Diario di un vulcano (per reclami, telefonare ore pasti al centralino di Tempi)

Cari amici, stavo rileggendo la mia ultima “opera d’arte” (come voi sapete il mio talento è pari solo alla mia modestia) e ho pensato a tutti voi che – “poverini” – avete letto fino ad ora tutti i chilometri di parole che ho scritto in questi due anni.

Da un lato, mi fate tenerezza perché, visto il vostro affetto per me, vi “costringo” a leggere le mie riflessioni e le mie esperienze, dall’altro, col gusto dell’orrido che mi ritrovo, mi fa piacere “costringervi” a leggere quello che scrivo. Lo sapete, il mio intento è quello di farvi riflettere sulla vostra fortuna ad essere “normali”. Una normalità che io ho perso a causa della Sla. Oh, voi non potete immaginare quanto sia brutale e bestiale questa malattia! Né potete immaginare quanto grande sia il mio desiderio che essa scompaia – puf! – così come è apparsa.

Eppure…

Eppure ora mi meraviglio a pensare quante parole ho messo in fila, una dietro l’altra, per raccontare le mie 56 storie. Sì, le ho contate e questa è la 57esima. Chissà cosa è saltato in mente al direttore Luigi Amicone e a Lele Boffi per propormi di tenere questo blog su tempi.it. Voi che dite? Sono un po’ sadici? Vogliono il male dei loro lettori? Eppure mi conoscevano: sapevano bene che se mi davano un dito io mica mi accontentavo di prendere “solo” il braccio…
Sapevano bene quale “peste” ero e vi hanno giocato un “brutto tiro”! Credetemi quando vi dico che non vi hanno voluto molto bene proponendomi di ossessionarvi, per portarvi a riflettere, riflettere, riflettere, e riflettere!

Lo so. Anche voi avete le vostre grane quotidiane. Mo’ vi appioppate pure questa di leggere le mie avventure. In ogni caso, non prendetevela con me. Io non c’entro niente, è tutta colpa di Luigi e Lele. Per reclami, telefonare ore pasti al centralino di Tempi.

Però, se ci pensate bene, in fondo io racconto ciò che mi succede, le mie emozioni, i miei sogni e metto in fila parole parole parole, neanche fossi la grande Mina, con l’unica differenza che le mie parole sono “forse” meno importanti, ma sono frutto delle mie esperienze.

E le mie esperienze sono una colata lavica che erutta dal mio interno e copre con un fuoco tutto l’esterno. Si fa esperienza quando quel che ci accade dentro s’interseca con quel che ci accade fuori. È sempre un incontro (a volte uno scontro) tra il cuore e la realtà. È possibile a tutti, anche a malati di Sla come me, inchiodati ad un letto da mane a sera.

Comunque sia, vi ringrazio anche perché, leggendomi e sentendo le mie parole, magari vi convinco a sostenere tutte le persone in difficoltà, i malati e chiunque abbia bisogno di aiuto. Ormai mi conoscete, sono un “martello pneumatico”. Il mio pensiero va sempre a chi è nelle mie condizioni. Hanno bisogno di voi, come io ho bisogno di voi e del vostro affetto per andare avanti.

Certe volte mi sento come il Grillo Parlante della favola di Pinocchio, ma se sono un po’ pedante è solo perché non voglio che siate distratti. State concentrati: accanto a voi c’è sempre qualcuno che ha bisogno di una mano. Costa così poco offrire un aiuto e, credetemi, fa più bene a chi offre rispetto a chi riceve.

Perdonatemi dunque quando vi ho un po’ ossessionato in questi due anni, non me ne vogliate, io sono così, accettatemi come sono…

Voglio approfittare di questa mia “opera d’arte” per farvi i miei migliori e più sinceri auguri di una buona e serena Pasqua.

Bacioni,

Susanna

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