Siria, Senato Usa al voto. Dubbi sulle armi chimiche e una certezza: la guerra favorirà al-Qaeda

In parlamento la proposta di Obama per l'intervento armato, mentre aumentano gli interrogativi sulle reali colpe di Assad. E Damasco apre alla possibilità di consegnare l'arsenale batteriologico alla comunità internazionale

Oggi si terrà il voto in Senato americano per approvare o meno l’intervento armato in Siria, la Camera dovrebbe pronunciarsi invece intorno al 16 settembre ma ieri è stato il segretario di Stato John Kerry a mettere in dubbio l’attacco annunciato da settimane: «Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima, anche se non sembra sul punto di farlo». Cogliendo l’inaspettato spiraglio aperto dagli Stati Uniti, Mosca, capofila dei governi contrari all’intervento armato in Siria, ha rilanciato a Damasco la proposta di Kerry. E il regime siriano oggi, 9 settembre, ha fatto sapere che «Damasco accoglie con favore l’iniziativa della Russia circa la possibilità del trasferimento delle armi chimiche siriane sotto il controllo internazionale». È quanto riporta l’agenzia russa Ria Novosti. La notizia è stata data direttamente dal ministro degli Esteri siriano Walid Muallem: «Durante i colloqui,  il ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov ha lanciato un’iniziativa in relazione alle armi chimiche. Ho ascoltato con attenzione le sue parole e posso dichiarare che la Siria si compiace dell’iniziativa della Russia» ha detto Muallem.

NUOVE PROVE/1. Intanto in America sono proprio le armi chimiche a rendere sempre più incerto l’esito del voto parlamentare sull’intervento armato in Siria proposto da Obama. Il dittatore siriano infatti ha sempre negato di avere utilizzato armi chimiche nel conflitto e proprio in queste ore dalla Germania in concomitanza con le parole di Kerry arriva una tesi inedita che aumenta la confusione sulle prove e controprove, presentata da America e Russia, circa la responsabilità dell’attacco chimico. Secondo il quotidiano Bild am Sonntag, che cita l’intelligence tedesca, le forze governative siriane potrebbero aver usato armi chimiche senza l’autorizzazione di Assad. Alcuni messaggi radio intercettati dagli 007 di Berlino, riporterebbero che comandanti di brigata dell’esercito per oltre quattro mesi chiesero al presidente di poter usare le armi chimiche, ma il consenso venne sempre negato.

NUOVE PROVE/2. Altre fonti di intelligence parlano invece di una telefonata intercettata dall’Unità 8200 israeliana in cui il ministero degli Esteri siriano domanda spiegazioni all’esercito sugli attacchi chimici. Dal tono della conversazione sembra che l’ufficiale del ministero «sia fuori di sé per il panico». Secondo la trascrizione della telefonata, il militare interrogato «ha negato con forza l’uso di qualunque missile», invitando a fare delle verifiche. Dopo i controlli, la conclusione: «Tutte le armi sono sotto controllo».

DUBBI DAL CONGRESSO USA. Alcuni membri del Congresso americano hanno inoltre messo in dubbio la forza delle prove raccolte da Washington. Pochi giorni fa Justin Amash, membro repubblicano del Congresso, ha scritto: «Ho partecipato a un altro briefing di alto livello sulla Siria, ho visionato dell’altro materiale. Ora sono più scettico di prima, non posso credere che il Presidente spinga per questa guerra». Gli stessi dubbi sono stati espressi dal democratico Tom Harkin: «Il briefing sinceramente ha sollevato più domande altro. Le prove presentate dall’amministrazione sono circostanziali». Il repubblicano Michael Burgess rincara: «Ho visto i documenti riservati. Erano molto pochi».
Ad ogni modo, nei documenti, riservati e non, «non sono allegati o citati i dati su cui si basano, come le telefonate intercettate, i post dei social media o i video di Youtube», ha scritto sul New York Times Alan Grayson, rappresentate democratico della Florida. Per quanto sembri certo che l’attacco chimico sia avvenuto in Siria a Ghouta il 21 agosto, restano intatti tutti i dubbi della prima ora sulle prove raccolte da Stati Uniti, Francia e Regno Unito che devono dimostrare la responsabilità di Assad.

AMERICA AIUTA AL-QAEDA. L’unica cosa certa, stando al rapporto di un think tank americano citato dall’agenzia Reuters, è che l’attacco Usa favorirebbe i ribelli legati ad al-Qaeda, dando nuova linfa all’organizzazione terroristica. «Il futuro di al-Qaeda dipende dalla Siria», spiega il Bipartisan Policy Center’s Homeland Security Project nel suo rapporto. «Ci sono tantissimi posti nel mondo dove al-Qaeda non sta andando bene. In Siria, invece, vanno benissimo e se si verificano le giuste circostanze, l’organizzazione potrebbe tornare a rivivere».

@LeoneGrotti

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