Sri Lanka, a un anno dalla strage di Pasqua «perdoniamo i terroristi»

La testimonianza eccezionale dei cristiani perseguitati: «Avremmo potuto rispondere umanamente con la vendetta e invece abbiamo perdonato come Gesù. Ma vogliamo giustizia»

La chiesa di San Sebastiano (Negombo, Sri Lanka), rinnovata un anno dopo l’attentato, ha mantenuto una teca con il pavimento originale che riporta le ferite lasciate dalla bomba per non dimenticare l’attentato del 21 aprile 2019

Il 21 aprile di un anno fa, domenica di Pasqua, sette terroristi islamici si sono fatti esplodere nello Sri Lanka, devastando tre chiese e tre hotel, uccidendo almeno 279 persone, soprattutto cristiani, colpevoli solo di voler celebrare la risurrezione di Gesù. «Avremmo potuto rispondere umanamente con la vendetta e invece abbiamo perdonato. Ma vogliamo giustizia», ha dichiarato nell’omelia della Messa di Pasqua, trasmessa in televisione a causa delle restrizioni dovute al coronavirus, il cardinale arcivescovo di Colombo Albert Malcolm Ranjith.

«ABBIAMO PERDONATO I TERRORISTI»

A dodici mesi di distanza da quella Pasqua di sangue, i cristiani hanno superato lo shock e la paura, e sono tornati ad affollare le Messe. «La partecipazione è circa dell’80 per cento rispetto alla normalità», dichiara ad Aide à l’Église en détresse padre Jude Fernando, rettore della parrocchia di Sant’Antonio, dove sono morte 55 persone nella strage. «Tutti i srilankesi attendevano di celebrare questo anniversario, ma a causa della quarantena non sarà fisicamente possibile», continua. Una cerimonia avrà comunque luogo con il cardinale e tutti la seguiranno da casa, senza dover avere paura di nuovi attentati.

Già durante l’omelia di Pasqua monsignor Ranjith ha pronunciato parole forti e sorprendenti:

«Noi abbiamo meditato gli insegnamenti di Cristo e abbiamo amato i terroristi, li abbiamo perdonati e abbiamo avuto pietà di loro. Non li abbiamo odiati e non abbiamo risposto alla loro violenza con la violenza».

«IL GOVERNO NASCONDE LA VERITÀ»

«È tutto l’anno», conferma padre Fernando, «che ripetiamo la frase: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Possiamo davvero dire di aver perdonato» i terroristi del National Thawheed Jamaat, affiliati allo Stato islamico.

A causa della dinamica dello svolgimento dei fatti, i cristiani hanno comunque paura di subire nuovi attentati. È accertato infatti che alcuni dei principali responsabili politici del paese fossero stati avvertiti da intelligence straniere di un imminente attentato. Ma non fecero nulla per fermarlo. E anche se nelle settimane successive alla strage circa 135 persone sono state arrestate, secondo il cardinale Ranjth giustizia non è stata ancora fatta:

«Noi non esiteremo a scendere in strada per difendere i diritti del nostro popolo. L’inchiesta lanciata dal presidente della Repubblica Maithripala Sirisena sembra ormai priva della necessaria trasparenza. Alcuni elementi che dovrebbero emergere vengono nascosti».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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