Siria. Per uscire dall’incubo della guerra «si deve parlare con Assad. I musulmani hanno bisogno dei cristiani»

Il cardinale Rai, patriarca dei maroniti, è preoccupato per il Libano: «Abbiamo 1,5 milioni di rifugiati siriani quasi tutti sunniti. Sono una bomba a orologeria»

«I capi politici dell’Occidente devono capire che la guerra in Siria deve fermarsi. La comunità internazionale deve smettere di fomentare la guerra, anche con il traffico di armi». È questo per il cardinale libanese Bechara Boutros Rai, patriarca della Chiesa cattolica maronita, l’unico modo per porre fine alle atrocità che avvengono in Siria e che rischiano di far esplodere anche il Libano.

MORTE OVUNQUE. Ieri Amnesty International ha pubblicato un rapporto (“Morte ovunque”) dove viene descritta la situazione drammatica di Aleppo, emblematica di tutta la Siria. Qui l’anno scorso gli attacchi governativi e dei ribelli, che hanno entrambi commesso «crimini di guerra», hanno fatto quasi 4.000 vittime tra attacchi con barili bomba, mortai, esplosivi e ordigni a gas.

«BISOGNA PARLARE CON ASSAD». Per fermare la guerra in Siria, secondo Rai, «ci vuole un accordo politico» ma per ottenerlo «bisogna parlare con Assad. Se Assad, al contrario di Mubarak in Egitto e Ben Alì in Tunisia, non è caduto, è perché la popolazione sta dalla sua parte», spiega il cardinale ad Aide à l’Église en détresse. «Il dialogo tra governo e opposizione è decisivo. In Francia però mi hanno detto che i politici non vogliono discutere con Assad. Ma allora con chi vogliono parlare per risolvere questo conflitto?».

PERICOLO PER IL LIBANO. La crisi siriana ha cambiato anche la vita del Libano. Il paese è abitato da circa quattro milioni e mezzo di abitanti, ai quali negli ultimi anni si sono aggiunti un milione e mezzo di siriani rifugiati. «Aiutarli è un obbligo umanitario e la Chiesa fa molto per loro. Ma sono in maggioranza sunniti e sul piano politico e religioso potrebbero essere sfruttati dai sunniti libanesi».

«BOMBA A OROLOGERIA». Il rischio è che si spezzi il fragile equilibrio tra sunniti, sciiti e cristiani. «Abbiamo già fatto un’esperienza simile con i palestinesi», ricorda il patriarca. «Negli anni Settanta sono stati loro a provocare la guerra civile contro i libanesi e l’esercito. Oggi questo potrebbe ripetersi. È una bomba a orologeria, che solo la fine della guerra può disinnescare».

CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE. Se questo non avverrà, il Medio Oriente rischia di perdere i suoi cristiani e con loro i valori del Vangelo. «Di che cosa sentono parlare oggi i musulmani del Medio Oriente?», prosegue il cardinale Rai. «Di guerra, odio, persecuzione, assassinii, fondamentalismo. Ma è necessario che sentano parlare di pace, giustizia, diritti dell’uomo, rispetto della vita, fraternità, libertà e rispetto dell’altro. Hanno bisogno dell’antidoto al veleno, hanno bisogno del Vangelo di Gesù Cristo. Devono poter ascoltare un altro linguaggio, perché qui si parla solo di guerra e odio». Ben venga dunque il Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco: «Il mondo dei nostri giorni ha bisogno di misericordia. Preghiamo perché i nostri cristiani possano essere eroi e apostoli della misericordia».

Foto Ansa

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