantumi e il partito vorrebbe defenestrare la leader e mettere un nuovo premier con un accordo interno, senza passare dagli iscritti. L’ex Cancelliere, Rishi Sunak, sconfitto da Truss la scorsa estate, potrebbe essere il riferimento dei “golpisti”, che manterrebbero Hunt alle Finanze e proporrebbero Penny Mordaunt, terza nelle preferenze dei parlamentari al leadership contest, come ministro degli Esteri.

Fantapolitica? Chissà. Intanto, sono 5 i parlamentari del gruppo Tory ad avere annunciato la sfiducia a Truss, già ribattezzata Lady U-Turn, la Signora Retromarcia. Uno di questi è Andrew Bridgen, deputato del Leicestershire. In passato aveva sfiduciato Cameron, May e, di recente, anche Boris Johnson. «Avrebbe fatto più notizia se ci avesse comunicato che questa volta ha fiducia in un suo leader», ha twittato sarcasticamente Iain Martin del Times. In casa Tory la guerra sembra solo agli inizi. 

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