Sinodo. Da sempre la Chiesa resiste al potere opponendo il sym-bolon al dia-bolon

Non è una novità il tentativo del potere temporale di minare, dall'esterno e dall'interno, l’unità dei cristiani e bloccare il loro cammino. È fallito ancora

Anticipiamo l’editoriale di Luigi Amicone contenuto nel numero di Tempi in edicola da giovedì 29 ottobre (vai alla pagina degli abbonamenti).

A voler fare un bilancio del Sinodo sull’onda delle interpretazioni da tifoserie calcistiche, tra la “rivoluzione di Bergoglio” e la “sconfitta di Bergoglio”, dovremmo dire che alla fine la realtà ci ha dato ragione. Tra i due litiganti, infine Tempi gode. Che è niente, naturalmente, davanti al trionfo dell’unità, bellezza, umanità, verità e lotta cattolica.

Insomma, non solo il Sinodo ha dato il cartellino rosso alle unioni gay, ma ha annullato i gol delle posizioni pro “same-sex marriage”, dichiarandole fuori gioco per falso, business e neocolonialismo. Infatti, proposizione 76 della “Relazione finale”, Città del Vaticano, 24 ottobre 2015: «Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso».

Dopo di che, l’orgoglio mediatico la può raccontare come vuole. Tipo che siccome è amico di questo Papa, Eugenio Scalfari è un gradino sopra la Chiesa. O siccome è avverso a questo Papa, Antonio Socci è l’ira di Dio. Ma la realtà non cambia. Non solo la dottrina rimane ferma, tanto è vero che «comunione ai divorziati» non c’è scritto da nessuna parte nella relazione finale, ma c’è scritto «discernimento», «caso per caso», alludendo alla pratica, consueta nella Chiesa, dell’eccezione alla regola, poiché la Chiesa esiste per la salvezza e non per la regola. Ma la Chiesa, sub Petro e cum Petro, per Cristo e in Cristo, seguita a camminare nel mondo come compagnia all’uomo. Infallibile, indissolubile, invincibile.

Non è affatto una novità il tentativo del potere temporale, fuori e dentro la Chiesa, di minare l’unità e bloccare il cammino della Chiesa stessa. Già nel IV secolo gli episcopati ortodossi si contavano col lanternino, le eresie dilagavano grazie agli imperatori e perfino grazie a Costantino, lo sdoganatore del cristianesimo. E con la sua idea del figlio di Dio veramente uomo ma non veramente Dio, Ario sembrò a un certo punto aver trionfato sul simbolo cattolico della perfetta unità umana e divina di Gesù Cristo.

Eppure, nonostante le eresie, il caos e gli scismi che da duemila anni imperversano come uragani sulla navicella di Pietro, la Chiesa mantiene la rotta. E dire che ci sono stati Papi e antipapi. Che c’è stato (e chissà, forse c’è ancora) un Vaticano asservito a intrighi, delitti e bordelli. E un Cupolone che ha assistito alle copule di pontefici e cardinali, vescovi e chierici.

Eppure opponendo il sym-bolon (cioè “colui che unisce”, Cristo) al dia-bolon (“colui che separa”, il Nemico dell’uomo) la Chiesa ha liberato e continua a liberare le persone dalla schiavitù al peccato e al potere di ogni epoca.

@LuigiAmicone

Foto Sinodo: Ansa

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