Tfa. Tutto sta andando, se possibile, sempre peggio

Tra ritardi e inadempienze ministeriali e autonomismo autoreferenziale degli atenei, ad andarci di mezzo sono sempre gli stessi: i giovani insegnanti che desiderano abilitarsi. Il punto di Diesse

Pubblichiamo il “Punto della settimana” dell’associazione Diesse

Se qualcuno sperava che il peggio fosse ormai passato con la vergognosa vicenda del test nazionale, deve purtroppo ricredersi. Non solo le successive selezioni, in alcune realtà, sono state “selvagge”, lasciando ampi buchi nelle disponibilità, ma tutto l’avvio dei corsi sta procedendo totalmente fuori controllo.

Considerato come erano andate le cose nel test nazionale di luglio forse non ci si poteva aspettare di meglio nel prosieguo delle selezioni. Ora che siamo a due passi dalla conclusione, infatti, le cose stanno andando – se possibile – ancora peggio. Tra ritardi e inadempienze ministeriali e autonomismo autoreferenziale degli atenei, ad andarci di mezzo sono sempre gli stessi: i giovani insegnanti che desiderano abilitarsi.
Il DD n. 74/2012, con il quale erano state impartite le istruzioni operative relative alle prove di selezione per l’accesso al TFA, all’art. 6 testualmente recita: «4. In caso di collocazione in posizione utile in graduatoria relativa a classi di abilitazione diverse, il candidato deve optare per l’iscrizione e la frequenza di un solo corso di TFA». Che fosse possibile per il concorrenti partecipare a più di una procedura selettiva era del resto già evidente dal calendario dei test nazionali, nel quale era stata curata con attenzione la distribuzione delle classi di concorso per evitare sovrapposizioni. Se la responsabilità delle modalità di svolgimento del test nazionale ricadeva sul ministero, per scritti e orali dovevano essere le università a curare le attività organizzative delle prove e «garantire la trasparenza di tutte le fasi del procedimento» (art. 1, cc. 4 e 5). Per accedere alle prove i candidati dovevano iscriversi versando un contributo per ciascuna procedura già prima dell’avvio dei test, essendo questi distinti per classe di concorso. Purtroppo, in diverse occasioni la disposizione del decreto è stata disattesa e i concorrenti, dopo aver superato i test nazionali, non hanno potuto partecipare a tutte le corrispondenti prove scritte a causa di sovrapposizioni di data. Ovviamente, la quota di iscrizione non è stata restituita… Si dirà che è mancata una “cabina di regia” da parte del ministero, ed è vero; ma gli atenei non si sono preoccupati del coordinamento.
Ora che le selezioni si sono concluse quasi dappertutto, gli atenei stanno redigendo le graduatorie. I candidati implicati in più liste dovranno esercitare l’opzione, secondo norma. Perché ciò sia possibile è necessario che tutte le selezioni sul territorio nazionale si siano concluse e le graduatorie siano state compilate. Ancora una volta, però, si assiste alla disattenzione delle disposizioni: alcuni atenei hanno già preteso l’iscrizione, col versamento della relativa quota (non sono spiccioli…), e stanno facendo partire i corsi. Evidentemente, poco importa a queste università “virtuose” che in alcuni atenei si stiano ancora svolgendo gli orali, ma così facendo impediscono ai candidati l’esercizio di un diritto.

Altro aspetto problematico riguarda i tutor coordinatori. L’art. 1, c. 5, del DM n. 249/2010 stabilisce che «nei limiti dei contingenti ad esse assegnati, le facoltà provvedono all’indizione ed allo svolgimento delle selezioni» per l’affidamento della funzione tutoriale. In altra parte, la stessa norma dispone che la gestione delle attività connesse con i corsi dei TFA venga affidata al Consiglio di corso di tirocinio (Cct), composto dai tutor coordinatori, dai docenti che ricoprono incarichi didattici nei corsi e da due dirigenti scolastici o coordinatori didattici delle scuole che ospitano i tirocinanti (art. 10, c. 4). Compito del Cct è quello di curare tutte le attività di tirocinio e stabilire «le modalità di collaborazione tra i tutor dei tirocinanti, i tutor coordinatori e i docenti universitari». Ora però i tutor coordinatori non possono essere nominati in quanto il ministero non ha ancora emanato il decreto relativo al contingente di personale della scuola da assegnare a tale funzione e da ripartire tra le facoltà interessate. Per questo primo TFA, tramite la norma transitoria inserita nell’art. 8 del DM 8 novembre 2011 che disciplina la determinazione dei compiti tutoriali, il MIUR si è riservata l’emanazione di un «apposito decreto della Direzione generale per il personale scolastico» col quale stabilire il contingente dei tutor coordinatori; però non l’ha ancora fatto. Anzi, in una nota inviata i giorni scorsi ha invitato gli atenei a procedere comunque all’emanazione dei bandi e a formare le graduatorie, in attesa che vengano assegnati i numeri sui quali effettuare in seguito le nomine. Per la verità, alcuni atenei l’avevano già fatto; altri stanno procedendo in questi giorni, un po’ a macchia di leopardo sul territorio. Purtroppo, senza i tutor coordinatori al Cct viene a mancare una componente fondamentale e non può funzionare. Analogamente, senza accreditamento delle scuole per i tirocini (si ricordi il DM, non ancora emanato, di cui s’è parlato la settimana scorsa), non è possibile individuare i dirigenti scolastici o i coordinatori didattici delle scuole accoglienti da inserire nel Cct. Con i soli docenti il Consiglio avrebbe una composizione “imperfetta” e le sue delibere non sarebbero valide. Senza Cct i corsi non possono partire e la macchina del TFA va in stallo. Come se ciò non bastasse, la nota di cui sopra preannuncia che il rapporto di un tutor coordinatore ogni 15 corsisti, previsto dal DM 8 novembre 2011, «non potrà essere rispettata per la insufficienza delle risorse finanziarie disponibili per lo scopo» (in proposito si ricordi che il decreto sui numeri dei tutor deve essere emanato di concerto col MEF, per le implicazioni di carattere finanziario dovute al fatto che tale figura tutoriale comporta l’esonero parziale dall’insegnamento). In sostanza avremo meno tutor coordinatori e maggiori difficoltà nella gestione dei rapporti con le scuole dei tirocinanti.

Resta ancora un punto delicato, connesso al fatto che per effetto degli errori nei test nazionali prima e delle selezioni “selvagge” poi sono stati ammessi ai corsi meno concorrenti dei posti disponibili. Nei giorni scorsi si era profilata la possibilità di effettuare compensazioni tra sedi universitarie, consentendo di riempire quei buchi con concorrenti idonei alle prove ma non rientrati nel numero dei posti disponibili nella propria sede. Ammesso che il ministero accetti questa opzione, per non creare discriminazione sarà necessario attendere che tutti gli atenei abbiano concluso le selezioni.

A proposito di “termine dei lavori”, sarebbe opportuno che il ministero sollecitasse gli atenei ritardatari ad affrettare la chiusura delle procedure. Più si va avanti, infatti, e più risulta problematica la conclusione dei tirocini entro la chiusura dell’anno scolastico corrente, con tutti i problemi che ne deriverebbero anche in vista di un prossimo concorso a cattedre.

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