Una settimana da grillino. Tifando Grexit, ma in fondo sognando un Maduro

Imbottirsi di Beppe Grillo per scoprire che le banche fanno schifo, Milano fa schifo e fa schifo pure la Asl. Ma "el pueblo desinformado jamás será vencido"

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Beppe Grillo è l’unico leader politico a dire le cose come stanno: l’Italia fa schifo, la Merkel fa schifo, il “sistema” fa schifo. La mafia, la televisione, il parlamento, i vaccini, i politici, i giornalisti, la destra, la sinistra fanno schifo. Per dirla con uno dei seguaci del blog del leader pentastellato: «So’ tutti uguali: giudici, politici, ispettori Asl, Inps, Rai. Tutti». Fanno tutti schifo.

Il filosofo Gianni Vattimo, ex simpatizzante grillino, sostiene che la verità è un’opinione. Se tutti gli uomini pensano la stessa cosa riguardo a un fatto, allora significa che è vera. L’approssimazione “fa tutto schifo” (o “fanno tutti schifo”) è la verità che unisce i seguaci del Movimento 5 Stelle. E Beppe ne è il testimone indiscusso. Può sembrare una logica piegata a fini di propaganda, fondata su un’approssimazione qualunquistica, ma basta dare una scorsa ai blog pentastellati, a quello di Beppe, per accorgersi che questa è la sostanza del pensiero politico del Movimento 5 Stelle.

Quel genio di Temistocle
«Potere al popolo non alle banche!». Così domenica scorsa il Movimento 5 Stelle ha salutato la vittoria dei “no” nel referendum greco sul piano di riduzione del debito pubblico proposto dall’Europa. La frase non vuol dire niente, ma mette d’accordo tutti: le banche fanno schifo. Populismo, senza dubbio. Ma Beppe non lo nasconde: si fa riprendere insieme a una statua di Temistocle, spiegando che lo stratega ateniese «è stato il primo vero populista della storia dell’umanità». E cosa fece? «Sconfisse i persiani con uno stratagemma geniale: la disinformazione. Disinformò tutti e riuscì a salvare il popolo greco dall’invasione persiana».

Il modello di Beppe è stato ampiamente superato dai suoi pretesi allievi. Il giorno prima, su “La cosa”, la web-tv del Movimento, si mandava in onda un filmato dal titolo “Maduro rompe il silenzio!”, ripreso anche da beppegrillo.com. Nicolás Maduro, presidente del Venezuela, erede di Chávez (e idealmente anche di Temistocle, a quanto pare), nel suo programma “Contacto con Maduro”, in onda tutti i martedì sui media della repubblica bolivariana controllati dal governo, faceva i suoi auguri ai greci, ricordando come anche il Venezuela avesse combattuto la sua giusta guerra contro il «capitale finanziario internazionale». «Non abbiate paura di rompere le catene del Fmi e del neo-liberismo, fratelli e sorelle della Grecia», li incoraggiava Maduro. «Non permettete che facciano ancora scorrere altro sangue del popolo e depredare le ricchezze del paese!».

Maledette opposizioni
Grillo non lo ricorda, ma il Venezuela quelle «catene» le ha rotte sedici anni fa. Oggi nella repubblica bolivariana, l’inflazione è record mondiale (sopra il 100 per cento) e mancano beni di prima necessità, dalla carta igienica al latte. Secondo gli utenti de “La cosa”, sempre ben informati dal loro Temistocle, l’economia del Venezuela va male per colpa di un fantomatico “embargo americano”. La violenza e la criminalità sono invece dovute ai «disadattati sociali» pagati dalle opposizioni del governo, «tra i quali ci sono principalmente mercenari e paramilitari stranieri preparati in “guerilla urbana” come altre tattiche destabilizzanti», che hanno come scopo «rallentare i grandi traguardi di una Rivoluzione pacifica, democratica, costituzionale e sostenuta dalla base, cioè da una cittadinanza sveglia, partecipativa e protagonista della sua storia».

Non è molto differente dalla versione dei fatti propagandata dal governo venezuelano «democratico, popolare e sostenuto dalla base», un esecutivo che controlla tutti i media e ha fatto arrestare i capi dell’opposizione, in carcere dal 2014, colpevoli di aver protestato contro Maduro, il quale di recente ha anche fatto in modo che l’incarico della loro difesa non fosse affidato all’ex premier socialista spagnolo Felipe Gonzáles, reo di essere «compromesso con la destra internazionale».

Su Facebook non tutti i grillini hanno apprezzato la citazione di Maduro (qualcuno ha osservato che è «come estrapolare una frase da Hitler»), ma il post non è stato rimosso. Dopo tutto, cosa importa? Il presidente del Venezuela avrà pure fatto mettere in catene tutti i suoi oppositori, sarà pure a capo di una dittatura in un paese alla fame, ma ha detto la “verità” parlando della democrazia incatenata ai vincoli del capitale internazionale.

Percezioni distorte
Beppe non è andato in Grecia soltanto per salutare la statua di Temistocle, ma per osservare da vicino la situazione ad Atene. Quello che ha scoperto è che nella capitale greca «non si riesce a capire se c’è crisi o non c’è crisi». Come mai? La colpa è della disinformazione. La stessa che un tempo usò il buon Temistocle per salvare la Grecia oggi è usata contro di lei: «Qui c’è una disinformazione che io pensavo ci fosse solo in Italia, invece qui ci fanno 10 a 0». Non si capisce a cosa si stia riferendo – se al fatto che i bancomat sono stati bloccati o al fatto che la Grecia sopravvive per ora al collasso grazie ai prestiti internazionali – ma non importa: «Noi siamo qui per testimoniare una cosa meravigliosa che fa il popolo greco: quel mezzo di democrazia diretta che è il referendum, che vada come vada! Io spero vivamente che vinca il no, di uscire da questo sistema che ha creato dei mostri».

Qualcuno potrebbe nutrire il sospetto che si tratti di una serie di approssimazioni infilate una dietro all’altra, ma c’è una ragione se si trattiene: «Non voglio che la mia percezione sia distorta dai mass media». Si limita a osservare che questo «è un sistema che sta collassando, il sistema del credito. “Io ti do i soldi, ma non li voglio indietro, voglio gli interessi degli interessi e ti prendo tutto quello che hai”». Ovviamente siamo tutti d’accordo. Chi non si lamenterebbe dell’esosità delle banche? Quindi, cosa si fa? «Noi abbiamo fatto la proposta per un referendum se restare nell’euro sì o no e il popolo italiano ci darà una risposta».

Non è la risposta a come si fa a cambiare il sistema, ma tutti siamo d’accordo che il popolo italiano debba decidere se stare o non stare nell’euro.

Il bosco segreto della Bovisa
Sul blog di Beppe nei giorni scorsi si è parlato sia di politica estera (la Grecia) sia di politica interna (il taglio degli alberi a Milano). Prima di partire per Atene, l’ex comico ha dato spettacolo in una manifestazione di vari comitati che si battono contro la cementificazione a Milano. Il titolo del video, postato sulla pagina Facebook dei pentastellati è: “Il mio messaggio ai milanesi (e ai greci!): riprendiamoci la nostra sovranità! No al taglio degli alberi! (No al taglio della democrazia!)”. Il leader dei 5 Stelle si riferisce ai progetti «cementiferi» che riguardano il Parco agricolo Sud, i parcheggi di Expo e quelli per l’aeroporto di Linate. Beppe ricorda che mentre gli abitanti di Berlino «quando vanno in vacanza, vanno in centro, dove c’è un parco, un lago e una spiaggia», i milanesi devono spostarsi in Liguria. Poco importa se nel centro di Berlino non c’è alcun lago e nessuna spiaggia (distano appena 20 chilometri dal centro della capitale tedesca). L’importante è il concetto: Milano fa schifo.

Lo spiega bene Mattia Calise, portavoce dei 5 Stelle meneghini: «Non c’è verde sufficiente in questa città, dove i ragazzi possano liberamente giocare e correre. Non c’è ossigeno per i nostri polmoni, non c’è rispetto per la natura, per l’ambiente». Parlando di cementificazione, Scalise rinverdisce «il recentissismo scempio degli abbattimenti di decine e decine di alberi in Piazzale Frattini e Corso Plebisciti». E soprattutto il temibile progetto di bonifica del “Bosco segreto della Bovisa”. Nessuno lo sa, ma a Villapizzone, periferia di Milano, là dove si vedono fabbriche abbandonate, ciminiere, ruggine, e piante infestanti, è sorto spontaneamente una specie di “Central Park”: non mancano picchi, cinghiali, volpi. Non si dice che i milanesi potrebbero andarci a cogliere ribes e mirtilli, ma poco ci manca. L’amministrazione comunale vorrebbe abbattere questo ecosistema. Paradossale. Come lo è l’ultima battaglia per salvare 570 alberi che saranno abbattuti per permettere la costruzione della Metro 4 di Milano (al “solo” scopo di «facilitare le manovre delle betoniere e costruire gli alloggi degli operai»). Il Movimento 5 Stelle non è contrario alla metro che permette di ridurre l’inquinamento, ma solo al «taglio indiscriminato di alberi».

“Vendutezza” conclamata
Se si vuole diventare cittadini pentastellati bisogna abituarsi ad accettare situazioni paradossali e contraddittorie. Non si tratta solo di verde pubblico. Per esempio, su una questione come il wi-fi “libero” (uno dei cavalli di battaglia dei 5 Stelle), qualche grillino ricorda che bisogna fare molta attenzione. Secondo alcuni utenti del blog, esisterebbe infatti «l’Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS), detta anche Elettrosensibilità (ES)», una «reazione organica ai campi elettromagnetici presenti nella vita quotidiana, come quelli emessi dalle linee elettriche ad alta tensione (elettrodotti), da trasmettitori radiotelevisivi, da elettrodomestici e strumenti di uso lavorativo».

Anche quando occorre discutere dell’operato di un magistrato, Raffaele Cantone (presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione), si rischia di essere sotterrati dal paradosso. Da una parte c’è chi lo definisce giustamente «persona perbene», in quanto magistrato, dall’altra chi afferma però che «non è possibile che sia una persona pulita e onesta se i piddini lo citano in continuazione per dimostrare che una certa cosa va bene. Mi pare di ricordare che anche la Satanchè lo abbia nominato a supporto delle sue tesi, e per me questa è una prova inconfutabile della sua vendutezza».

Essere grillino significa vivere la condizione esistenziale di “Joker” di Full Metal Jacket: scrivere sull’elmetto “born to kill” e mettere sulla giubba la spilla con il simbolo della pace, anzi, può apparire forse più sensato che citare Maduro e parlare di democrazia.

Foto Ansa

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